In questi giorni la Compagnia della Vela ha festeggia con Il Moro di Venezia il trentennale della vittoria su Team Zealand, che portò per la prima volta nella storia un team italiano all’America’s Cup. Per l’occasione Venezia ha accolto la Louis Vuitton Cup. Il 30 aprile di 30 anni fa a San Diego Il Moro di Venezia e Compagnia della Vela incidevano i loro nomi sull’argento, entrando nella storia del più prestigioso ed antico trofeo dello sport: l’America’s Cup.
I ragazzi del Moro sono tornati a Venezia per rivivere e celebrare tutti assieme la vittoria su Team New Zealand, che valse l’accesso alla finale dell’America’s Cup vera e propria. Se le speranze della vittoria, così come pure di una rivincita, non ebbero seguito, quella singola impresa non fu una sconfitta, bensì segnò l’inizio di una passione dell’Italia per la vela ed ispirò una nuova generazione di velisti di cui i “Mori” ne furono i capostipiti.
Non solo ma in quella edizione della Coppa, il team de Il Moro era sicuramente quello meglio vestito. Abbigliamento a bordo color panna e a terra i gilet trapuntati verde militare su polo bianche, rendeva il team elegante, rispetto ai concorrenti che invece avevano abbigliamento pieno di etichette dei vari sponsor.
Per la prima volta quindi l’eleganza a terra e in mare era una necessità imposta dallo stile di Raul Gardini.
Il fornitore dell’epoca era Murphy&Nye che realizzò dei capi di abbigliamento in cui campeggiava il leone di San Marco perfettamente stilizzato. Non c’era intervista a Raul Gardini in cui non era costretto a parlare della bellezza dell’abbigliamento. Merito alla Murphy&Nye, purtroppo da alcuni anni uscita dalla vela, ma soprattutto alla pretesa di etichetta ed eleganza del capitano, del 17° uomo, del tycoon, Raul Gardini.
In quell’occasione era impossibile trovare una riproduzione dei capi che erano distribuiti in pochi negozi di vela. Fu un successo non atteso.
Da segnalare anche la prima partnership di Coppa fu MONTEDISON che era guidata dalla famiglia Ferruzzi di cui Gardini faceva parte, che si occupò della ricerca dei materiali per la realizzazione delle 5 imbarcazioni. Avveniristica l’intuizione dell’ideatore di quella sfida che dal 1992 è ancora nel cuore di tutti gli italiani.