I suoi ex compagni hanno ricordato Hans, sottolineando la preoccupazione costante per la possibilità che simili incidenti si ripetano. Mike Sanderson, che era skipper della barca gemella di ABN AMRO TWO, ABN AMRO ONE ha affermato che la settima tappa della regata, attraverso l’Atlantico da Miami a Lisbona, sarà particolarmente ricca di emozione. “Per rispetto, per dolore, tutti penseremo ad Hans durante la prossima tappa. C’è qualcuno in quasi tutti i team che è stato colpito direttamente dalla sua scomparsa. Tutta la famiglia della Volvo ne è stata colpita. E’ stata la tragedia più grande della regata nell’era attuale.”
Hans Horrevoets, che all’epoca aveva 32 anni, è stato il quinto e più recente velista a perdere la vita durante il giro del mondo a vela, dopo Paul Waterhouse, Dominique Guillet e Bernie Hosking nell’edizione inaugurale del 1973-74, e Tony Phillips nel 1989-90. Horrevoets era in coperta ed era intento alla regolazione delle vele quando la barca si infilò a 25 nodi in un’onda, trascinandolo con sé. Erano le prime ore del mattino del dopo una ricerca durata 40 minuti in condizioni di mare difficili, con onde sopra i cinque metri, Horrevoets fu avvistato e recuperato, ma malgrado tutti i loro sforzi i compagni non riuscirono a riportarlo in vita. Fu un evento tragico che fece ricordare quanto sia pericolosa la vita dei navigatori oceanici.
Oggi a capo dello shore team di Sanya, il neozelandese Nich Bice al tempo era uno dei nove uomini a bordo di ABN AMRO TWO, che rimasero scioccati dalla perdita del compagno: “Hans era una persona speciale sia a terra che in mare. A bordo un grande velista. Ci manca molto.” Malgrado il terribile dramma umano di gestire la morte di Horrevoets, l’equipaggio di ABN AMRO TWO decise di portare a termine le tappe rimanenti in memoria del compagno. “Nell’ultima tappa da Rottermam a Gothenburg vincemmo, fu un successo e tutto quello che facemmo fu in onore di Hans.” Ricorda ancora Bice.
Il navigatore di CAMPER with Emirates Team New Zealand Will Oxley, che in quell’edizione faceva parte del team Brunel ricorda ancora vividamente l’accaduto. “Eravamo una delle barche più vicine e ci dirigemmo immediatamente verso la zona delle ricerche. Si pensa sempre alla possibilità di cadere in mare. E’ uno sport pericoloso ed è una cosa che può sempre succedere.”