Oceano

VOR: la pirateria è un business che merita contromisure

I crescenti problemi di sicurezza causati dalla pirateria nell’oceano indiano hanno costretto gli organizzatori della Volvo Ocean Race 2011/12 a ridisegnare la rotta della seconda e terza tappa del giro del mondo a vela in equipaggio, lungo oltre 39.000 miglia. Le barche avrebbero dovuto navigare nel corridoio di mare dell’Africa orientale nell’oceano indiano per la seconda tappa da Città del Capo ad Abu Dhabi e successivamente per la terza tappa da from Abu Dhabi a Sanya in Cina. Dopo aver ricevuto indicazioni dalla società specializzata in sicurezza marittima Dryad Maritime Intelligence e dalla federazione internazionale della vela (ISAF), gli organizzatori della regata hanno deciso che mantenere la rotta originaria avrebbe messo a rischio la sicurezza degli equipaggi in gara. Per questo motivo le barche partecipanti navigheranno da Città del Capo verso un “porto sicuro” che per il momento non è stato reso noto, per essere poi trasportate verso un approdo vicino ad Abu Dhabi, da dove riprenderanno il mare. Questo processo si ripeterà, ma in senso inverso, per la terza tappa prima che la flotta prosegua per Sanya, la quarta delle dieci sedi della regata, che si protrarrà fino al luglio 2012.

“E’ stata una decisione terribilmente dura da prendere” sono le parole di Knut Frostad, direttore generale della Volvo Ocean Race. “Abbiamo consultato i maggiori esperti in sicurezza marittima e commerciale e quello che ci hanno detto non avrebbe potuto essere più chiaro. La soluzione che abbiamo trovato implica che la regata arriverà comunque ad Abu Dhabi, dove si correrà anche la prevista in-port race. Abu Dhabi è una componente molto importante dei nostri progetti, una delle più rilevanti visto che si tratterà della prima volta in assoluto che un giro del mondo si fermerà in un porto del Medio Oriente. E, ora, avremo una tappa corta ma molto interessante verso l’emirato dove arriveremo in concomitanza del Capodanno.”

La pirateria è un business molto ben organizzato e redditizio che si è allargato a una vasta zona al largo delle coste della Somalia. Secondo i dati forniti da Dryad, nel 2010, sono state ben 1.181 le persone rapite dai pirati. Le navi liberate recentemente sono state sottoposte a un periodo medio di 213 giorni di rapimento, ed è stato stimato che lo scorso anno sono stati pagati 150 milioni di dollari di riscatto per la liberazione di navi, cargo ed equipaggi.

Knut Frostad ha sottolineato che la regata sarà comunque un vero giro del mondo “Siamo sempre l’unico evento velico sportivo che visita i cinque continenti su un periodo di nove mesi.” Il direttore tecnico della regata, Jack Lloyd, che è anche un rispettato membro della Federazione internazionale e ha lavorato come giudice alla Coppa America e in occasione dei Giochi Olimpici, ha descritto la situazione come “Un ostacolo sulla strada che è stato aggirato, anche se in maniera piuttosto costosa” invece che una sosta forzata nello svolgimento della regata.” Abu Dhabi ospiterà l’evento nel periodo 30 dicembre-14 gennaio in un villaggio specificatamente costruito sul lungomare della Corniche e con un programma di eventi collaterali molto ricco per il Capodanno, fra cui un concerto, che si prevede radunerà più di 100.000 spettatori.

“La nostra relazione con la Volvo Ocean Race è di lunga data e siamo stati coinvolti nei loro piani di gestione della crisi già nell’edizione 2008-09,” ha dichiarato Karen Jacques, COO di Dryad Maritime. “Terremo sotto controllo l’andamento della regata, lavorando in stretto contatto con lo staff della Volvo Ocean Race e i team per assicurare che si adottino solo le misure strettamente necessarie.” La posizione della federazione internazionale, l’ISAF è che quelle zone di mare sono a forte rischio di pirateria. “I provvedimenti presi dalla Volvo Ocean Race si allineano alle direttive che la federazione ha consigliato di seguire da tempo” sono state le parole del segretario generale Jerome Pels. “L’ISAF consiglia a tutti coloro che intendono navigare in quelle acque di trovare rotte alternative, come sta facendo la Volvo Ocean.”

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