L’eccessiva burocrazia, secondo il rapporto, grava per il 70% degli intervistati sulla costruzione di nuovi posti barca, mentre i controlli fiscali sulla clientela sono giudicati eccessivi per il mantenimento della clientela (51%) e per l’attrazione di nuovi clienti (35%). La platealità dei controlli fiscali, ha sottolineato Guido Improta, sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti, intervenuto alla presentazione, va constestualizzata nello sforzo del governo di isolare gli evasori anche culturalmente. In questo senso, ha detto, anche la nautica, “non è indicatore di infedeltà fiscale, ma vittima dell’evasione“.
A lanciare l’allarme di settore Anton Francesco Albertoni, presidente di Ucina Confindustria Nautica, che al prossimo governo chiede soprattutto un “salto culturale” che ridia “fiducia alle imprese” e che consideri la nautica “come uno dei comparti in grado di partecipare al rilancio del Paese”. Come misure concrete Albertoni cita in primis “l’equiparazione della dell’Iva applicata nei porti turistici a quella degli alberghi” e “la defiscalizzazione degli investimenti negli stampi” per realizzare le barche. Il sottosegretario Improta ha aggiunto che il governo Monti ha accolto in questo anno diverse richieste di Ucina Confindustria, come quella del Registro telematico della nautica che, ha ricordato, “potrà vedere la luce prima dell’estate”.
I diportisti navigano molto meno ma i porti aumentano in Italia. Questo, secondo Gian Marco Ugolini, Università degli Studi di Genova, fra i curatori del Rapporto sul Turismo nautico 2013, “é un segnale di allarme” del comparto. L’unico motivo per cui si verifica questo aumento di infrastrutture, ha spiegato, “é perché si tratta di progetti pluriennali”. Il bilancio degli ultimi cinque anni evidenziato dal rapporto è nero: fra il 2007 e il 2011 le immatricolazioni annuali sono calate del 60%, da 4.400 a quota 1.700. Anche il fatturato è andato a picco: da 3,8 miliardi del 2007 a poco più di 2 miliardi nel 2011.
“L’introduzione della tassa di stazionamento, poi modificata, e la recrudescenza dei controlli a volte ripetitivi svolti da autorità diverse sui diportisti – ha aggiunto Ugolino – hanno avuto come effetto immediato una perdita stimata in circa 10mila posti di lavoro tra diretti e indiretti ai porti”.
Tra le cause della minore affezione dei diportisti ci sono l’eccessiva burocrazia (indicata dal 70% degli intervistati) per quanto riguarda la costruzione nuovi posti barca, i controlli fiscali sulla clientela giudicati eccessivi per il mantenimento della clientela (51%) e per l’attrazione di nuovi clienti (35%). Presentata anche la seconda edizione del NaQI, l’indice che misura la qualità nautica delle 62 province di mare italiane: al primo posto si è posizionata la provincia di Olbia Tempio (nel 2011 era al quinto posto), seguita da Lucca (era al primo nel 2011) e Genova (nel 2011 era al secondo posto). (ANSA).