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Doyle Sails Italia affronta sfide maxi

Doyle Italia

Se da un lato per Doyle Sails l’universo maxi yacht è da sempre uno dei mercati più premianti, dall’altro non si può negare che, davanti a certe commesse, ancora oggi si fatica a non restare affascinati dall’imponenza della sfida. Per il gruppo di lavoro coordinato da Salvo D’Amico, operativo presso il loft di Palermo, la cui superficie lo segnala come una delle velerie più grandi d’Europa, le sfide più impegnative del 2020 sono state rappresentate dai vari del Solaris 111 CeFeA, che ha toccato l’acqua a Marina di Ravenna lo scorso agosto, e del RP Custom Nauta 100’ Morgana, il cui battesimo è avvenuto in autunno in quel di Cape Town.

A raccontarci di come sono nati ‘gli abiti su misura’ di queste due irraggiungibili signore del mare sono il Superyacht Sales Coordinator Mario Giattino e il Sail Designer Dario Motta, entrambi attivamente coinvolti in entrambe le imprese.

Quando si tratta di progetti del genere i velai vengono coinvolti già dalla fase embrionale: alcuni dettagli relativi al progetto, come definizione del piano velico, dei dettagli dell’albero e del piano di coperta, devono essere decisi insieme a chi si occupa della realizzazione delle vele. Entrando più nello specifico, le nostre osservazioni sono sovente determinanti per giungere a un corretto posizionamento delle rotaie in coperta, o delle mani di terzaroli, per il giusto dimensionamento del rig grazie ad un attenta analisi dei carichi e così via tanti altri dettagli che vengono studiati fra il cantiere e i fornitori coinvolti – spiega Mario Giattino – Una volta confermato l’ordine della barca e delle vele, inizia il lavoro di progettazione vero e proprio, che viene portato avanti in concerto con Richard Bouzaid, leader del Doyle Design Team in forze a Doyle Sails New Zealand”.

MORGANA Doyle

“Unendo il nostro sapere a quello dell’alberaio vengono verificati tutti i calcoli strutturali e si iniziano a definire misure come la lunghezza delle stecche della randa e la dimensione dell’allunamento della stessa. Un esempio calzante, relativo proprio a CeFeA e Morgana, è quello relativo alle lock presenti sia in testa d’albero che nelle mani di terzaroli. La precisione richiesta nel definire queste misure è millimetrica e le forze in gioco sono impressionanti: basti pensare che sugli stralli i carichi raggiungono facilmente le 15 tonnellate, quando un TP52 arriva attorno alle 2 tonnellate – fa eco Dario Motta – Facile quindi comprendere che sono passaggi che richiedono un discreto lasso di tempo: nel caso di CeFeA abbiamo iniziato questo genere di attività circa un anno prima del varo”.

Uno dei passaggi cruciali è la scelta dei materiali e la relativa grammatura, come spiega Motta: “Negli ultimi anni, come Doyle Sails, abbiamo puntato sullo Stratis, un laminato in technora e carbonio con finitura in taffetà dai colori diversi. Si tratta di materiali complementari tra di loro: il primo dà la flessibilità, il secondo la elevata resistenza. Il risultato è un tessuto longevo, resistente alla piega e dall’allungamento pressoché irrilevante”.

“Da sottolineare poi i vantaggi collegati al risparmio di peso garantito dall’utilizzo di laminati del genere – aggiunge Giattino – la randa di CeFeA, armata su un albero alto oltre 50 metri, pesa attorno ai 300 chili mentre il Code Zero Cableless di Morgana, la cui superficie è pari a 620 metri quadri e che è in grado di generare un carico di 7-8 tonnellate sulla mura, non arriva a 210 chili. Proprio la tecnologia Cableless, che integra lo strallo nella struttura stessa della vela, ci consente di gestire e dissipare efficacemente i carichi che, in alcuni casi, risultano addirittura dimezzati rispetto alle vele classiche con cavo”.

Una palla alzata per Dario Motta, pronto nel metterla a terra spiegando che: “La scelta di una vela Cableless Doyle rappresenta ad oggi l’opzione più avanzata tecnologicamente sul mercato; diversi anni di ricerca e sviluppo, hanno portato alla realizzazione di un prodotto non soltanto più leggero e più performante, ma anche più facile da stivare (per la maggiore facilità di piegare la vela) e con un range di utilizzo più ampio (grazie alla facilità di regolazione della tensione di inferitura, non possibile con il cavo). Si tratta di un esempio emblematico in cui l’evoluzione nel mondo delle regate, ha portato vantaggi anche nel mondo della crociera”.

Esaurita la fase preliminare del lavoro e realizzati i profili giunge il momento della consegna e delle prime prove in mare, come illustra Mario Giattino: “Solitamente è un’operazione che viene effettuata da un team di tre persone e che richiede all’incirca una settimana. Si inizia armando la randa, che tra montaggio delle stecche, delle prese dei terzaroli e installazione dei carrelli, porta via parecchio tempo. Più rapido il montaggio del fiocco avvolgibile che, a causa del sistema a garrocci, richiede comunque non meno di un’ora”.

“Le prime ore di navigazione sono determinanti per verificare la qualità del lavoro svolto: i software di cui disponiamo hanno raggiunto un livello di sviluppo ormai estremamente preciso, e ci consentono simulazioni pressoché perfette. Ecco perché, quando i vari soggetti coinvolti (progettisti del cantiere, velaio e alberaio) hanno la possibilità di lavorare in sinergia sin dalla fase embrionale dei progetti, è difficile che un profilo necessiti di ritocchi relativi alle catene o al giro d’albero. Le eventuali piccole problematiche vengono risolte in occasione del primo service utile” chiosa Dario Motta.

Doyle Italia Maxy

Service che consigliamo assolutamente – sentenzia Mario Giattino – Vele come quelle che sono state oggetto di questa chiacchierata hanno una vita che è analoga a quella di barche più piccole, e, nonostante siano fatte per durare nel tempo, è importante che annualmente venga fatto un check generale delle vele e sicuramente dopo tre o quattro anni è necessario un tagliando approfondito. Tra le operazioni classiche c’è la sostituzione della protezione UV e un controllo di tutte le cuciture e angoli delle vele e, qualora la vela ne sia provvista, revisione e sostituzione del cavo di inferitura. Inoltre, solo mettendo li profili sul parquet della veleria si è in grado di effettuare un’attenta analisi della superficie e porre rimedio in modo tempestivo al manifestarsi di piccole anomalie”.

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