Economia

La nautica non deve ammainare la bandiera, ecco le ragioni!

Lo scenario tecnico al momento è il seguente: il decreto legge andrà i discussione alla camera e poi al senato a partire da lunedì prossimo. C’è dunque ancora lo spazio per migliorare la manovra e ridurne l’impatto negativo su tutto il comparto. Il vero problema al momento è la percezione che il grande pubblico ha della nautica e del fatto che la manovra sulle barche sia cosa buona e giusta perché così si colpiscono i ricchi brutti e cattivi. Ovviamente non più tardi di ieri sera sia Vespa che Floris hanno ben alimentato questa percezione negativa con i loro sondaggi ad hoc. Crediamo sia doveroso da parte nostra, anche se l’impresa si presenta titanica, confutare questo assioma demagogico collaborando nello stesso tempo a diffondere il messaggio, che un provvedimento di questo genere va a impattare in maniera gravissima su di un intero comparto produttivo che rischia di essere annientato. Il riferimento è a tutto l’indotto che c’è dietro la barca del “ricco di turno”, al turismo nautico, alla circolazione di turisti stranieri ecc, ecc.

Alcuni dati e alcuni spunti che potrebbero aiutarci a sostenere la tesi:

1) Allo stato la manovra Monti sulla nautica è una tassa sul mare che colpirà indifferentemente tutti coloro che circoleranno per diporto nelle acque territoriali italiane a partire dal 1° maggio 2012, tassa che ridurrà di fatto la capacità di apporto al PIL di un settore che ha grandi ricadute anche sulle economie locali. Pensiamo all’impatto del turismo nautico ad esempio. Dati ufficiali 2010 del Censis ci dicono che ogni 1.000 Euro spesi da un diportista, 500 vanno all’economia locale.

2) un segmento come il charter nautico ha un giro d’affari stimato in 800 milioni di Euro l’anno (dato 2010 dell’Osservatorio Nautico Nazionale che comprende ovviamente anche tutto l’indotto diretto).  Con la manovra Monti si vogliono recuperare dalla nautica complessivamente  200 milioni di euro di entrate,  ma anche soltanto il mancato gettito dal segmento charter rischia di essere addirittura superiore ai ricavi della manovra stessa.

3) i contratti di ormeggio dei cittadini stranieri nei porti turistici italiani nel 2010 hanno rappresentato il 15% dell’intero movimento nazionale. (sempre su dati dell’Osservatorio Nautico Nazionale). Questo dato è destinato a precipitare a causa dei maggiori costi imposti anche ai cittadini chi arrivano da altri paesi per trascorrere le loro vacanze in Italia.

3) la nautica non vuole tirarsi indietro e vuole offrire il suo contributo al paese ma deve pagare in maniera commisurata e con gli adeguati correttivi per tipologia, misure e vetustà (esattamente come succede per le auto).
Gli attuali provvedimenti invece deprimono il settore in tutte le sue attività.
Queste considerazioni devono portare il governo a una riflessione importante per trovare l’equilibrio tra le necessità di cassa e il rischio reale di inibire la produttività e sviluppo.

Nel frattempo, il gruppo degli “Indignados della nautica” http://www.facebook.com/groups/200618390020944/ ha ormai superato il numero dei 4.000 iscritti. Anche qui stiamo cercando di creare una coscienza comune e di offrire contenuti concreti alla soluzione del problema.

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