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America’s Cup, in origine fu Fuxia Challenge

Sulla scia dell’intervista rilasciata a Zerogradinord.it dal presidente di Venezia Challenge, Carlo Magna, Marcel Vulpis, ideatore nel 2007 del progetto Fuxia Challenge, ci ha inviato le seguenti considerazioni che pubblichiamo per dovere di cronaca: “In riferimento alla vostra intervista di alcuni giorni fa all’ideatore di Venezia Challenge, Carlo Magna, in qualità di fondatore e ideatore del progetto Fuxia Challenge (idea di sindacato velico tutto al femminile in ambito sportivo e marketing nata nel maggio del 2007) tengo a precisare quanto segue: ho letto nell’intervista che il dr. Magna parla di ‘novità’ per quanto riguarda gli elementi del fund rising, dello yacht club selezionato tra diverse strutture e dell’idea vincente dell’inserimento dell’art director. Di fatto si può parlare di novità assolute quando si è i primi a lanciarle sul mercato, quale che sia il settore. Nello specifico, questi tre elementi sono stati già lanciati – questo sì come assolute novità – in occasione del progetto Fuxia Challenge, che aveva l’ambizione di iscrivere alla Coppa America nel periodo 2007-8 un team di sole veliste provenienti da tutto il mondo. Un team che doveva diventare una piattaforma ideale per le aziende che mirano al target donna. Un’idea di marketing per arrivare a un team di Coppa America”.

Da ZEROGRADINORD – “Per questa ragione ci affidammo all’art director Luigi Focanti – che, di recente, tra l’altro ha lavorato al rilancio del merchandising della Juventus F.C. – proprio perchè volevamo far capire alle aziende che eravamo un progetto molto spinto sul lato della comunicazione. Abbiamo inoltre lanciato un contest tra yacht club per arrivare alla definizione del nome dello Yacht Club di Rijeka, con tanto di presentazione fatta di fronte al sindaco della località croata”.

“Avevamo in cantiere di lanciare il fund rising coinvolgendo tutto il mondo della donna che vuole vincere nelle sue sfide quotidiane, dal lavoro passando per lo sport. Il 4.4.2008 presentammo il progetto a Madrid alla presenza della campionessa olimpica spagnola Azon Camalda e di testate come El Pais. Arrivammo a coinvolgere, fino a un certo punto, l’agenzia internazionale di marketing sportivo Sportfive, che era pronta ad acquistare, vuoto per pieno, il format commerciale di questo progetto unico nel suo genere, e ad investirvi più di 25 milioni di Euro e a coinvolgere persino il gruppo Lagardére a livello di sinergie marketing e commerciale (il tutto tramonto’ per le baruffe chiozzotte tra Bertarelli ed Ellison, che non arrivarono, se non oltre un anno dopo, a trovare un campo di gara e una data per sfidarsi)”.

“Cosa resta di questo progetto? Una bellissima idea di marketing, tra le più innovative degli ultimi dieci anni (e fu la stessa dirigenza di Sportfive ad Amburgo a dircelo). Una bellissima avventura umana, un bel gruppo di amici (guidati da Romy Gai – l’ex direttore marketing della Juventus F.C.) e la volontà, non per questa edizione aperta solo ai catamarani, di riprovarci”.

“Ultimo rammarico: l’assoluto silenzio delle testate italiane più importanti della vela. La nostra exposure l’abbiamo raggiunta soprattutto all’estero. Restiamo ancora oggi il team di vela più famoso pur non essendoci mai iscritti alla Coppa America. E l’invito che abbiamo ricevuto personalmente da Bruno Troublè per il lancio delle Louis Vuitton Series a Parigi è una conferma della bontà del progetto. Speriamo che nella prossima edizione si possano trovare giornalisti italiani un tantino più ‘curiosi’ e un po’ meno annoiati”.

 

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