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America’s Cup rebranding, un mistero del cosmo

In questi giorni sul web, poi viralizzato su Facebook, si legge che l’America’s Cup Event Authority ha chiesto la collaborazione di SME Inc. di New Yorkcon l’attivazione di una partnership, per sviluppare una nuova strategia di marca, per una nuova identità e per l’organizzazione della 35°edizione della Coppa. La sfida di SME Inc. sarà quella i sviluppare un marchio che rappresenti in parti uguali la storia e il patrimonio di questa icona dello sport mondiale, mentre catturare l’aspetto innovativo di un evento visto da molti. “E ‘fantastico lavorare con il leggendario marchio della Coppa America e il loro team di leadership sullo sviluppo del marchio di uno degli eventi più prestigiosi e stimati in tutto il mondo,” ha dichiarato Ed O’Hara, Senior Partner. Fin qua gli annunci trionfalistici. Quanto è bella la Coppa, la Coppa di San Francisco è stata vista da milioni di spettatori, il canale Youtube ha avuto milioni di visualizzazioni, il sito internet ha sfondato il web,….la prossima Coppa avrà ben 6 team. Praticamente chi più ne ha, più ne metta. Insomma non sembrava un evento che necessitasse di un rebranding.

 

Ma allora perché non è stata scelta ancora la location? Perché Ben Ainslie non ha ancora dichiarato il nuovo title sponsor dopo aver perso JP Morgan (giustamente essendo un’azienda americana non aveva senso sostenere un team inglese sfidante)? perchè si fanno comunicati congiunti per dichiarare che il prossimo evento sarà spaziale? Perché si perde il Challenger of Record per strada (Team Australia)?

Sembrano domande complesse figlie di una teoria astrale che rende il cosmo ancora oscuro. L’unica cosa che andava fatta era rendere la Coppa America un evento planetario gestito “super partes” in stile Olimpiadi o Mondiali di calcio. Non a caso Samsung ha appena annunciato il rinnovo con il CIO fino alle Olimpiadi del 2020 di Tokyo: c’è una location, c’è una programmazione, c’è l’evento, ci sono gli interlocutori con cui gestire la pianificazione (marketing, comunicazione e media).

SailBiz continua a restare scettica: non vogliamo un evento con 12 team (nonostante il successo di Valencia 2007) ma non vogliamo neanche un evento con soli 5 team che sfidano gli spocchiosi americani e si allineano alle esigenze mediatiche del Defender.

Finché qualcuno non ci dimostra il contrario (non a parole ma con i fattil’unica speranza è la creazione di un Comitato Organizzatore che abbia la regia dell’evento in mano. 

VALENCIA 2007 

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