Dopo l’inchino, dopo le vite perse, dopo il disastro ambientale, dopo la figuraccia a livello mondiale, dopo l’operazione parbuckling da record, diamo l’addio alla Concordia. Infatti, non sarà né Civitavecchia o Piombino e nemmeno Palermo a occuparsi dello smantellamento della Costa Concordia, la nave da crociera naufragata l’anno scorso davanti all’isola toscana del Giglio, sarà demolito, addirittura, in un porto straniero, a Izmir, l’antica Smirne, in Turchia.
Fra dieci mesi verrà trasferita lì dalla Vanguard, colossale battello semi sommergibile che il gruppo Carnival, proprietario della Costa, ha affittato per tre mesi, a partire dal prossimo agosto, per la modica cifra di 30 milioni di dollari. (clicca qui per vedere come sarà rimossa la nave).
Come si dice “oltre il danno anche la beffa” per l’Italia, gli italiani e per le imprese italiane, perché la decisione di smantellare la nave non in un porto italiano vuol dire portare 300 milioni di euro all’estero. Già perché lo smantellamento conteso era un mega appalto da più di 300 milioni di euro.
Il porto toscano di Piombino reclamava il progetto per la contiguità territoriale, ma servivano 114 Milioni di Euro per i lavori di adeguamento che sono ancora in fase di progettazione. Si era anche parlato di Palermo, ma la dimensione del bacino di carenaggio non avrebbe permesso una simile operazione.
Civitavecchia, sembrava essere la soluzione migliore: pescaggio e spazi adeguati, una banchina perfettamente attrezzata e con la possibilità di occultare il relitto durante i lavori per azzerare l’impatto visivo.
Se la notizia sarà confermata, sarebbe un vera e propria beffa a quanti, nel giorno del raddrizzamento del relitto si parla di una grande dimostrazione delle capacità tecniche italiane. Un risultato ottenuto, peraltro, grazie all’intervento di imprese specializzate straniere.
La decisione di portare la Costa in Turchia forse è stata presa perché ci sono meno conflitti tra le istituzioni, manodopera a basso costo, misure di sicurezza con incidenza economica decisamente inferiore e normative ambientali meno restrittive visto che ci saranno da smaltire circa 180 mila tonnellate di acque inquinate dagli oli e dai carburanti che sono ancora nello scafo.
Legambiente ha denunciato la decisione di portare la Costa Concordia in Turchia, come una “scelta gravissima”, una “rinuncia assurda” e “uno schiaffo all’Europa”.