Prevedere le onde anomale è possibile? Secondo il Consiglio Nazionale delle Ricerche, sì, ma in modo probabilistico. In ogni caso, si tratta di un’informazione cruciale per i naviganti e le piattaforme petrolifere. Ecco cosa è emerso da uno studio pubblicato su Scientific Reports.
La domanda “quanto alte possono essere le onde di tempesta?” è di fondamentale importanza per i naviganti e, in tempi più recenti, per le piattaforme petrolifere. Il Cnr, tramite una nota, ha spiegato che negli anni l’esperienza diretta e le sempre più numerose misure, sia da satellite che da boe oceanografiche, hanno spinto i valori possibili delle altezze d’onda sempre più in alto.
Durante la tempesta del gennaio 2014 nel Nord Atlantico si è stimato (dati del modello del Centro Meteorologico Europeo per le Previsioni a Medio Termine, ECMWF, a Reading, Regno Unito) che l’“altezza significativa”, cioè la misura dell’energia della mareggiata, abbia sfiorato i 20 metri. Questo significa però che si sono verificate certamente singole onde superiori a 35 metri.
Dopo quella tempesta è stata realizzata un’analisi proprio sulle onde anomale, alla quale hanno partecipato Alvise Benetazzo e Luigi Cavaleri dell’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ismar) di Venezia. Lo studio, “Observation of a giant wave-packet on the surface of the ocean”, ha dimostrato che è possibile prevedere in anticipo questi “eventi anomali”, ma solo in senso probabilistico.
Cavaleri ha spiegato: “La caratterizzazione di onde di tale altezza richiede tecniche avanzate di analisi non-lineare multi-dimensionale che, partendo dall’informazione sullo stato energetico del mare, sono in grado di spiegare a posteriori l’apparire di tali cosiddette onde anomale, cioè come nel mezzo di una tempesta possano generarsi onde alte fino a 2 o 3 volte l’altezza significativa. Spinto dal vento, il mare lungo (swell) che ne è seguito ha portato onde di eccezionale energia sulle coste occidentali europee. Fortunatamente una boa spagnola, situata a nord-ovest della penisola iberica, è riuscita a misurare un pacchetto di tre onde consecutive, alte fino a 28 metri a partire da una locale significativa di 11 metri”.
Stabilire in maniera deterministica “dove e quando” questi eventi si realizzeranno non è possibile, ma, conoscendo l’energia del mare, cosa che si può fare attraverso le normali previsioni, è possibile fornire la probabilità del loro accadimento, che è l’informazione cruciale per i naviganti e le piattaforme petrolifere.
Benetazzo ha sottolineato: “La pericolosità di questi eventi non concerne solo le onde oceaniche, ma anche quelle ‘nostrane’. È bene ricordare che in normali condizioni di mare con 1 metro di altezza significativa, in certe condizioni si possono incontrare, senza preavviso, singole onde isolate fino a 2,5 m di altezza, che non sono eventi di un momento, ma possono percorrere, con poca modifica della loro altezza, distanze considerevoli”.
Parlando in particolare dello studio, Benetazzo ha evidenziato: “L’analisi ha stimato che la durata del pacchetto di tre onde da 28 metri sia stata di circa 20 minuti e che abbia percorso quasi 20 km. In tutte queste situazioni l’attività di previsione gioca un fattore essenziale, consentendo su tutti i mari, anche italiani, di indicare l’altezza significativa per i giorni successivi e anche la probabilità di questi eventi solo apparentemente anomali”.
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