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Beppe Barnao ci ha salutato

E morto Beppe Barnao, il decano della vela, giornalista, grande appassionato di vela, aveva 84 anni

Da La Stampa: FABIO POZZO
C”era sempre, Beppe.  Su tutti i campi di regata, su tutte le banchine. Era un punto di riferimento. Battuta pronta, ruvida simpatia, ma soprattutto una miniera di informazioni, aneddoti, conoscenze. Lo ricordo tanti anni fa, ad un Trofeo Zegna: lui in prima fila, io che mi avvicinavo al suo mondo, che voleva essere anche il mio, quello della passione per la vela. Essendo già allora il decano, si sarebbe potuto permettere un certo distacco. Invece, mi ha aiuto. E non ha mai smesso. Nè io di chiedere. Credo che in fondo gli facesse piacere, questo ruolo, del decano che dava le dritte ai più giovani. Anche ultimamente, c”era, nonostante facesse fatica. Non con la mente, ma con il fisico. Una volta, davanti a una scala, mi sono affrettato a porgergli il braccio, in segno di rispetto, di amicizia. Lui ha accettato, ma solo il pensiero: “Che fai? Non ne ho bisogno”, mi ha detto.  Non ha voluto averne bisogno sino all”ultimo, credo. C’era sempre, Beppe Barnao. Addolora sapere che adesso non c’è più. Ciao, buon vento.
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(dal blog lamiafedervela di Fabio Colivicchi, uno che lo conosceva veramente) Beppe Barnao è morto oggi a Genova a 84 anni, a seguito di un ictus. Il mondo della vela e del giornalismo sportivo perdono con lui una grande fetta della loro storia e un personaggio unico e indimenticabile. Nato nel 1925, Beppe si avvicinò presto allo sport della vela che divenne la sua scelta di vita. Dalle classi Jole ed “S” nel borgo dei pescatori di Priaruggia, passò alle regate con la classe Snipe, barca con la quale conquistò un campionato universitario scoprendo il gusto di vincere. La classe della sua maturità velica, quella con la quale vinse un titolo europeo e sfiorò le Olimpiadi, è il Flying Dutchman. Dapprima come prodiere di Vittorio Porta: insieme vinsero il Campionato Europeo del 1956, con l’aneddoto dell’ultima poppa, quando ruppero la drizza dello spi mentre erano in testa con vento leggero, e tutta la flotta che li seguiva non issò lo spinnaker, ritenendo che si trattasse di una tecnica innovativa dei fortissimi italiani. Quindi il cambio di timoniere e la scelta di andare a prua di Mario Capio, uno dei campioni dell’epoca, che gli valse l’esilio da Priaruggia come “traditore” della sua Quarto (Capio era di Nervi), ma anche numerosi piazzamenti ai vertici mondiali e un paio di titoli italiani. Beppe “sbarcò” proprio alla vigilia dei Giochi di Roma del 1960, a suo posto Tullio Pizzorno. L’Olimpiade però era destinata a entrare nella sua vita. Negli anni dell’attività sportiva, Beppe – laureato in Lettere e Lingue, e maestro di scuola – avviò e approfondì quella che divenne la sua professione giornalistica, esercitata con una capacità, una passione e un calore che fecero di lui un maestro e un autentico personaggio. Venne assunto al Secolo XIX diretto da Piero Ottone, dove diventò una colonna di tutti gli sport, a partire dal calcio, ma restando sempre straordinariamente “votato” alla sua vela. Un ruolo che negli anni lo ha trasformato, negli occhi e nel cuore di tanti colleghi più giovani, in un antesignano della promozione velica sui media. Le Olimpiadi di Roma 1960 furono il suo primo impegno da inviato (e potete immaginare con quale attenzione seguì le imprese veliche del suo ex timoniere Mario Capio, 12°, poi destinato a diventare Allenatore della Federazione Italiana Vela). Ma Roma 1960 fu solo il primo mattone sul quale Beppe Barnao ha costruito quasi un record di partecipazioni olimpiche: tra Tokio 1964, Mexico 1968, Monaco 1972, Montreal 1976, Mosca 1980, Los Angeles 1984, Seul 1988, Barcellona 1992, Atlanta 1996 e Sydney 2000, fu presente a ben 9 edizioni raccontate “da dentro” con la solita vivacità e immediatezza. Le stesse che metteva nei suoi servizi per le riviste specializzate. Da giornalista sportivo ha vissuto gli anni della crescita economica e delle novità tecnologiche, sempre in prima fila e da protagonista. Fu tra i volti della televisione privata di Genova del Secolo XIX (TVS), con uno stile talmente personale che ancora oggi su YouTube impazzano i video delle sue interviste e delle sue gaffe, sempre sul filo della simpatia contagiosa. Poi iniziò a collaborare con La Sicilia del direttore Candido Cannavò: un incontro che gli aprì le porte della Gazzetta dello Sport, per la quale Beppe è stato fino agli ultimi giorni il corrispondente più costante e presente dal mondo della vela, e molto di più. Beppe considerava i suoi due maestri proprio Piero Ottone e Candido Cannavò. Col primo (“il capo”) condivise anche la travolgente passione per la vela, soprattutto in lunghe crociere estive tra zingarate e navigazioni, e qualche esperienza in regata nella quale coinvolgeva anche i figli giovanissimi. Con Cannavò ha avuto un rapporto intenso e di grande stima. Barnao è stata la firma italiana più seguita del mondo della vela, negli anni del boom, a partire dalla prima sfida di Coppa America con Azzurra nel 1983, per seguire con Il Moro di Venezia nel 1992, Luna Rossa nel 2000 e così via: sempre presente alle massime regate, dall’America’s Cup ai giri del mondo, alle imprese dei navigatori oceanici. Da penna fertile, ma anche da sportivo e velista. Conoscitore, entusiasta, puntuale e creativo. La sua storia di velista e giornalista lo ha tenuto sempre molto vicino agli ambienti della Federvela, a contatto e in amicizia con i grandi dirigenti, i tecnici, gli atleti, trattato sempre da compagno di strada, collega, amico. Un rapporto che ha ricambiato senza perdere mai di vista l’essenza della professione giornalistica, l’amore per i fatti e per la verità. Nel 2007, per festeggiare gli 80 anni della federazione, la FIV creò i nuovi ed esclusivi premi FIV Awards, che nella prima edizione furono assegnati a 11 personaggi del mondo della vela degli ultimi 10 anni, scelti da una speciale commissione guidata dal presidente onorario Carlo Rolandi. Il premio quale “Miglior Giornalista – Memorial Bruno Ziravello”, andò a lui, il grande e inimitabile Beppe Barnao, che regalò alla platea la più bella e spontanea delle performance, lacrime di commozione. Beppe Barnao lascia la moglie Giuliana e i figli Elisabetta e Gian Bartolo (“Gimba”), entrambi ottimi velisti e sportivi, i quali gli hanno regalato tre splendidi nipotini con i quali è rinato: Ottavio (6 anni), Margherita (3) e Nicole (2 e mezzo).

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