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Coppa America? Se Young si può!

SailBiz in occasione del lancio del progetto Team Italia powered by STIG ha fatto qualche domanda a Luciano Zanotto “deus ex machina” dell’attività commerciale e organizzativa. Zanotto ci svela il dietro le quinte la gestione di un team di giovani promesse, ma soprattutto gli asset presentati alle aziende partner e potenziali. Un piccolo progetto di comunicazione che ha il grande valore di puntare sui giovani, cosa oramai rara in questo Paese. Il team verrà ufficialmente presentato a Milano nel mese di febbraio, successivamente volerà a San Francisco per la selezione alla fase finale di settembre prossimo, proprio in concomitanza dell’America’s Cup. In questa prima espereinza americana i talenti italiani proveranno l’AC45 con la “complicata” wing sail.

SailBiz: Lorenzo Zanotto, lei si occupa della parte logistica e  commerciale; partiamo da quella logistica: cosa vuol dire gestire un team di giovani talenti e un multiscafo e quali sono gli aspetti più delicati?
Luciano Zanotto: Per quanto riguarda gli atleti, l’unico vero problema è stato “incastrare” gli allenamenti con il catamarano  con i loro allenamenti personali, il nostro intento non è quello di distogliere gli atleti dalle classi olimpiche. Per il resto devo dire che è stato tutto molto semplice, in quanto sono persone molto educate e consapevoli dell’opportunità che gli stiamo dando. Per la parte logistica relativa all’Extreme 40 devo dire che ci hanno aiutato in tanti nella gestione, a partire da Luna Rossa, che ce lo ha prestato e ci ha mandato un esperto del loro team per armarlo e prepararlo alla navigazione, alla Veneta Lombarda, che lo ha trasferito dalla sua sede naturale a Loano. Non va poi dimenticato il Cantiere Amico Loano, che ha gestito le varie operazioni di movimentazione. Insomma un insieme di competenze che ha reso possibile questa fase operativa, preoarando il catamarano in pochissimi giorni (anzi ore) e che ci ha permesso di essere in acqua già il 6 gennaio.

SB: Lavorare in un Marina attrezzato come Loano è sicuramente un’arma in più. In cosa siete riusciti a risparmiare tempo visto che la sfida è già a febbraio?
LZ: Devo dire che senza la Marina di Loano, il suo Yacth Club e il Cantiere Amico non saremmo mai riusciti ad organizzare la cosa in così poco tempo. Hanno messo a disposizione tutto quello che si poteva desiderare: ormeggio, vitto e alloggio per tutto il team, gommoni, sale riunioni. Tutto quello che può necessitare a un team loro lo hanno messo a disposizione in tempo zero: organizzare la logistica così è molto, ma molto più facile.

SB: Quanto siete stati aiutati dagli organizzatori dell’America’s Cup nell’allestire il team e nel rispondere ai requisiti di   partecipazione? E nella possibilità di effettuare allenamenti su un’imbarcazione più complessa come gli AC45?

LZ: L’organizzazione ci ha dato le linee guida e noi ci siamo “organizzati” per risultare idonei alla partecipazione. Sono sempre disponibili a qualsiasi richiesta viene loro inviata anche se, una volta avuta la certezza di essere stati accettati, ci siamo concentrati su altro. Ci hanno inviato molti video, che stiamo studiando, ma per noi era impossibile andare a provare gli AC45 in questa fase, il budget per il momento non ce lo permette.

SB: Il team al completo da quante persone è composto? In termini di budget quali sono le criticità nella sua gestione?
LZ: Il Team in questo momento è composto da otto atleti. Probabilmente nella seconda fase proveremo anche due ragazze perchè non vogliamo tralasciare nessuna opportunità per essere competitivi (ma questo non è il mio campo). Oltre agli atleti abbiamo due persone che si occupano dell’ufficio stampa e della comunicazione in generale, che sono Mauro Melandri e Gianna Buriani, si occupano anche della parte foto e video e sono fondamentali per questo progetto. C’è poi il team manager Enrico Zennaro, che è la persona che mi ha coinvolto in questa bellissima esperienza, e l’allenatore Lorenzo Mazza, oltre al mio gruppo di lavoro (Wave On Srl) che in ufficio è pronto a gestire tutte le mie richieste.  Le criticità in questa gestione sono molteplici, il budget raccolto fino ad oggi non copre ancora tutti i costi, quindi dobbiamo fare molta attenzione a quanto spendiamo. Tutto è critico e l’attenzione alle uscite è maniacale… credo però che se anche il budget fosse più corposo la nostra attenzione sarebbe identica, è difficile in questo periodo trovare fondi e li si deve gestire bene, nel rispetto di chi li ha messi a disposizione.

