Nei giorni scorsi, a Villa Erba, è stato siglato il «Patto per lo sviluppo della filiera nautica», prima firma quella del vicepresidente di Regione Lombardia, Andrea Gibelli. I due capisaldi del Patto sono nautica e attrattività. A questo va aggiunto un concetto importante: quello di internazionalizzazione del prodotto, senza perdere per strada le peculiarità del territorio». Le 100 imprese (1.000 addetti) del Comasco hanno bisogno di una ventata di novità e, soprattutto, di certezze. Oggi si «naviga» a vista. Le richieste degli operatori del settore sono ben specifiche. «La mancanza di una zona di alaggio e varo nel primo bacino è un dazio che il nostro settore paga in modo pesante – fa notare Camillo Molinari, del cantiere “Airon Marine” di Lezzeno (40 dipendenti per 8-10 milioni di euro di fatturato -. Reclamiamo attenzione da parte delle istituzioni. Le nostre barche piacciono e contribuiscono a tenere alta la fama del lago di Como, dove però paradossalmente mancano gli attracchi nei paesi rivieraschi. L’obiettivo per il 2011? Mantenere i numeri del 2010».
Enzo Fantinato, responsabile Cna Lombardia per la nautica, numeri alla mano, certifica lo stato di crisi del settore, rimarcando nel contempo le grandi potenzialità del Patto siglato ieri: «La cantieristica che produce barche sino a 10 metri è ferma. Dal 2008, la nautica ha visto ridursi sensibilmente le cifre relative ad ordini e, di conseguenza, fatturati. Esempio? Un cantiere che fatturava 1 milione di euro oggi vede i ricavi ridotti di un 60%. Il Patto pone le basi per una solida azione di sistema». Sulla bontà dell’iniziativa non ha dubbi Attilio Briccola, membro del Cda della Camera di Commercio e coordinatore del tavolo tematico della nautica: «Il Patto consentirà anzitutto un rafforzamento di strutture e infrastrutture di servizio a sostegno della filiera. Inoltre permetterà di avere risorse umane adeguatamente formate. Ciò non toglie che bisogna migliorare la fruibilità del lago».
