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Bella la vela, ma costa meno il tennis

Dal Corriere del Mezzogiorno del 18 aprile — L’unico posto al mondo dove tennis e vela vanno d’accordo è in quella parte di globo chiamata «Down Under»-«Laggiù sotto», modo un po’ eccentrico per indicare quel tratto terracqueo che raggruppa Australia e Nuova Zelanda. Qui ci sono campioni di mare e racchette. I canguri e i kiwi che navigano, così sono soprannominati australiani e neozelandesi, sono diventati volti noti per i napoletani grazie all’America’s Cup. Quelli provenienti dall’altra parte del mondo che preferiscono la terraferma, e le palline gialle da colpire con una mazza incordata, sono invece più conosciuti a Roma, sede degli «Internazionali del Foro Italico».
SECONDA FASCIA – Eppure questi due eventi sportivi, che appaiono così distanti tra loro, hanno molte più cose in comune di quanto si possa immaginare. Sono manifestazioni di seconda fascia — per la vela non è la finale o la Vuitton Cup, e il torneo di tennis non fa parte del Grande Slam come Winbledon o il Roland Garros — la durata della kermesse è quasi la stessa, entrambe hanno un «Village» per vip e pubblico, i campi di gara ci sono da sempre e l’organizzazione è affidata a società specializzate. Ma c’è di più: sia i match sulla terra rossa capitolina che le regate nel golfo partenopeo sono realizzati con i soldi pubblici. Di Regione, Provincia e Comune a Napoli, di Federtennis e Coni a Roma.

DIFFERENZE – La differenza macroscopica è solo nella gestione della moneta. Per le World Series dell’Americàs Cup, gli enti locali hanno sborsato quasi quindici milioni per quest’anno. Che diventeranno più di ventiquattro sommando anche l’edizione 2013. Qualcosina in meno avrebbe invece speso Venezia, che a detta del sindaco lagunare Giorgio Orsoni ha pagato agli americani di Acea — ma solo utilizzando con fondi privati — 1,5 milioni in due tranche annuali da 750mila euro. Fin qui i numeri noti per la vela. Molto più semplice acquisire quelli tennistici. Dall’ultimo bilancio Fit consultabile, basta scaricarlo dal sito internet della Federazione, è facile dedurre che la spesa per organizzare gli Internazionali è stata di 12.935.972 euro. Dai quali, però, è necessario sottrarre i costi sostenuti per Coppa Davis e Fed Cup: 359.084 euro. A conti fatti, la sola kermesse del Foro Italico costa 12.576.888. Quasi tre milioni in meno delle World Series di Americàs Cup.

I RICAVI – Con una netta differenza però. I ricavi per la vela si fermano, al momento, a un milione ricavato dagli sponsor. Quelli per il tennis toccano i 13.820.888, generando un utile netto di un milione e 200mila euro che Fit e Coni Servizi si sono ripartiti in quota pari. Gli introiti sono destinati ad aumentare nel 2012. Per l’edizione che prenderà il via il 12 maggio, è previsto un fatturato di 16 milioni di euro con una incidenza degli sponsor sui costi pari al 70%. Anche qui i nomi sono leggermente diversi. A Napoli , dove è stato raccolto un milione (con 200mila rimasti nelle casse dell’organizzazione, c’era innanzitutto la Camera di Commercio. A Roma, invece, gli sponsor principali sono Rolex, Bnl e Bnp Parisbas. L’unica giustificazione è l’esperienza. Napoli, alla sua prima volta con un vero grande evento sportivo negli ultimi 40 anni che non sia calcistico, potrebbe migliorare nel 2013. Almeno si spera. Ma da tutta questa storia, fatta di numeri e raffronti finanziari, un piccolo insegnamento comunque c’è. Se prevenire è meglio che curare, e il sindaco de Magistris vuole davvero portare a Napoli la Coppa Davis, forse è meglio sapere che Italia-Bielorussia del 7 marzo 2010 si è disputata a Castellaneta ed è costata — solo per l’organizzazione diretta — poco più di 250mila euro.

Felice Naddeo

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