Coni cento anni: il discorso del Presidente Malagò. Il Comitato Olimpico Nazionale italiano festeggia i suoi primi cento anni di storia. I festeggiamenti per i cento anni del Coni, iniziati domenica con la giornata dedicata ai bambini e alle associazioni sportive, sono entrati nel vivo lunedì pomeriggio. Il discorso del Presidente Giovanni Malagò.
Signor Presidente della Repubblica,
Signor Presidente del Senato,
Signor Presidente del Comitato Olimpico Internazionale,
Signori Membri del CIO,
Signori membri di Giunta e Consiglio Nazionale del CONI,
Autorità,
Campionesse e Campioni olimpici e paralimpici,
Amiche e amici dello Sport,
oggi è un evento storico. Grazie a tutti per essere qui.
Sono passati 100 anni quando in una sala del Palazzo di Montecitorio un gruppo di dirigenti di grande passione culturale, sociale e politica decisero di fondare il CONI, il Comitato Olimpico Nazionale Italiano. Era la notte tra il 9 e il 10 giugno 1914. In quella notte nacque una storia. Una storia infinita, bella, affascinante, esaltante, sicuramente un vanto per il Paese. La storia del CONI è anche la storia dell’Italia. I collegamenti che lo sport ha avuto nel corso degli anni con le vicissitudini della nostra Nazione sono innumerevoli e lo sport ha saputo ritagliarsi quella giusta considerazione grazie soprattutto a queste atlete e a questi atleti, olimpici e paralimpici, che oggi qui ci gratificano della loro presenza e che hanno onorato il
Paese in ogni angolo del mondo in questo primo secolo di vita.
Un secolo in cui lo sport ha incrociato tanti momenti del Paese, alcuni anche tragici, ma che ha saputo superare grazie all’intuito, all’intelligenza e alla lungimiranza di tutti i miei predecessori. Oggi io sono un uomo privilegiato perché – rispetto a coloro i quali mi hanno preceduto, uguali protagonisti di questo evento – ho la possibilità di vivere da Presidente del CONI questa ricorrenza particolare.
Ma è giusto ricordare che, se oggi siamo qui a celebrare i nostri primi 100 anni, lo dobbiamo a Giulio Onesti che, in un momento storico del nostro Paese, con l’Italia ancora ferita dalla seconda guerra mondiale, ebbe la forza, il coraggio e la capacità di rilanciare un Ente che avrebbe dovuto essere liquidato ma che invece ha ricostruito e reso credibile agli occhi della comunità internazionale. Quella comunità, che nel mondo dello sport è rappresentata dal Comitato Olimpico Internazionale al quale va il mio più forte ringraziamento per la presenza alle nostre celebrazioni, a cominciare dal Presidente Thomas Bach, un grande amico dell’Italia, ai membri del CIO che sono qui con noi a testimoniarci il loro affetto e la loro amicizia, ai Presidenti delle Federazioni Internazionali e agli oltre 80 rappresentanti dei Comitati Olimpici di tutto il mondo.
In questi 100 anni l’Italia ha conquistato sul campo un prestigio indiscutibile che ci è riconosciuto ad ogni livello e che si trasforma in stima e considerazione nel territorio nazionale sia da parte dei Governi sia dai Parlamenti che si sono succeduti nella nostra Repubblica.
Con la nostra celebrazione desideriamo sottolineare anche lo stretto connubio che il CONI ha mantenuto nel tempo con l’arte e la cultura riconoscendo meriti a chi che ha voluto esaltare i valori dello sport. L’area del Foro Italico nella quale quotidianamente operiamo testimonia il legame forte con l’urbanistica della città di Roma. La stessa Casa delle Armi, opera di Luigi Moretti, qui davanti a Voi, rappresenta il nostro costante impegno nella valorizzazione del patrimonio artistico e architettonico.
Noi rappresentiamo una popolazione di dodici milioni di persone tra tesserati e praticanti, novantamila associazioni, che si riconoscono e si identificano con gli atleti, i tecnici, i dirigenti e i giudici di gara, nelle Federazioni Sportive Nazionali, olimpiche e non olimpiche, nelle Discipline Sportive Associate, negli Enti di Promozione Sportiva e nelle Associazioni Benemerite. Siamo una grande famiglia, la famiglia dello Sport. Una famiglia alla quale Lei, Signor Presidente, ha sempre mostrato un’attenzione e una sensibilità particolari e di questo La vogliamo ringraziare pubblicamente. Ma un GRAZIE speciale – mi sia consentito – devo rivolgerlo alle nostre atlete e ai nostri atleti che sono il nostro vanto, il nostro orgoglio, la nostra forza. Sono coloro che hanno fatto sventolare in ogni angolo del mondo la bandiera dell’Italia facendo suonare l’inno di Mameli. Sono loro l’ “Oro d’Italia”. Non potrei fare tutti i nomi, ma li racchiudo in una sola frase: “Sono l’Italia che vince!”
Non nascondo che, guardando negli occhi queste 130 medaglie d’oro presenti qui oggi, campionesse e questi campioni di ogni età e di ogni epoca, anziani e giovani, abili e diversamente abili, affiorano dentro di me due sentimenti su tutti: una grande emozione e un grande rispetto.
Emozione perché la nostra memoria si tuffa inevitabilmente nei ricordi e nelle gioie di tante, tante vittorie che lo sport italiano ha regalato al nostro Paese.
Rispetto perché a distanza di tanti anni, l’Italia deve essere fiera e orgogliosa di aver esportato nel mondo un messaggio vincente che il tempo non cancella, anzi aiuta a farlo restare impresso nei nostri cuo Così come restano indelebili le tre memorabili edizioni dei Giochi Olimpici che abbiamo avuto l’onore di ospitare e la capacità di organizzare. Cortina 1956, Roma 1960 e Torino 2006 hanno visto ardere la fiamma olimpica e quegli ultimi tre tedofori che hanno acceso il tripode oggi sono qui con noi: Guido Caroli, Giancarlo Peris e Stefania Belmondo, tre atleti simboli con i quali vogliamo condividere quei momenti indimenticabili e – attraverso lo sport – esortare tutto il nostro mondo a guardare positivamente al domani. Un futuro che colleghi sempre più l’Italia ai cinque cerchi.
Credo che pochi sanno che il CONI e la bandiera olimpica, che qui vedete issata al pennone, sono coetanei. Sono nati entrambi nel 1914 a pochi mesi di distanza l’uno
dall’altro. Prendo questa coincidenza come un segno del destino. Una storia che può riservarci nuove sfide da vincere se saremo capaci di fare squadra, di unire tutte le forze della nostra Nazione, della nostra Capitale, insieme al Governo, alla Città, ma soprattutto insieme a Lei che rappresenta l’unità del Paese.
Grazie Signor Presidente, grazie a tutti Voi, per questa giornata indimenticabile!