Sergio Davì ce l’ha fatta! Lo scorso 23 maggio, alle ore 13.00 (22:00 in Italia), il Comandante palermitano è finalmente approdato nel porto di San Pedro a Los Angeles, dopo quasi 10 mila miglia di navigazione a bordo del Nuova Jolly Prince 38 CC motorizzato con una coppia di fuoribordo Suzuki DF300B.
Partito lo scorso 15 dicembre dal Marina Arenella di Palermo, il comandante Sergio Davì ha impiegato 519 ore e 32 minuti di navigazione per raggiungere la West Cost statunitense e portare a termine l’Ocean to Ocean RIB Adventure. Partner di Sergio Davì, anche in questa sua nuova avventura è Suzuki, fornitrice dei due fuoribordo Suzuki DF300B che hanno motorizzato il NJ Prince 38, il RIB messo a disposizione da Nuova Jolly, sul quale Davì ha navigato attraverso due Oceani.
Per affrontare questa impresa, l’esperto navigatore palermitano ha suddiviso la navigazione in tappe, utili per fare rifornimento, rifocillarsi, riposare ed effettuare i tagliandi ai motori. Al termine della prima tappa, quella tra Palermo e l’isola di Maiorca per un totale di quasi 500 miglia di navigazione, ad attendere il coraggioso capitano c’era Yann Crul, proprietario del Marina Cala d’Or. Ma non è stata l’unica compagnia di prestigio per Sergio Davì, che ha condiviso il gommone in alcune tratte con ospiti d’onore come Massimo Nalli, Presidente di Suzuki Italia, Teo e Antonio Aiello proprietari della Nuova Jolly, Stefano Germani, Financial Manager di I-Tronik, Ruben Rabadan Gallardo, Corporate Manager Outboard Marine Division in Suzuki Motor de Mexico e James West di Simrad. Persone che hanno affrontato la sfida con Sergio Davì, certi dell’affidabilità del battello, dei motori Suzuki, della strumentazione Simrad e delle capacità del Comandante di affrontare tali avventure.
Sono state 21 in totale le tappe da Palermo a Los Angeles, 13 delle quali hanno previsto navigazione notturna. Dalla tappa più breve di 49,5 miglia, tra Fuerte Sherman e Panama, alla più lunga tra Mindelo e Kourou, si è trattato di una traversata di 1.770 miglia di navigazione ininterrotte e oltre 6 giorni di oceano senza sosta.
“I motori sono sempre stati accesi; non li ho mai spenti durante la navigazione e soprattutto durante la traversata atlantica durata 6 giorni da Capo Verde alla Guyana Francese”, ha dichiarato Sergio Davì. I due fuoribordo Suzuki DF300B non hanno perso un colpo! per tenerli in forma è bastato effettuare i tagliandi necessari, 5 in totale. Le capacità del Comandante Davì non sono certamente una scoperta e sono emerse una volta di più durante questo che è stato il raid più lungo da lui affrontato. Saper gestire al meglio battello e motori in condizioni diverse, soprattutto in termini di meteo, gli ha consentito di tenere medie elevate anche quando il mare è stato sfavorevole. “Sicuramente il tratto più veloce e che mi ha anche stupito, è stato dalle Isole Canarie a Capo Verde, cioè nella tappa Gran Canaria-Mindelo – ha dichiarato Davì – quando, malgrado avessi il gommone molto carico di carburante per poter affrontare le quasi 900 miglia nautiche, sono riuscito a mantenere una buonissima media. Come tratto più lento e forse uno dei più impegnativi, invece, ricordo quello da San Carlos a Ensenada, lungo le coste della California, quando un fortissimo mare di prua mi ha accompagnato per tutta la navigazione.”
DF300B caratteristiche e consumi durante il raid.
I due Suzuki DF300B sono gli unici nella loro fascia di potenza a essere dotati di un sistema di propulsione a eliche controrotanti, #afferrailmare (Suzuki Dual Prop), una distinzione tecnica capace di fare la differenza in termini di efficienza e di prestazioni. Ed è proprio questa tecnologia Ultimate che ha indotto Sergio Davì a scegliere i Suzuki DF300B quali partner di un’avventura così lunga e complessa. Il DF300B si basa sul blocco motore sei cilindri da 4,4 litri, lo stesso del DF350A, che ne fa l’unità termica di maggior cubatura fra i V6 da 300 HP oggi presenti sul mercato. Proprio in virtù della sua cilindrata, offre valori di coppia da primo della classe e, grazie al rapporto di compressione di 10,5:1, anche grande affidabilità e un notevole risparmio di carburante.
