La confessione alla polizia: da velista a spia per conto di Oracle «Studiavo Alinghi con metro e Gps». È un francese che ha lavorato per Luna Rossa l’ultimo maldestro 007 nella già ricca casistica dell’America’s Cup
«Mi chiamo Jean-Antoine Bonnaveau. Ho 50 anni. Sono francese ma vivo a Valencia, in Spagna. Sono sposato con una figlia, militesente e, dal dicembre 2007, assunto nel design team del sindacato americano Oracle, dal quale percepisco uno stipendio mensile di 10 mila euro. È vero, ho fotografato il capannone di Alinghi e l’ho misurato per cercare di risalire alle dimensioni del nuovo multiscafo degli svizzeri. Non pensavo fosse un reato. E poi, scusate, in Coppa America non lo fanno tutti?…». Il pesce è piccolo, dentro e fuor di metafora. E il medico di Azzurra inguainato in una muta da sub e pescato come uno sgombro nell’acqua sudicia del porto di Newport mentre scattava foto alla rivoluzionaria chiglia con le alette di Australia II, America’s Cup 1983, ammettiamolo, costituisce un aneddoto ben più gustoso. Il sergente del dipartimento regionale di Polizia giudiziaria di Montpellier, distaccamento di Nîmes, ha riletto il verbale dell’interrogatorio dell’ultimo improbabile 007 beccato a spiare in Coppa e ha, pietosamente, derubricato. Il reato non sussiste.
Sussiste, però, la piccola storia di un eroe al contrario, il velaio di Cannes che a Auckland osservava le rande altrui (forma e portanza) per Luna Rossa, che in seguito era passato con i neofiti di Alinghi, capaci di vincere la brocca più prestigiosa della vela al primo colpo, poi era andato a mungere uno stipendio più lauto a Larry Ellison, il tycoon di Oracle (si narra di grinder assoldati per 50 mila dollari al mese), e infine ha guidato la sua Volvo fino a Montreux, in Svizzera, ha preso alloggio all’albergo Bon Port con trattamento di mezza pensione e si è messo a spiare l’ex datore di lavoro per conto dello sfidante che sogna di conquistare la Coppa nel duello tra multiscafi che nel febbraio 2010 deciderà generalità e indirizzo del nuovo defender.
Strambando tra calici di Moët & Chandon in nobili galosce e griffatissime cerate, lo stile Coppa America prevede da sempre colpi bassi in guanti bianchi e agguerriti team di avvocati che gonfiano i budget ufficiali, non a caso il Moro di Venezia timonato da Paul Cayard vinse a San Diego la leggendaria Vuitton Cup ’92 protestando il bompresso irregolare dei neozelandesi e Ernesto Bertarelli, armatore di Alinghi, sta (per sua ammissione) pagando 250 mila dollari al mese di spese legali nella disputa infinita che, tra onde e tribunali, lo oppone a Larry Ellison dall’estate 2007. Il miliardario americano Bill Koch faceva spiare il Moro da un finto peschereccio che registrava foto e dati, uno stratagemma non privo di ironia: due tortiere nere rovesciate, piazzate a poppa, erano spacciate per potentissimi radar. E quando a Auckland, gennaio 2001, di fronte alla base di Luna Rossa apparve dalla sera alla mattina una misteriosa chiatta, alla ciurma di Francesco de Angelis fu immediatamente chiaro di essere finita nel mirino di teleobiettivi e microfoni.
Le regole sono chiare: vietato avvicinarsi in navigazione agli yacht a meno di 250 metri e persino frugare nella spazzatura dei rivali. Mai, però, si era visto in circolazione uno spione maldestro come Jean-Antoine, armato di metro da sarto e rudimentale Gps per dedurre, dalle dimensioni dell’hangar in cui gli uomini di Bertarelli stanno assemblando la barca che verrà varata a metà luglio, le proporzioni del multiscafo che affronterà il trimarano Oracle nella privatissima edizione dell’America’s Cup del prossimo anno. «Sì, ho scattato fotografie. Sì, ho misurato la distanza tra i lampioni e il capannone. Sì, ho identificato l’ufficio di Alinghi dove si prendono le decisioni e i membri del design team dalle loro uniformi. Sì, ho riferito tutto al mio superiore, Manolo Ruiz De Elvira (ex designer di Alinghi, tra l’altro, ndr), al quale ho inviato due rapporti. Sì, a un certo punto ho notato che qualcuno mi seguiva e mi filmava…». Era Brett Ellis, uno dei progettisti di Bertarelli. Che ha chiamato la polizia. «Ho solo cercato di ottenere informazioni, un’abitudine che fa parte della storia della Coppa America da oltre 150 anni ». Centocinquantotto, per la precisione. Il sergente del dipartimento regionale di Polizia giudiziaria di Montpellier, distaccamento di Nîmes, si è acceso una sigaretta e ha incrociato i piedi sul tavolo. Il tempo di aspirare la prima boccata, e già pensava ad altro.
Gaia Piccardi “Corriere della Sera”