La linea di partenza sarà posta al largo di Fort Boyard, un forte collocato tra l’Ile-d’Aix e l’Ile d’Orleon nello stretto del Pertuis d’Antioche. Nel vicino porto di La Rochelle verrà invece allestito il Villaggio Regate, che aprirà al pubblico dal 21 al 25 settembre. La traversata, in solitario e senza assistenza, si corre ogni due anni e ha un percorso di 4.200 miglia (7.800 Km) che, dalla Francia porta fino a Salvador de Bahia, in Brasile, con una sola tappa a Funchal (Madeira). La competizione dura in media 30 giorni, durante i quali è vietata qualsiasi tipo di comunicazione con la terra.
A pochi giorni dalla partenza Andrea Pendibene ha raccontato come affronterà la Transat, di seguito è riportata l’intervista.
Come ti stai preparando psicologicamente e sportivamente, quando ormai mancano pochi giorni alla partenza della Transat?
AP: Dal punto di vista sportivo sono due anni che mi preparo a questa regata. Nel 2010 mi sono allenato al Centre d’Entrainement Méditerranée, presso lo Yacht Club de La Grande Motte, in Francia. E’ un centro di riferimento del Mediterraneo per l’allenamento e la preparazione a regate in solitario a lungo raggio. Quest’anno invece mi sono allenato a Doaurnanez, in Bretagna, per abituarmi all’oceano. La mia preparazione fisica è stata seguita dal Formula Medicine, un centro specializzato in provincia di Lucca costituito da un’equipe coordinata dal Dott. Riccardo Ceccarelli, che si occupa da venti anni dell’assistenza medico-atletica di sportivi di alto profilo, tra cui piloti di Formula Uno. Dal punto di vista psicologico, ho lavorato duramente sulla capacità di concentrazione e i ritmi sonno-veglia. Inoltre dalla Transat del 2007, grazie all’allenamento, al lavoro e alle regate svolte ho imparato a controllare meglio l’emotività, che ha un ruolo importante in regate difficili e impegnative come questa traversata oceanica.
Come è stata preparata la barca, per affrontare la traversata?
AP: Avevo ben chiaro il mio obiettivo e come mettere a punto la barca per affrontare al meglio la mia seconda Transat. Mi sono basato molto sull’esperienza della prima, dopodiché in questi anni ho partecipato a molte regate, ognuna ha avuto il ruolo di test. Ho valutato eventuali modifiche, i punti di forza e quelli di miglioramento e, a queste valutazioni, sono seguite le messe a punto dello scafo perché Intermatica Ita – 520 fosse al top della forma.
Che atmosfera si respira a La Rochelle?
AP: A La Rochelle c’è un’atmosfera molto particolare, quella tipica che precede i grandi eventi oceanici. Carica di tensione ma allo stesso tempo di emozione e voglia di partire per quella che senza dubbio può essere definita un’impresa. Peccato che bisogna rimanere concentrati, ci sarà tempo per i festeggiamenti più in là, ora l’importante è preparare la barca al meglio e trovarsi in perfette condizioni psico-fisiche al momento della partenza.
Quanti italiani parteciperanno alla regata?
AP: In questa edizione ci saranno 8 italiani al via della Transat. Nella classe prototipi gareggeranno Andrea Caracci e Maurizio Gallo, nella classe imbarcazioni di serie, la mia, ci sono Simone Gesi, Sergio Frattarulo, Susanna Bayer, Tiziano Rossetti e Giacomo Sabbatini
Si ha già un’idea di cosa vi aspetta sotto il profilo meteorologico?
AP: Non ancora, è troppo presto per fare una previsione. In generale comunque si inizia a studiare la situazione meteo una settimana prima della partenza. La fase di preparazione alla traversata prevede quello che in gergo viene chiamato un “roadbook”, ovvero un programma di regata, la cui creazione dura da due a tre giornate, mentre la variabile meteo viene inserita la sera prima della partenza in modo da avere i dati più accurati ed evitare al massimo le incognite.
Quali sono gli aspetti più difficili della regata che stai per affrontare?
AP: La solitudine nell’affrontare molti giorni di navigazione in oceano, le incognite date dal fatto che si stanno compiendo migliaia di miglia senza assistenza su un’imbarcazione di soli 6.50 metri; la tensione data dal fatto che si è in regata e l’emotività che da un momento all’altro può prendere il sopravvento. La mia paura più grande però è poter subire dei danni all’imbarcazione e non poter continuare la regata. Per il resto sono sicuro del lavoro svolto negli ultimi due anni sotto il profilo atletico e psicologico.