Oceano

E’ proprio la tappa più dura della VOR

l quartetto di testa è ormai entrato appieno nei famigerati “quaranta ruggenti” con condizioni di mare e di vento che mettono a dura prova la resistenza degli scafi e degli uomini. CAMPER ha preso la leadership del quartetto di testa, che corre parallelo alla zona di esclusione dei ghiacci stabilita dagli organizzatori per evitare il rischio iceberg. Groupama insegue mentre Telefónica ha scavalcato PUMA e Abu Dhabi accumula distacco. In direzione opposta, Team Sanya fa rotta verso la Nuova Zelanda per riparare il danno subito ieri. Nelle ultime 24 ore skipper ed equipaggi hanno lottato per tenere sotto controllo i loro mezzi, mentre il quartetto di testa sta navigando ad alte velocità nelle basse latitudini del pacifico, con venti molto intensi, raffiche oltre i 40 nodi e onde enormi. Le percorrenze sopra le 500 miglia al giorno sono diventate la norma, soprattutto per i leader provvisori di CAMPER with Emirates Team New Zealand, che sembrano quelli che spingono più a fondo e che hanno coperto non meno di 530 miglia in 24 ore.

Come noto, per ridurre il rischio di incontrare degli iceberg, gli organizzatori hanno stabilito una zona di esclusione. Stamattina i leader sono entrati in contatto con tale zona e dunque da ora non potranno navigare più a sud dei 47° di latitudine per almeno altre 800 miglia.  Mentre corrono paralleli alla zona di esclusione i quattro battistrada hanno opzioni tattiche molto limitate e la velocità dipende in gran parte dalla quantità di rischi che sono disposti a prendere. CAMPER ha preso la testa della flotta durante la notte, ai danni dei francesi di Groupama, anche se lo skipper Chris Nicholson dice che a questo stadio la classifica è un dato secondario, visto il rischio costante in cui si trovano a navigare i team. “Non mi sento a mio agio a parlare di essere in testa, perché basterebbe un piccolo problema a far evaporare tutto il nostro vantaggio. Ora stiamo spingendo al massimo, abbiamo 35/49 nodi di vento e pensiamo di essere la sola barca ad avere ancora su lo spinnaker, vorremmo tenerlo fino a che fa buio, ma poi daremo un fiocco. E’ la vecchia questione, quanto possiamo spingere?” si chiede Nicholson. “Il confine è molto sottile.”

Alla difficoltà di navigare in condizioni estreme si aggiunge il fatto che gli equipaggi comincino a sentire la stanchezza e secondo Chris Nicholson, è proprio quando gli uomini sono stanchi che si possono commettere errori. Durante la notte il team ispano/neozelandese è stato protagonista di due grandi ingavonate. “Se passiamo attraverso questa situazione senza problemi quando arriveremo a terra ce lo ricorderemo per sempre, ma per ora posso dire che sono momenti molto stressanti. A volte, per tenere lontano lo stress cerchiamo di farci due risate, è sempre meglio che piangere. Cerchiamo di ridere quando possiamo, ma in realtà tutte le nostre energie le usiamo per rimanere interi.” Con la prospettiva di una settimana ancora di navigazione in queste condizioni estreme e a queste velocità, l’obiettivo di tutti è arrivare a Capo Horn con barche e uomini intatti.

Il timoniere di Groupama 4, Phil Harmer ha raccontato che durante tutta la notte il team ha avuto venti sui 30/35 nodi accompagnati da onde di cinque metri, quindi l’imperativo assoluto per gli equipaggi è trovare un compromesso fra la velocità e la sicurezza. “Per finire primo, devi prima finire.” Ha detto Harmer. Il suo co-equipier Charles Chaudrelier con senso dell’umorismo ha descritto così le condizioni: “Quando incontro delle persone del sud della Francia, mi dicono sempre che in Bretagna il tempo è brutto e che al sud è bello. Beh, adesso siamo al sud e non è che il tempo sia un granché! Fa freddo, ci sono 35 nodi, onde grandi ma lunghe. Stamo attenti alla barca e agli uomini e l’unico modo per non rompere è rallentare, non siamo veloci come vorremmo se il mare fosse meno forte, potremmo andare a 30 nodi ma in realtà siamo sui 20/25. Riduciamo vela e curiamo la barca.” Caudrelier ha detto che probabilmente anche gli avversari hanno seguito la stessa tattica. “Penso che abbiano rallentato tutti, alcuni più di altri, e poi il timoniere deve essere bravo, strategicamente è molto importante. Questa è la tappa più bella della Volvo Ocean Race, ma è anche quella che te la può far perdere, se rompi qui… Ci sarà un sacco di vento fino a Capo Horn, cioè niente riposo per altri sei giorni.”

