Arrivato a Perth il 14 novembre, il lavoro di Filippo in vista del goal-event stagionale ha seguito una progressione suggerita dal tecnico federale Luca Devoti: la prima settimana è stata di riposo per recuperare il jet lag (si calcola circa un’ ora al giorno per un fuso orario di 7 ore dall’Italia a Perth), la seconda ha visto sedute in palestra per riattivare gradualmente il tono muscolare e costanti test in acqua e la terza, invece, è stata all’insegna del setup dell’imbarcazione sulle condizioni meteo-marine della baia australiana.
“La qualificazione per nazione è un obiettivo persino ovvio – scherza il finanziere marchigiano. A livello personale non saprei fare previsioni precise sicuramente farò del mio meglio in tutte le regate. Ho voglia di correre: non partecipo a un mondiale Finn da quasi 2 anni. la mia prima esperienza è stata da neo-finnista nel 2009, in Danimarca, dopo soli 6 mesi di militanza nella nuova classe. Fu una bella sorpresa: 34° con vento forte e “solo” 88 chili di peso, chiudendo alcune prove con 30 nodi davanti ai migliori italiani. Poi c’è stato il campionato a San Francisco, che ho dovuto abbandonare prima della fine dell’evento a causa di una falla nella barca, procurata dai trasportatori. Essere tra i più giovani della classe non mi spaventa ma mi stimola ad apprendere in fretta dai più esperti. Una volta il rapporto tra età, anni passati sul Finn, e i risultati, era più stretto. Oggi ci sono giovani che si mettono in luce presto. Credo che molto dipenda dal metodo e dai coaches”.