La Besenzoni Spa di Sarnico di recente ha annunciato il ricorso alla mobilità per 53 dipendenti su un organico complessivo di 108. Il sindacato ha chiesto all’azienda di valutare soluzioni alternative come il ricorso agli ammortizzatori sociali (cassa integrazione o contratti di solidarietà) e la proprietà si è detta disponibile a valutare questa ipotesi, ma se ne riparlerà a settembre, quando si terrà il prossimo incontro sindacale.
Il nuovo corposo provvedimento di mobilità segue peraltro la procedura aperta a gennaio di quest’anno, quando sono stati dichiarati 38 esuberi (poi scesi a 33) sugli allora 130 addetti circa. La mobilità si è chiusa in primavera con 16 dimissioni volontarie a seguito di un accordo che nel febbraio scorso aveva visto la firma di un’intesa che virava dalla mobilità al ricorso alla cassa integrazione ordinaria e agli incentivi all’esodo.
A confermare la difficile situazione per l’azienda bergamasca sono i sindacati Fim-Cisl e Fiom-Cgil dell’area Sebino-Valle Camonica. «Prima della chiusura estiva – spiega Alessandro Poni di Fim-Cisl – la proprietà ha avviato la procedura per 53 lavoratori a fronte di un semestre 2012 dai risultati non brillanti e con prospettive non incoraggianti sul fronte commesse per l’autunno. Besenzoni deve fare i conti con un crollo del business nautico che ha colpito uno dei settori più significativi del made in Italy. Da parte nostra ci auguriamo che a settembre, alla ripresa del dialogo fra le parti, la proprietà faccia un passo indietro rispetto alla mobilità orientandosi sul ricorso agli ammortizzatori sociali per trovare una soluzione che tuteli il più possibile i lavoratori».