 

 

 

SB: Passiamo agli aspetti commerciali. Il piano di marketing della sfida su quali asset si è focalizzato per attrarre le aziende?
LZ: L’asset principale di fatto si è basato sull’opportunità di far conoscere al mondo i giovani talenti che saranno il futuro della vela italiana nel mondo. Quando ci siamo resi conto di essere l’unico team Italiano che partecipava a questa sfida abbiamo capito che avevamo una grande opportunità e abbiamo cercato di “trasferire” questa sensazione ai nostri potenziali partner

SB: Aziende di quali settori sono state maggiormente interessate alla sfida di un team di ragazzi verso l’eccellenza del professionismo come la Coppa America?

LZ: Non abbiamo avuto il tempo di fare delle azioni mirate, quindi ci siamo rivolti “casualmente” ad aziende amiche che in qualche modo, direttamente o indirettamente, conoscevamo. E’ stata un’azione che ha dato risultati immediati, altrimenti ora non saremmo qui. Credo che possano essere interessate le aziende di produzione che vogliono fare del Made in Italy un loro vanto e questo è sicuramente un veicolo “veloce” per farsi conoscere o per consolidare il proprio brand.

SB: Le aziende che si legheranno al progetto di cosa potranno usufruire in termini di comunicazione? Quali sono i pacchetti di sponsorizzazione?
LZ: In questa fase, oltre ad essere visibili nell’imbarcazione che utilizziamo negli allenamenti sono presenti in tutto il materiale ufficiale del team, a partire dai comunicati stampa per finire ai totem esposti all’interno del Marina di Loano e che saranno presenti nella conferenza stampa di presentazione del team. Tutto il materiale fotografico e video è a loro disposizione e anche i nostri mezzi web – sito internet, Twitter, Facebook, YouTube – insomma in una manifestazione come questa il materiale che si può creare è molto e accattivante. Abbiamo un ufficio stampa a loro completa disposizione che può creare delle comunicazioni ad hoc, oltre al fatto che possono venire a trovarci a Loano per condividere con il team tutte le fasi degli allenamenti.

SB: Avrete la possibilità di sfruttare spazi per la corporate hospitality a San Francisco, soprattutto a settembre durante la Coppa se i ragazzi supereranno la fase di selezione di febbario?
LZ:
Immagino di si, in questa fase, anche per una questione scaramantica, non ci stiamo focalizzando su questo aspetto. Ovviamente in caso di passaggio saranno studiate le varie opportunità con ACEA e saranno proposte ai nostri partner. Ovviamente avere dei “tifosi” del team non ci dispiacerebbe.

SB: Quando ci sarà l’annuncio del pacchetto completo di aziende?
LZ: Credo dopo il 24 febbraio, prima dobbiamo qualificarci e poi decideremo il da farsi….

SB: Da esterni la bellezza di questa sfida sembra essere il fatto che si possa considerare un progetto pilota per una sfida più ambiziosa quale la Coppa vera e propria. Quanto è vera questa affermazione?
LZ: Non confondiamo il sacro con il profano. La Red Bull Youth America’s Cup è un’opportunità per i giovani talenti Under 25 e implica un budget importante, ma pur sempre contenuto. Una campagna vera e propria richiede risorse stratosferiche, difficilmente reperibili in questo momento: non è un caso che la Coppa sia tornata a essere la Coppa degli armatori: i vari Ellison, Tornqvist e Bertelli investono o di tasca propria o tramite aziende da loro controllate. Lasciamo certe emozioni ai tycoon, e voliamo a San Francisco per proseguire un progetto dagli importanti risvolti filantropici.

 

 

 

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