Altra fiche tecnica da sottolineare, che rafforza l’unicità del Suzuki DF300B, è data dal sistema di aspirazione di cui è dotato, anche in questo caso soluzione mutuata dal più grande DF350A. Per poter sfruttare al meglio le potenzialità della meccanica, è stato infatti creato un efficace sistema di filtraggio dell’aria immessa dalla calandra e poi trasferita attraverso condotti fino al collettore d’aspirazione. Il Dual Louver System – incorpora nella calandra un doppio filtro composto da lame, ciascuna progettata con una forma precisa, detta “dog-leg”, a zampa di cane, che aiuta a rimuovere impurità dall’aria aspirata e impedisce che l’umidità sia assorbita nella calandra anche sotto forma di finissimo spray – e il Direct Intake System di Suzuki – condotti di aspirazione di nuova concezione e forma – non solo riescono a togliere umidità dall’aria aspirata, ma portano ad abbassare la temperatura dell’aria, rendendola più densa e migliorandone le doti come comburente.
Suzuki ha poi accresciuto l’efficienza nell’utilizzo del carburante. Il combustibile iniettato nei cilindri, infatti, ha anche il compito di raffreddare il cilindro. Per ottenere la massima efficienza è necessario pertanto iniettare il 100% della benzina nell’istante corretto e con un determinato angolo nella camera di combustione. Per raggiungere lo scopo Suzuki ha sviluppato un sistema d’immissione del carburante ancora più preciso e puntuale, il Dual Injector, basato sulla tecnologia a doppio iniettore; utilizzando due iniettori più piccoli in luogo dei tradizionali, si arriva a raggiungere la precisione necessaria e una migliore vaporizzazione. Sempre grazie all’elettronica raffinata che sovraintende al funzionamento del V6 di cui è dotato il Suzuki DF300B, si deve il #consumameno (Suzuki Lean Burn) ovvero il sistema a combustione magra Suzuki. Utilizzando una rete di sensori che misurano istante per istante una serie di parametri del motore, quali il carico cui è sottoposto, l’apertura del gas, i dati ambientali ecc., il sistema è in grado di calcolare in anticipo e con straordinaria precisione quanta benzina deve essere immessa dal sistema di iniezione all’interno delle camere di combustione, rispetto alla quantità di aria necessaria affinché la combustione stessa risulti quanto più efficiente e ottimizzata. In due parole: + aria – benzina. Ciò garantisce un risparmio di carburante che, specie a velocità costante, in crociera, la condizione nella quale il NJ Prince 38CC ha navigato più a lungo, consente di risparmiare fino a 14% di carburante, diminuendo altresì la quantità di CO2 prodotta, con beneficio per l’ambiente.
La media dei consumi registrata a fine raid, dopo aver navigato per 9.202 miglia, 1,7 litri per miglio a motore, è un risultato che può essere considerato straordinario, in virtù sia della condizione di pieno carico del RIB durante le varie tappe sia per le condizioni meteo che hanno accompagnato Davì, spesso tutt’altro che ideali. Un’ultima importante peculiarità di questo motore, che ha agevolato Davì nel portare a termine il suo Ocean To Ocean RIB Adventure, è il sistema d’iniezione di cui sono dotati i Suzuki DF300B. Gestito elettronicamente, è in grado di riconoscere il tipo di carburante utilizzato, il numero di ottani, autoregolando tutti i parametri per garantire una combustione sempre efficiente anche con benzina da 91 RON (benzina normale), oltre che da 95 RON (benzina super) e da 98 RON (benzina super plus). Ciò significa che ovunque Davì abbia fatto rifornimento, in qualsiasi distributore di qualsiasi parte del mondo, qualsiasi benzina abbia erogato, il DF300B ha sempre funzionato perfettamente, senza cali nelle performance.
Un raid per l’ambiente
Suzuki è stata al fianco di Sergio Davì per sostenere e divulgare la cultura della protezione e del rispetto per l’ambiente. Ad avvalorare questi aspetti l’impresa del navigatore palermitano è stata sugellata da collaborazioni scientifiche con l’IZS Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta e Sicilia e l’ATeN Center dell’Università degli Studi di Palermo, con lo scopo di condurre ricerche sulla relazione tra impatto antropico e salute dell’ecosistema marino, misurando la presenza nelle acque di microplastiche e metalli pesanti, e lo stato di benessere della fauna marina e terrestre tramite materiale video-fotografico che il capitano coraggioso ha raccolto durante tutto l’itinerario.