Il via della grande regata transoceanica sulla storica Rotta del Caffè era previsto per domenica alle 13. Ma sulla manica si sta per scatenare una tempesta con vento a 40 nodi (oltre 70 km/h) e con onde di oltre cinque metri. Il comitato organizzatore sta valutando il rinvio della partenza di almeno un giorno.
Tutto è pronto per la partenza della grande traversata oceanica che solcherà l’Atlantico dalla Francia al Brasile, 5400 miglia di navigazione in ogni condizione di tempo e di mare, per arrivare nel porto di Itajai dopo oltre due settimane di navigazione.
BET 1128, la barca italiana che si presenta fra le favorite, è in porto per gli ultimi preparativi. A bordo un equipaggio consolidato: Gaetano Mura skipper della barca, e Sam Manuard, il suo progettista E co-skipper.
Ma la questione che rimbalza di banchina in banchina, quello di cui parlano tutti gli skipper mentre verificano le loro vele e riempiono la cambusa, riguarda l’incognita meteo. In particolare il vento, elemento tanto agognato quanto rispettato da ogni velista. Le previsioni per Domenica parlano di oltre 40 nodi da ovest, ma solo da parte di due dei tre modelli meteo utilizzati dagli organizzatori, mentre il terzo parla di massimo 25. Quindi la decisione sulla partenza è sospesa: si attende questa notte e domattina ci sarà il comunicato ufficiale, sperando che avvicinandosi all’ora X i tre modelli daranno le stesse previsioni.
40 nodi di vento e 5 metri di onda possono spaventare un diportista, ma per equipaggi come quelli della Jacques Vabre non costituiscono un problema in sé. Il problema si crea perché si verificano nella fase più delicata di ogni regata collettiva, quella della partenza. Come ci spiega Gaetano Mura: “Un forte vento da Ovest all’uscita dalla manica è la condizione peggiore che possiamo affrontare. Le barche sono pesanti e le manovre di bolina ancora non sono perfette. Inoltre abbiamo le coste francesi e inglesi vicine e una grandissima quantità di navi mercantili e traghetti che attraversano la rotta. Infine, non dimentichiamo un’altra difficoltà oggettiva: l’uscita dal porto avviene a motore, ma queste barche non sono progettate per affrontare manovre controvento con la piccola elica di cui dispongono”.
L’attesa ferve dunque e fino a domattina non si scioglierà la riserva. Intanto Gaetano e Sam preparano la cambusa, controllano le sentine, e verificano le attrezzature elettroniche di cui disporranno durante la navigazione: GPS, computer, collegamenti radio e internet. Niente deve essere lasciato al caso, ne va della competitività ma soprattutto della sicurezza.
C’è un altro aspetto che darà fastidio ai nostri nei primi giorni di partenza, ed è qualcosa cui non siamo soliti pensare ma che ci porta molto da vicino nella quotidianità della loro impresa. Ce lo spiega Sam Manuard: “La forte bassa pressione di cui si parla, quei 40 nodi da ovest che ci fanno attendere la decisione sulla partenza, sono solo un preambolo alla forte perturbazione che incontreremo i giorni successivi. E questa non la potremo evitare. Il problema non sarà gestire la barca in mare aperto, perché questo è il nostro mestiere. Il problema è molto più semplice: non avremo modo di prepararci il cibo. Quando devi stare sempre all’erta quando ogni lato di bolina tiene la barca sbandata anche di 40 gradi, è impossibile cucinare. Quindi sappiamo già che per i primi 3-4 giorni dovremo accontentarci di cibo freddo e già pronto”.
In un’impresa importante come la Jacques Vabre, sono anche questi dettagli di vita di tutti i giorni quelli che fanno la differenza nella forma fisica e quindi nella capacità di reazione e nella possibilità di esprimere performances ai massimi livelli nel corso dei giorni.