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Ciao Alfio

Il modo migliore per ricordare un grande uomo, in tutti i sensi, è riportare un articolo presente nell’archivio storico del Corriere della Sera. Con il timoniere Dodo Gorla, Alfio Peraboni portò all’Italia la seconda medaglia nella vela dopo Agostino Straulino. Ciao Alfio, gigante di bronzo ma soprattutto grande uomo e grande tecnico Federale. Dal Corriere della Sera del 20 luglio 1992

 

Peraboni, storie di una vela minore “Noi cosi’ diversi da quelli del Moro”

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI BARCELLONA . Effetto Moro. Ed Alfio Peraboni, centoquarantacinque chili di muscoli, ciccia e simpatia, se la ride felice. Ne ha fatte tre di Olimpiadi, da Mosca a Seul, e se non si fosse portato i ritagli di giornale in tasca per dimostrarlo fuori dal suo giro non gli avrebbe creduto nessuno. Da Los Angeles, quando era prodiere sulla star timonata da Gorla, porto’ via un bronzo che a due boe dalla linea di arrivo era ancora un oro e gli capito’ quasi di doversi giustificare con il suo compagno agli occhi di noi cronisti catapultati a Long Beach per riferire di un rimpinguamento di medagliere azzurro. “Gia’ , a Long Beach . ricorda .: per me tre olimpiadi vissute in albergo, senza la possibilita’ di vivere accanto agli atleti degli altri sport. Della pallacanestro, magari: io ero una promessa, poco ci manco’ che non vincessi uno scudetto juniores con la Mobilquattro Milano. Gli altri erano a Mosca e noi a Tallinn, gli altri erano a Seul e noi a Pusan”. Ora e’ tutta un’ altra cosa. Si sente finalmente alle Olimpiadi anche se e’ qui mascherato da battelliere, praticamente opera da tecnico delle star, sarebbe dovuto essere riserva ma ha rinunciato al suo posto per lasciar spazio al palermitano Riccardo Giordano ed alla sua tavola a vela: il Coni non sentiva storie, piu’ di un certo numero di posti alla Federvela non li avrebbe concessi. C’ e’ gente che e’ venuta a cercarlo per farsi raccontare cosa potranno fare le barche azzurre ed e’ effetto.Moro, ma la situazione e’ tutta un’ altra. Il campo di regata si stende tranquillo davanti al Villaggio, ci sara’ addirittura una tribuna per seguire la finale dei soling, l’ unica classe in cui ci si battera’ nella prova finale con la formula del match.race, uno contro l’ altro come in Coppa America e non viaggiando in flotta. “Grazie Moro, ma ora bisognera’ cercare di far capire agli italiani che c’ e’ anche un’ altra vela, se ne avranno voglia… . sottolinea .. I 100 miliardi della barca di Gardini potrebbero essere fuorvianti, equivalgono a quindici anni di bilancio per la nostra federazione”. La prima volta che Alfio Peraboni sali’ su una barca a Mandello Lario con due panini al prosciutto ed una bottiglia di minerale l’ ingegner Carcano, il progettista della Moto Guzzi, gli disse di lasciar tutto a terra per non appesantire lo scafo, ora altri pesi ci saranno per gli azzurri da portarsi dietro, quello di far bella figura per non deludere, tanto per cominciare. “Non possiamo promettere niente, ma questo e’ uno sport in cui chi promette puo’ far spesso brutte figure. Due settimane fa a Hyeres, agli Europei, ai quali possono partecipare anche velisti di altri continenti, sa come s’ e’ piazzato nelle star Rod Davis, il famoso skipper di New Zealand? Quindicesimo. Ed i nostri Benamati e Salani sono arrivati secondi. Certo che puntiamo su di loro. E puntiamo anche su Zuccoli e Glisoni nel tornado, sui fratelli Montefusco nel 470. I valori sono altissimi. Il campo di gara? Buono. Vento sui 12 nodi da qualche giorno a questa parte. Tecnologia ce n’ e’ un po’ di meno che sulle grandi barche, ma ce n’ e’ . E non e’ che si stia a guardare. Zuccoli, ad esempio, produce in proprio le sue vele, ma copre anche l’ 80% del mercato mondiale. Si trattera’ bene, ma dovra’ trattar bene anche i suoi clienti…”. m.f.

Fonte: http://archiviostorico.corriere.it/1992/luglio/20/Peraboni_storie_una_vela_minore_co_0_9207201863.shtml

 

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