Larry Ellison torna a parlare del futuro della Coppa America e lo fa in un’intervista a un periodico alla “sua altezza”, la rivista Fortune. Vi sono molti spunti interessanti di riflessione che sembrano confermare i rumor di banchina rimbalzati da Auckland dove si è svolto il recente Louis Vuitton Trophy. Riduzione dei costi, massima partecipazione, estrema attenzione alla copertura televisiva, appeal delle regate di Coppa presso un pubblico giovane, questi i punti centrali delle dichiarazioni del fondatore di Bmw Oracle Racing.
Da FareVela: Riportiamo alcuni stralci dell’intervista da Fortune:
Su Russell Coutts:
Russell è uno straordinario ingegnere e manager. Questa è un’operazione notevole, con 150 persone coinvolte, di cui 50 tra ingegneri e progettisti. L’aver messo insieme tutte queste persone va a merito di Coutts. La prima persona che ho assunto è stata James Spithill, che aveva ricevuto già un’offerta per timonare Alinghi ed è stato Coutts a convincerlo anche se Jimmy sapeva che il nostro era l’unico team dove avrebbe anche potuto non timonare. Lui ha preferito essere il numero 2 del team dietro a Russell che il numero 1 in qualsiasi altro team. Alla fine è stato lui ad avere il timone e ha fatto un gran lavoro.
Sul livello dell’America’s Cup:
Ciò che non avevo ben capito quando sono passato dalla vela dilettantistica, con il mio maxi Sayonara ho timonato vincendo 5 mondiali, a quella professionale era proprio l’enorme differenza che c’è tra lo sport amateur e lo sport pro.
Credo che lo sport professionale assomigli molto alla mia azienda Oracle. Nell’America’s Cup abbiamo un gran team progettuale, trovare le persone giuste è cruciale, pianificare è cruciale, la leadership è cruciale. Il livello di impegno e di coinvolgimento è tale per cui è davvero un lavoro professionale al massimo livello.
Sui futuri contratti di Coutts e Spithill:
Al momento non abbiamo ancora firmato con nessuno ma sono fiducioso e andrà tutto avanti. Abbiamo la stessa visione del futuro della Coppa…
Sullo sfruttamento economico della Coppa:
Questo è un punto cruciale. Vogliamo che la Coppa diventi un centro di profitti per tutti i team e non solo per il defender e il challenger of record. Vogliamo renderla uno sport più attraente per le TV in modo da poter vendere i contratti TV. Terremo i budget sotto controllo in modo che qualcuno possa arrivare e competere con budget di 3, 4, 5 milioni di dollari (beh, un bel salto dai 400 milioni spesi da Ellison per la Coppa 33 o i 150 spesi per la Coppa 32, Ndr). In modo che i sudafricani possano tornare, gli svedesi possano tornare… Vorremmo fare in modo che la cosa riguardi non chi spende più soldi per la progettazione ma chi riesce a navigare meglio.
Sui budget:
L’esempio degli RC44 (il monotipo ideato e gestito da Russell Coutts, Ndr) consente di avere ogni barca identica alle altre. Amo quel circuito e lì è tutto professionale… Ora, io non voglio trasformare l’AC in una regata one design, sarebbe una rottura troppo grande con la tradizione. Ci dovranno sempre essere degli aspetti progettuali, ma tali aspetti non dovranno essere quelli determinanti, non si dovrà arrivare a dire “avevo la barca più veloce e quindi ho vinto”. Voglio che sia una combinazione, con un piccolo vantaggio per chi ha la barca migliore ma il resto deve riguardare il modo come regati, come fai la tattica e come regoli le tue vele.
Con barche più piccole non ci sarà bisogno di 50 ingegneri, se la regola di stazza non sarà così flessibile si limiterà anche il costo della costruzione e delle vele. Le vele per queste barche grandi sono costosissime, una sola può arrivare anche a mezzo milione di dollari.
Non dovranno essere decisivi i soldi, riguarderà un po’ la progettazione e molto il modo migliore di regatare. E soprattutto dovrà essere una grande esperienza per gli spettatori, dovrà essere qualcosa che attragga i ragazzini… Io amo i monoscafi, tutta la mia esperienza velica è sui monoscafi ma se ciò che i ragazzini vogliono vedere sono i multiscafi perché sono più eccitanti, beh, faremo i multiscafi… Dobbiamo rendere questo un grande sport sia per chi vi partecipa sia per chi lo guarda.