Con le barche in continuo movimento anche il lavoro più insignificante diventa un compito enorme e anche comunicare con il mondo esterno, digitando con dita gelate su una tastiera umida è tutto tranne che semplice. Come racconta l’MCM di PUMA Amory Ross. “Qualsiasi cosa in queste condizioni prende tre volte il tempo, cose normali come scrivere. Un tasto alla volta perché il cervello e la tastiera non sono mai d’accordo, la vista e la coordinazione non sono mai buone a sufficienza.” Anche cucinare e mangiare diventano accessori, e spesso i velisti appena finiscono il turno si buttano subito in cuccetta per dormire e riposarsi il più possibile. “Cercare di riempire il bollitore con l’acqua del rubinetto quando sbatte da una parte all’altra del lavandino come una pallina da ping-pong è addirittura più facile che versare l’acuqa bollente nella teiera, dopo 45 minuti. Diciamo che per riuscirci devi provarci almeno due o tre volte…” Ross ha descritto la navigazione a zig-zag di un Volvo Open 70 nel Pacifico come un “giocattolo in una vasca da bagno”. In quinta posizione, Abu Dhabi sembrava aver trovato un’opportunità di portarsi più a sud, ma non è ancora riuscito ad agganciare la bassa pressione e i venti forti che lo possono spingere ad est, tanto che al rilevamento delle 14 il team emiratino accusava un ritardo di quasi 480 miglia dai leader. “A bordo di Azzam avremo bisogno di molta pazienza nei prossimi giorni perché perderemo ancora. Però Itajaì è ancora lontana e dobbiamo continuare a gestire barca e uomini sperando di superare questa fase difficile e di avere una chance di recuperare nelle fasi finali della tappa.” Ha detto lo skipper Ian Walker nel suo blog.

 
Intanto Team Sanya sta procedendo verso la Nuova Zelanda, dopo che ieri era stato costretto a fare dietrofront a causa della rottura di un timone. Il team cinese prevede di raggiungere la località di Tauranga, nella baia di Plenty, nei prossimi giorni e sta elaborando un piano che gli permetta di ritornare in regata il prima possibile. “Abbiamo il supporto totale del nostro sponsor, quindi ora dobbiamo valutare le diverse opzioni logistiche e vedere quando riusciremo a tornare in gara. Vogliamo farlo il prima possibile, e la nostra prima priorità è la sicurezza della barca e dell’equipaggio.“ Ha detto lo skipper Mike Sanderson. “Ovviamente l’ideale sarebbe la In-port di Itajaì, ma le possibilità di spedire la barca non sono molte e il fattore tempo è contro di noi.” Nel rilevamento delle ore 14 (italiane) il più rapido della flotta è stato il francese Groupama, con una media di 21,8 nodi, benché le velocità di punta superino ampiamente i 30 nodi. La barca di Franck Cammas occupa la seconda posizione, 11,7 miglia dietro CAMPER e 19 davanti a  Telefónica, che ha superato gli americani di PUMA ora a 52,6 miglia dai leader, mentre quinto rimane Abu Dhabi a 479,8. Il record di percorrenza sulle 24 ore al momento è ad appannaggio di Telefónica, con 519 miglia. Quando si è entrati ne sesto giorno di regata, i leader stanno per superare la barriera delle 5.000 miglia al traguardo.
 

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