A distanza di due anni esatti dall’ufficializzazione, da parte dell’Amministrazione Macrì, dell’idea progettuale di un Porto turistico ci si chiede se l’iniziativa stia registrando, o meno, passi in avanti. Si va avanti secondo un preciso programma, si lascia intendere negli ambienti politico-amministrativi, facendo i conti con i tempi e con le procedure di una burocrazia che, comunque, appare sensibile e pronta a dare il via alle “tappe” che di volta in volta si presenteranno: non ci si sbilancia più di tanto. Come si ricorderà, principale promotore dell’iniziativa, è Vincenzo Carabetta, medico ospedaliero, presidente del Consiglio comunale.
GAZZETTA DEL SUD – L’idea incominciò a prendere forma nel 2008, con una prima bozza presentata nella sala delle riunioni del civico consesso. Il Porto turistico “Marina di Locri” sarà concepito secondo gli standard di una “marina” di eccellenza per ospitare imbarcazioni e navi da diporto con un numero di ormeggi adeguato alla domanda del settore per il tramite di un opportuno sviluppo delle opere, delle attrezzature e dei correlati servizi in banchina ed a terra; per garantire, dal punto di vista urbanistico e paesaggistico-ambientale, un inserimento nel contesto urbano perché un’occasione di sviluppo della portualità turistica possa rappresentare anche un’efficace opportunità di sviluppo territoriale ed urbano per la città di Locri e per l’intero comprensorio della Locride, anche con un significativo numero di posti di lavoro sia diretti che indiretti. I sostenitori dell’idea, a distanza di due anni dal suo lancio, continuano a dirsi convinti che dal Porto trarrebbe beneficio tutto il territorio: da Siderno a Locri, ad Ardore, Bovalino, Bianco, Brancaleone anche in previsione della realizzazione della strada Bovalino- Bagnara.
Tra i punti di forza che vengono indicati figura anche un possibile vantaggio per il settore della piccola pesca locale attualmente fortemente penalizzato per la mancanza in zona di un approdo sicuro e stabile. Un’ occasione da cogliere e da perorare in ogni suo aspetto, ribadiscono i fautori dell’opera, per favorire lo sviluppo di un territorio povero ma con grandi e riconosciute potenzialità e vocazioni turistiche.
Non sono pochi coloro i quali oggi s’interrogano sul futuro del progetto, soprattutto quando manca poco più di un mese alle elezioni regionali. I più pessimisti si chiedono, e non si può dare certo loro torto, se sia possibile sperare in un’attenzione diversa alla luce delle ultime “novità” (negative) che stanno facendo registrare la spoliazione della Locride di tanti uffici e servizi.
Evidente l’appello “silenzioso” che una collettività delusa lancia alle istituzioni superiori, perché vi sia finalmente una presa di posizione forte da parte della classe politica, specie nazionale, che ha sempre rimproverato ai calabresi e in particolare al comprensorio jonico reggino, la mancanza di progettualità. Per coloro i quali manifestano perplessità sul Porto locrese che, se realizzato, diventerebbe solo un “doppione” di altre analoghe strutture, i principale sostenitori rispondono oggi che il turismo nautico si avvale e si avvantaggia della presenza di più porti anche vicini.
La media nazionale, aggiungono, è di 15 posti barca per ogni chilometro di costa e qui, nel tratto da Catanzaro a Reggio Calabria, considerando i posti barca di Badolato e di Roccella Jonica, vi sono solo 500 posti per oltre duecento chilometri di costa, numero considerato insufficiente. Rischio di erosione delle coste? Sulla fattibilità del progetto, confermano ancora una volta i promotori dello stesso, vi sono gli studi del ministero delle Infrastrutture, abbastanza avanzati dal punto di vista idrogeologico. Pare insomma di capire che, pur se non se ne parla da circa un anno, sul “Porto Marina di Locri” non è calato l’oblio.
Si va avanti a piccoli passi per cercare di non sbagliarne uno; ma certamente alla realizzazione del progetto si continua a guardare con grande ed immutata attenzione.
FONTE: Gazzetta del Sud