Uno studio Eurosaf chiarisce la situazione attuale in un contesto sempre più competitivo dove però l’esasperazione dell’attività agonistica non sempre è garanzia di risultati nel lungo periodo. Una giusta dose di grinta unita a gioco e divertimento: è quello che dirigenti, allenatori e genitori cercano di percepire, mentre le derive con a bordo i “loro” ragazzi girano intorno alle boe, allenandosi in virate e strambate per le regate della stagione. Se i coach cercano infatti di scoprire le potenzialità dei ragazzi, per individuare i talenti che passeranno dall’attività agonistica Under 16 alla fase successiva, dirigenti e genitori pensano anche a trovare il giusto equilibrio fra costi, impegno, sana competizione, risultati e benefici per la crescita dei ragazzi, consapevoli che lo sport, se affrontato con l’approccio corretto, è un’eccellente scuola di vita.
E poiché il piatto della bilancia oscilla sempre fra le numerose variabili, l’Eurosaf – European Sailing Federation – ha svolto un’accurata indagine sull’attività agonistica giovanile, uno dei principali obiettivi delle associazioni sportive dilettantistiche che si dedicano allo sport della vela.
“Abbiamo analizzato gli aspetti di criticità dai punti di vista didattico, economico e organizzativo – spiega Marco Predieri, Presidente di Eurosaf – nelle attività rivolte ai giovani tra i 10 e i 16 anni, nella fase iniziale della crescita sportiva per le classi Optimist, Laser 4.7, RS Feva, Equipe, tavola Techno 293, 420, tutte – ad eccezione dell’Equipe – riconosciute dall’ISAF, e con Campionato Mondiale in calendario per la stagione agonistica 2012, al quale è possibile partecipare tramite selezione (libera, di classe o FIV). La fascia di età – 10/16 anni – è stato scelta in quanto è certamente la più delicata sotto molti punti di vista, poiché nella vela la maturità dell’atleta non si completa necessariamente in età giovanile e, a differenza di altri sport, la componente di esperienza tecnica e tattica ha un’importanza maggiore rispetto alla pura prestazione fisica”.
L’esasperazione dell’attività agonistica giovanile non sempre è garanzia di risultati nel lungo periodo (fino a 30 anni di attività agonistica!). Il dato è confermato anche dagli straordinari risultati ottenuti nelle classi olimpiche dai Paesi che per primi hanno creduto nello sviluppo del settore giovanile attraverso programmi più orientati al puro divertimento e alla crescita motoria e didattica, piuttosto che al risultato sportivo a tutti i costi. L’alta percentuale di abbandono nella fase critica è uno degli argomenti allo studio in molte altre discipline sportive con attività agonistiche eccessivamente competitive.
Secondo uno studio condotto da Eurosaf in cui si è dato un valore agli aspetti di divertimento, sicurezza, apprendimento tattico e apprendimento tecnico oltre agli aspetti economici che regolano queste attività, prendendo anche in considerazione il numero di giornate di impegno, si evince che le squadre agonistiche rappresentano una voce di uscita rilevante per molte Società Sportive che, investendo nei settori giovanili, cercano di offrire la possibilità di svolgere l’attività a costi contenuti e con standard qualitativi adeguati, sostenendo in proprio una parte significativa dei costi, un tempo supportata da sponsorizzazioni, oggi diventate più difficoltose.
La differenza dei costi dipende dal programma che si vuole svolgere e dalle imbarcazioni utilizzate. Le classi maggiormente competitive richiedono investimenti maggiori sia in termini di mezzi (barche ,vele, ecc.) che in termini di tempo da dedicare a regate e allenamenti.
In conclusione emerge che proprio le attività svolte con programmi meno esasperati e con le classi considerate più divertenti (Techno 293, RS Feva) diano i migliori risultati in termini di continuità degli atleti, richiedendo contestualmente un impegno economico inferiore per i circoli e le famiglie che supportano i propri ragazzi.