Oceano

Gaffe editoriale e se ne giova Nannini

Nei giorni scorsi un importante portale di informazione ha pubblicato una notizia che era un pesce d’aprile e la cosa buffa è stata che l’ha ripresa ben 45 giorni dopo il 1°aprile. Protagonista Marco Nannini che annunciava il lancio della campagna del Premier con l’imbarcazione “Bunga Bunga Boat”. Il portale accortosi dell’errore ha provveduto subito ad eliminare la news, ma la rete pullula di commenti su questa presa di posizione e il giovane navigatore Marco Nannini si giova di questa pubblicità….adesso servirebbe una bella sponsorizzazione per la Global Ocean Race. Marco ha dimostrato una volta di più come sia abile a comunicare e quindi a dare visibilità al brand. Di seguito il commento apparso sulla bacheca di un esperto di Online Media Relations, Daniele Chieffi.

Berlusconi, la barca “bunga bunga” e i lettori che ci cascano
I tempi e la velocità della Rete sono sempre forieri di grandi rischi. L’ultima a prendere uno scivolone è Lettera43 che ha pubblicato oggi un vecchio pesce d’aprile, spacciandola per notizia vera. La notizia, inventata di sana pianta da Marco Nannini, skipper, oltre un mese e mezzo fa (modificando anche la foto della sua barca con il photoshop), è, in sintesi, questa: Berlusconi, per uscire dall’incubo mediatico degli scandali sessuali, decide di sponsorizzare una barca, chiamandola Bunga Bunga, con, per logo, una donna nuda, capelli al vento. Evidentemente inverosimile, ancor di più se si nota che il direttore della comunicazione Fininvest si chiamerebbe Aprilio Peschio. Insomma una brutta scivolata per il quotidiano diretto da Paolo Madron.

Al netto delle considerazioni sulla scarsa attenzione della redattrice che ha “passato” la notizia, che non si è preoccupata neanche di verificarla, è però interessante notare come una notizia talmente inverosimile abbia comunque scatenato una ridda di commenti dei lettori. Lettori che si sono fidati dell’autorevolezza della testata e non si sono fatti sfiorare neanche dal dubbio che potesse essere un errore marchiano. E’ questo l’aspetto che più fa riflettere. Se è vero che non è il primo caso nella storia del giornalismo, è vero però che sul web basterebbe fare una ricerca sulla Rete per scoprire che si trattava di una bufala o, semplicemente, per farsi venire qualche dubbio. E invece no. Lo dice un media autorevole e allora sarà vero. Ne avevamo parlato recentemente ma questo è un case history davvero interessante, una conferma indiscutibile del ruolo centrale degli snodi ovvero dei media autorevoli come gatekeeper e come inluencer della rete.

Fonte: OLMR.it

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