Sui rapporti con i grandi network americani:
Conosco Murdoch (Fox)… conosco Bog Iger (ESPN), vedremo… Vogliamo la copertura dei network, vogliamo la copertura ESPN. Vogliamo che la Coppa diventi attraente e comprensibile, vogliamo che i ragazzini di 15 anni la guardino e dicano “wow, è figo, vorrei farlo anch’io…”. Dovrà anche essere uno sport commercialmente appetibile, con larga copertura Internet.
Sui futuri vincitori dell’AC:
Non ho problemi a dire che le intuizioni creative saranno le benvenute. La vittoria di John Bertrand nel 1983 con la chiglia dalle alette su Australia II non era costosa, era geniale e creativa e questa è l’America’s Cup.
Ciò che non voglio è che i budget siano così alti da impedire a molti team di partecipare… così come ho un problema quando la tecnologia diventa determinante per vincere, così forse una volta ogni dieci edizioni viene qualcuno con qualcosa di realmente innovativo e vince, ma nelle altre nove edizioni deve vincere chi regata meglio.
Così diminuisco anche le mie possibilità di vincere? Certo e va bene così, non voglio dover tornare in tribunale per stabilire un insieme di regole chiare. Si può perdere lealmente se si ha la chance di tornare a vincere la volta dopo.
Sul rapporto con Louis Vuitton:
Abbiamo parlato con Louis Vuitton sulla possibilità di sponsorizzare un circuito di regate (i già esistenti Louis Vuitton Trophy, Ndr) annuale con gli ACC5 con la Coppa America che arriva ogni 4 anni, un po’ come la Coppa del Mondo di calcio e la Premier League.
Commento di FareVela: Rumor da Auckland parlano addirittura di equipaggi ridotti a 12-13 velisti, barche più piccole e veloci, budget ridotti addirittura a 5 milioni di euro (molto meno di quelli necessari per la Volvo Ocean Race e un ventesimo di quelli al livello top per Valencia 2007). La Coppa sta effettivamente cambiando geneticamente? La strada sembra essere questa, e il riferimento agli RC44 (barca pro-am, ricordiamolo), sembrano delineare una rotta che sta effettivamente cambiando il contenuto stesso di sfida velica e tecnologica che la Coppa è stata per oltre un secolo. Il dettato del primo capoverso del Deed of Gift recita come noto:
“This Cup is donated upon the condition that it shall be preserved as a perpetual challenge cup for friendly competition between foreign countries”.
Nelle parole di Ellison si rintracciano certamente tali condizioni di “sfida amichevole tra nazioni”. Resta da vedere se una Coppa trasformata in “league” alla portata di molti non finisca col perdere quel suo fascino di evento unico e “quasi” inarrivabile che l’ha portata nei decenni al vertice della vela e di tutto lo sport mondiale. L’inflazione di eventi nello sport non ha mai giovato. L’appeal televisivo, ma aggiungiamo sicuramente anche quello Internet, è determinante e sarà inevitabile per raggiungere il pubblico generalista (che negli Stati Uniti ha quasi sempre ignorato la Coppa). I Louis Vuitton Trophy trasformati in una “league” professionale, come già stanno facendo la WSTA e Bruno Troublè, avranno una buona visibilità e saranno un circuito finalmente riconoscibile tra centinaia di eventi velici per soli addetti ai lavori. Saranno creati i personaggi e le storie necessarie per appassionare il grande pubblico. A patto che, è opinione di farevelanet, la Coppa non diventi una regata come tante perchè questo sarebbe l’inizio della sua fine. Da vedere anche come reagiranno le centinaia di velisti, progettisti e professionisti che, evidentemente, non rientrerebbero nei budget allargati necessari per i team da 100-120 persone. A breve dovrebbero arrivare le prime decisioni concrete.
Commento di SailBiz: sinceramente quanto analizzato da FareVela ci sembra assolutamente condivisibile; il rischio di rendere questo evento una delle tante regate presenti nel mondo c’è. Cino Ricci ha sempre amato dire che la 34°Coppa America è stata la vera Coppa America, quel genere di evento irragiungibile per molti, possibile per pochi. Confidiamo nella saggezza di quanti saranno i veri protagonisti della costruzione del futuro della Coppa che per essere competitiva in termini di sponsor con altri grandi eventi sportivi delle certezze le deve dare. In questi giorni la federazione mondiale di cricket sta vendendo i diritti tv e commerciali del mondiale 2018. Il cricket è uno sport da oltre 1 miliardo di praticanti (vedi sud est e India in particolar modo) e quindi occorre fare dei seri ragionamenti anche per questo.