Forse è giunto il momento di recitare un grande, grandissimo mea culpa e ammettere che in tutti questi anni molti di noi, chi scrive in testa, ci siamo bellamente sbagliati sul conto del nostro caro sindaco.
Soggiogati dal fascino dei suoi innumerevoli ripetuti successi e dal prestigio raggiunto dalla città sotto la sua illuminata amministrazione, forse abbiamo perso di vista la realtà.
Siamo finiti con il perdere in obiettività e piano piano, da cronisti che eravamo, siamo diventati cantori, cantori delle sue eroiche gesta mondano-tennistiche.
E non siamo stati capaci di leggere i segni della politica, che raccontavano di crescenti insofferenze, di malumori sempre più astiosi, di un clima, bipartisan, tutt’altro che benevolo nei suoi confronti.
Segni che, accecati dai bagliori di abbronzatura e sorriso del primo cittadino, da una parte abbiamo interpretato come i comprensibili attacchi di frustrazione di chi si trova in minoranza e “sente” che, per quanto bene faccia e continui a fare il proprio compito di opposizione, a fronte di cotanto avversario, non può che rimanerci ancora molto a lungo; dall’altra, come gli umanissimi accessi di invidia di quanti, nella maggioranza, inevitabilmente si sentono offuscati, relegati in un avvilente cono di ombra e rassegnazione, dal carisma del sindaco.
D’altronde, si sa, da che mondo è mondo i numeri uno, i vincenti finiscono spesso per essere antipatici.
E nemmeno annusare gli umori della gggente, che al solo menzionare Cammarata santìa in malo modo, ci ha scosso dal torpore: è così da sempre, “piove, sindaco ladro”.
Mai prima d’ora, neppure per un attimo, abbiamo permesso al venticello del dubbio di insinuarsi nei nostri pensieri, orgogliosi di poter raccontare da cronisti la meravigliosa stagione politica del sindaco Cammarata, di gran lunga il miglior sindaco degli ultimi 150 anni!
Ecco perché oggi ci sentiamo traditi, chi scrive più di tutti, noi che abbiamo sempre difeso il nostro caro sindaco da tutti gli attacchi volgari e strumentali, da tutte le gigantesche prese per il cool che piovono da ogni dove, soprattutto da oltre lo stretto, in continente, quando si nomina Palermo.
E grande è oggi la delusione che proviamo nel dover constatare che quanto rimproveravamo ai suoi nemici – la piccineria, l’invidia… – è adesso il motore dell’azione politica del primo cittadino: stizzito dalla roboante idea di candidare Palermo per ospitare le Olimpiadi 2020, che inevitabilmente, come già spiegato sulle pagine di questo sito, finirebbe per togliere luce al suo amato progetto – progetto per cui c’è già l’accordo con una grossa realtà imprenditoriale locale che farebbe da main sponsor: l’Amia – di organizzare a Palermo l’edizione più rivoluzionaria dell’America’s Cup, da realizzarsi nelle suggestive acque del centro storico cittadino, così ricche in abbondanza di fango e munnizza, e preoccupato per il suo grande sogno a vela, il primo cittadino ha dunque deliberatamente deciso di affossare la candidatura del capoluogo.
E a fare più male sono le parole scelte dal nostro caro sindaco, parole che mai ci saremmo aspettati di sentire dalla sua bocca e che non lasciano alcun dubbio sul fatto che in questa storia abbiano finito con il prevalere piccoli egoismi ed opportunismi, lontani anni luce dalla statura politica che tanto abbiamo apprezzato in questi anni: “non espongo Palermo a una figuraccia”.
Mi viene solo un pensiero: per Cammarata Mestre ha più diritto di Palermo ad ospitare le Olimpiadi. Così facendo ha dato ragione a tutti i sostenitori italiani del motto: olimpiadi della munnezza!
FONTE: http://www.siciliatoday.net/quotidiano/opinioni/Svanito-il-sogno-delle-Olimpiadi-a-Palermo_16959.shtml
Peccato Mondello sarebbe stato uno stadio naturale per la vela alle Olimpiadi.