Giancarlo Simeoli: Dalla preparazione ai rischi più temuti, un viaggio a 360° in vista della prima competizione in solitario che si svolgerà nel nostro Paese. È iniziato il countdown per la prima competizione in solitario che si svolgerà in Italia: la RomaxUno. Saranno 16 i navigatori che domenica 6 aprile partiranno dal Circolo Riva di Traiano alla volta di Lipari per poi fare ritorno e arrivare al traguardo. I concorrenti affronteranno 535 miglia senza scalo, una sfida emozionante a cui è necessario più che mai arrivare preparati. Il responsabile della sezione velica del gruppo sportivo dell’Aeronautica Militare Giancarlo Simeoli ci ha svelato tra quali insidie i velisti dovranno saper destreggiarsi e come ci si dovrà comportare durante la regata, che promette di dare nuovo respiro a questo sport capace di convogliare in sé molteplici valori. Una grande occasione per l’Italia. di Stefania Giudice
Ci siamo quasi, la “Roma x 1” sta per partire. Che giorni sono questi? Pieni di adrenalina o di calma e riflessione?
“Sono giorni molto stressanti. Sono arrivato a questa mia prima regata in solitario mentalmente preparato, perché nel corso della mia carriera – pur avendo navigato in equipaggio – ho ricoperto diversi ruoli e imparato a fare tutto. Il vero problema nasce quando si comincia a percepire la paura di familiari e amici. È a quel punto che diventa difficile rimanere focalizzati sull’obiettivo. In questi giorni sto cercando di mantenere alta la mia concentrazione così da poter portare a termine la necessaria preparazione”.
Come è nata la decisione di fare una regata in solitario?
“Questo tipo di regata mi affascina molto. Si tratta di una competizione in cui tra i partecipanti si instaura un bel sentimento di fratellanza. E poi è un’avventura. Certamente c’è poi anche una ragione economica: gareggiare nelle classi olimpiche, ad esempio, è molto dispendioso”.
Prima di una regata è importante un’adeguata preparazione, in particolar modo se parliamo di una competizione in solitario. Cosa si può dire a proposito della preparazione fisica?
“Per essere ammessi a questa regata bisogna possedere i requisiti richiesti dal regolamento e conseguire un certo tipo di preparazione che dà una formazione molto ampia sulla sicurezza e con cui si certifica che la persona è capace di sopravvivere. Personalmente mi sono dovuto concentrare molto sulla gestione del sonno. Il 76% degli incidenti in solitario avviene quando si dorme, quindi la parte in cui la barca navigherà da sola sarà molto difficile e pericolosa. Per affrontare al meglio queste situazioni sto cercando di ridurre tantissimo le ore di sonno e di caricarmi di tanti lavori. La ‘Roma x 1’ è una regata corta, ma proprio per questo molto pericolosa: tutti tireranno e quindi si dormirà pochissimo. Mi sto poi concentrando su un tipo di preparazione che si focalizza soprattutto sul lavoro in barca, in spazi angusti, in cui il fisico è sottoposto non esattamente a un gesto atletico, ma a posizioni isometriche complicate. Per affrontare la solitudine mi sto poi preparando con uno psicologo, per capire quali sono le mie debolezze. Mi piace ricordare, infine, che la mia regata avrà uno spirito agonistico, ma sarà anche una sorta di ricerca scientifica dal momento che all’interno dell’Aeronautica Militare verrà condotto uno studio sulla privazione del sonno”.
Per quanto riguarda, invece, la preparazione economica?
“L’Aeronautica consente la formazione dell’atleta, quindi permette di studiare, di avere la struttura per allenarsi, di avere a disposizione un team medico, ma come ente militare non può permettersi di finanziarie queste imprese. Per il finanziamento, dunque, si parte dalle proprie finanze, poi ci sono familiari, amici e parenti. Dopodiché si passa alle società di prodotti specifici, per esempio la società di telecomunicazioni satellitari Intermatica mi fornirà il materiale per la comunicazione satellitare che bisogna avere per dotazione sull’imbarcazione”.
La cosa ottimale, quindi, sarebbe avere uno sponsor?
“Certamente uno sponsor permette di sviluppare un progetto a lungo termine, ma in questo periodo è molto difficile trovarlo. Personalmente, mi piacerebbe avere una sicurezza dal punto di vista della progettualità. Se si devono affrontare regate più lunghe, con imbarcazioni più complesse, ci vuole un grosso aiuto economico da parte di un’azienda, che sia anche capace di veicolare l’emozione, l’avventura e la sensazione che la regata riesce a dare. Si tratta di una disciplina bellissima, pulita, che si fa in un ambiente sano. Le aziende potrebbero essere molto interessate a uno sport ‘green’ come questo, così come succede nei Paesi anglosassoni o addirittura in Francia. Noi in Italia arriviamo sempre un po’ dopo, io mi auguro che – iniziando adesso – questo ‘dopo’ per me sarà il futuro”.
E per quanto riguarda la preparazione della barca?
“A questa regata parteciperanno barche differenti, quindi ognuno agirà in base alle caratteristiche della propria imbarcazione, cercando di prepararla al meglio. Le condizioni sono variabili, non ci sono previsioni da seguire. È questa l’incognita della vela”.
Parliamo di sicurezza. Quali sono le più grandi preoccupazioni e i rischi che può riservare il Mediterraneo?
“Le maggiori insidie del Mar Mediterraneo sono tre: la rapida variabilità delle condizioni meteo, il traffico marittimo molto intenso e poco controllato (pescatori, reti abbandonate, boe senza luci), l’inquinamento (buste). Non bisogna poi dimenticare la costa estremamente frastagliata: bellezza del Mediterraneo, ma anche nostro svantaggio”.
I concorrenti più temuti?
“Temo tutti. Per me sono tutti bravissimi e motivati. Competitivamente sono tutti molto pericolosi e, dando un’occhiata a chi si è iscritto e con quali barche, ci sono persone candidate ad andare molto bene. La competizione sarà accesa, ma il solitario sa che deve creare un bilancio positivo nella regata, quindi non metterà mai a rischio la vita degli altri per il proprio personale successo”.
Quali sono le principali differenze tra una regata in solitario e una regata in equipaggio?
“Innanzitutto, in solitario non si può scaricare la colpa su nessuno. Si ha la piena responsabilità. E poi è necessario avere il pieno controllo delle proprie azioni. Ci vuole molta disciplina e molto autocontrollo”.
E allora in bocca al lupo Giancarlo, ti aspettiamo al ritorno per avere le emozioni dell’avventura.