Oceano

Gli italiani non sfigurano nell’Atlantico “brasiliano”

Gli ultimi giorni, come previsto, sono stati una processione in rettilineo verso l’estremita’ nord-est del Brasile, tutte le decisioni tattiche si sono giocate prima nell’approccio a Rio de Janeiro dove i venti tendono ad essere leggeri e contrari e si incontra una fastidiosa corrente avversa. Superata quella zona la flotta ha potuto procedere diretta verso la linea virtuale all’altezza dell’estremita’ nord-est del brasile dove le barche in regata guadagnano punti validi per la cassifica complessiva a seconda del piazzamento. Qui abbiamo “girato a sinistra” ed ora facciamo rotta diretta per Charleston negli Stati Uniti a circa 3400 miglia di distanza.  Siamo dunque riusciti nel nostro obbiettivo di arrivare almeno secondi a questa porta virtuale, ci siamo fatti sfuggire Cessna che come al solito ha macinato miglia senza possibilita’ alcuna per noi di andare all’attacco mentre abbiamo guadagnato circa 100 miglia di vantaggio sui nostri rivali diretti dei Sudafricani e 150 sugli Olandesi, queste due barche sono infatti identiche alla nostra.

Arrivare sin qui e’ stato piu’ complicato del previsto, quella che doveva essere un’autostrada lungo gli alisei non e’ si e’ rivelata poi la passeggiata che avevamo anticipato. Ogni pomeriggio il cielo si e’ riempito di nuvoloni nell’aria calda ed umida, alcuni portavano rinforzi di vento per poi pero’ lasciare vuoti d’aria alle loro spalle costringendoci a repentini cambi vela per continuare a camminare. Abbiamo ripetutamente cambiato vela dal  solent al gennaker e viceversa, e per essere super rapidi nelle manovre abbiamo tenuto su il gennaker giorno e notte che stava arrotolato pronto all’agguato appena il vento consentiva di aumentare vela. Magari abbiamo solo avuto un po’ di fortuna ma siamo ben contenti di aver accumulato oltre 100 miglia di vantaggio sui nostri inseguitori Sudafricani su Phesheya.

Ieri sera abbiamo finalmente tirato fuori lo spinnaker piu’ grande, ha un taglio bellissimo che permette di orzare agilmente e far accelerare la barca anche in venti leggeri, sono davvero contento di averlo fatto riparare a Punta del Este dopo il danno subito alla tappa precedente dopo la strambata causata dall’avaria del pilota automatico. A parte appunto questi incidenti di percorso siamo ad oggi l’unica barca che sta usando ancora lo stesso set di vele che avevamo alla partenza a Palma, le scelte fatte sono state pienamente azzeccate e se alcuni team cambiano vele facendo ragionamenti tattici ad ogni tappa noi siamo contenti con queste che coprono tutti gli angoli e range di vento, abbiamo vele robuste per i ventoni ma anche vele assassine per le bonaccette. Devo ringraziare Roberto Westermann, amico personale e titolare della veleria Di-Tech di Lavagna che ha tirato fuori un set di vele eccezionale.

Dopo aqver girato l’angolo del Brasile la corrente contraria che ci rallentava da giorni ha lasciato posto ad una piacevole corrente favorevole, stiamo infatti per agganciare la corrente del Guyana che ci aiutera’ a macinare miglia piu’ rapidamente nella volata verso i caraibi.

La vita a bordo, conseguenza diretta dell’aliseo irregolare, e’ passata giornalmente dal tedio al fastidio: noia mortale quando la barca e’ a punto e fila per la sua strada e frustrazione infinita quando incontriamo buchi di vento che ci inghiottono per decine di minuti in cui lottiamo per uscire dall’influenza del nuvolone di turno. Unico beneficio dei nuvoloni di Fantozzi e’ il rinfrescarsi dell’aria sotto la pioggia, fa infatti un caldo asfissiante ed arrivare ad essere persino infreddoliti e’ un sollievo incredibile. Come nella prima tappa il caldo mi sta dando qualche problema ed ho i piedi gonfi ma questa volta non lo sono tanto quanto allo scorso passaggio dell’equatore ad ottobre. Alla partenza da Punta lamentavo anche una strano gonfiore addominale, temevo problemi di ritenzione idrica ma il dottore mi ha assicurato che si tratta di ritenzione di birra, hamburger e pizza che saranno facimente curati dalla molto meno allettante dieta di liofilizzati che ci stiamo sorbendo ora.

 

 

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