L’industria nautica italiana sembra aver retto bene all’onda d’urto generata dalla crisi economica. E’ questo il dato più importante emerso a margine della presentazione della 50 edizione del salone nautico di Genova. «Avevamo stimato per il 2009 una contrazione per il comparto della nautica da diporto contenuta in una forbice compresa tra il 27 e il 35 per cento. Oggi, sulla base delle prime elaborazioni» commenta Anton Francesco Albertoni, presidente di UCINA (Unione Nazionale dei Cantieri e delle Industrie Nautiche e Affini), «siamo nelle condizioni di confermarvi un calo complessivo, 2009 su 2008, del 30, 5 per cento. In questo valore si registra una maggiore sofferenza dei comparti dei motori e della componentistica rispetto alla cantieristica».
di Matteo Zaccagnino
Da Il Sole 24 Ore
Nonostante i numeri lasciati sul terreno lo scorso anno, la cantieristica italiana resta, con una quota del 51,3 per cento del portafoglio ordini, leader mondiale del settore. «Con oltre 3 miliardi di dollari di valore» prosegue Albertoni, «la nostra industria nautica si presenta al primo posto nella classifica dei primi 20 paesi esportatori di yacht e unità da diporto e, elemento ancora più rilevante, rispetto ad altri settori del Made in Italy, storicamente votati all’esportazione, la nostra quota di export si è ridotta solo del 15%». Un dato questo che si rafforza ulteriormente alla luce di una ricerca condotta dalla Fondazione Edison, dalla quale emerge che la nautica occupa il quinto posto, a ridosso del comparto calzaturiero, nella graduatoria dei prodotti che guidano la leadership del Made in Italy. Altre buone notizie potrebbero infine arrivare dalla ripresa che l’export italiano ha fatto registrare in questi primi tre mesi dell’anno con una crescita del 17,2 per cento di gran lunga superiore a quella fatta registrare da altre nazioni come Francia, Spagna e Gran Bretagna.
Le buone notizie finiscono qui. Durante il suo intervento Albertoni ha sottolineato i molti problemi ancora sul tappeto. I cantieri aperti sono davvero tanti. A iniziare dai porti. «A distanza di molto tempo la riforma della legge 89/94 sui porti attende ancora il parere della conferenza delle regioni per proseguire il cammino parlamentare. Non si hanno ancora notizie sulla ridefinizione dei canoni demaniali rimandata alla realizzazione del federalismo» commenta Albertoni. Le noti dolente proseguono sul versante del charter di grandi yacht. Si tratta di una vera e propria e industria che, in particolare modo nell’indotto, genera numeri di tutto rispetto. «La mancanza di norme e interpretazioni certe sugli aspetti fiscali e doganali» prosegue il presidente di UCINA «spinge i grandi broker internazionali a far partire le unità da paesi esteri, in primis la Francia, regalando loro ingenti benefici fiscali».
Fonte Il Sole 24 Ore