Economia

Intermarine rischia la cassa integrazione

Centinaia di lavoratori in apprensione per l’azienda leader della nautica, sommersa dal fango. E intanto Torenco è sempre più un paese fantasma: ieri i 78 abitanti hanno potuto far rientro nelle loro abitazioni solo per prendere le poche cose rimaste. Visita di Bertolaso ai siti alluvionati: «lo stato di calamità sarà riconosciuto alla prima riunione del consiglio dei ministri»
Anche dall’alto, dall’elicottero, le cicatrici dell’alluvione sono visibili. Guido Bertolaso, responsabile nazionale della protezione civile, ne ha viste tante in questi mesi, ma quando passa sopra la piana del Magra non riesce a trattenere una smorfia di preoccupazione. Fango da tutte le parti, detriti, rovine. E quando sorvola Torenco, il paese simbolo dell’alluvione che ha colpito la nostra provincia l’Onna spezzina, come è stata ribattezzata, ha già le idee chiare,

«Stato di calamità naturale -dice appena sceso dall’elicottero – Verrà riconosciuta alla prima riunione utile del Consiglio dei ministri». E poi aggiunge: «Commissariamento “ad acta” e ogni decisione in mano alla Protezione civile per quanto riguarda arginature e dragaggio del Magra. Intervento di rimessa in sicurezza di Torenco, per recuperare la funzionalità del territorio».

Anche le emergenze spezzine, rientreranno nel quadro del provvedimento unico che il governo adotterà per finanziare sostegni alle aree colpite dal maltempo in tutta Italia. Bertolaso aggiunge: «Insieme ai miei collaboratori stiamo predisponendo uno studio approfondito perché i provvedimenti che saranno adottati dalle parole si trasformino in fatti in tempi tecnici ragionevoli. Al termine delle prime due-tre settimane del nuovo anno, vedremo di cominciare ad agire e rispondere alle domande dei cittadini risolvendo i problemi».

A Torenco, residenti e non hanno osservato come le fondamenta degli edifici dell’antico borgo abbiano resistito a tutte le insidie apportate dal maltempo, mentre i nuovi insediamenti abitativi invece no. Le costruzioni su quel terreno hanno ceduto determinando l’evacuazione di 28 famiglie, per un totale di 74 persone, per le quali si sta cercando di trovare una soluzione in residenze temporanee, sollevando tutti dal peso di chiedere ospitalità a parenti ed amici. E poi verificare se e come esistano le condizioni per recuperare le risorse e restituire casa a chi l’ha persa. Ora questa frazione di Follo, su cui si è abbattuto il fianco di una collina con un fronte di 200 metri, sembra un borgo fantasma. Qualcuno rientra, alla spicciolata, in quelle abitazioni dichiarate agibili, ma solo per prendere le poche cose scampate alla devastazione, e sotto la supervisione dei vigili del fuoco

E la paura che ancora frane e allagamenti possano tornare è la compagna più sgradita delle ore che seguiranno, in tutta la provincia. Perché le previsioni meteo sono ancora allarmanti: prevista pioggia e temporali da oggi e per tutta la settimana. E con il passare delle ore lievita il conto dei danni. Ci si avvicina sempre più ai 10 milioni di euro. E il calcolo non è ancora esatto.

«Abbiamo già pronti 5 milioni di euro – sottolinea il presidente della regione Claudio Burlando – ed altrettanti stanno per arrivare, li metteremo sul piatto alla prima riunione del consiglio regionale. Siamo vicini a tutti coloro che stanno vivendo enormi disagi, in particolare a chi soffrirà nel dare lavoro, e a chi dal lavoro sarà temporaneamente allontanato».

Burlando si riferisce alla questione Magra, in particolare ai cantieri Intermarine di via Alta. «Con gli assessori Guccinelli e Vesco e il sindaco Umberto Galazzo – prosegue Burlando – siamo stati all’interno dell’impresa e la situazione è drammatica, il rischio maggiore di cui si parla è di un minimo di tre mesi di cassa integrazione per tutti i lavoratori. E tra dipendenti e indotto si arriva a 500 persone».

«Sono molto preoccupato – dice l’amministratore delegato Intermarine Edoardo Cossutta – facciamo grandi sforzi per essere presenti sul mercato internazionale, non lesiniamo investimenti, parteciperemo alla ristrutturazione del ponte della Colombiera che riteniamo fondamentale per il nostro settore e per il territorio. Ma ora siamo in ginocchio, dobbiamo contare i danni, e sì, non c’è altra via che la “cassa”: per una piena ripresa occorreranno dai 3 ai 6 mesi»
FONTE: Il Secolo XIX

Related Posts