“Noi non consideriamo mai che abbiamo una sola vita e spesso la trascorriamo percorrendo sempre e soltanto una sola rotta ma il cambiamento è inevitabile, e per progredire e maturare bisogna allargare l’orizzonte e cercare di fare più esperienze possibili. Più che altro era questa l’esigenza che sentivo, andare alla ricerca di nuovi orizzonti e lasciarmi alle spalle qualcosa che non andava e in cui non mi riconoscevo più.”
di Geraldine Schwarz
Così Roberto Soldatini, musicista, direttore d’orchestra che ha calcato i palchi dei teatri più famosi, a 50 anni, 10 anni fa, ha deciso: ha attraversato quel ponticello, ed è salpato. Da quindici anni la sua casa è il mare, o meglio un Moody di 44 piedi (13 metri) di nome Denecia su cui vive: per sei mesi l’anno nei porti per svernare, e per i restanti navigando. E’ il primo italiano ad avere la residenza in una barca a vela, è stato al porto di Napoli, per 8 anni, a Venezia per un anno, e adesso è ormeggiato al porto di Trani e insegna al conservatorio di Bari. Sulla sua bellissima “Denecia” ha portato il suo mondo, la sua musica, il violoncello, suo primo amore, i suoi libri e tutto quello che gli serviva per vivere. Niente di più e niente di meno. “Mi sono liberato del superfluo – racconta – e vivo con l’essenziale ma non mi manca nulla. Vivere in barca è molto più gradevole che vivere in un appartamento di cemento e se tornassi indietro lo rifarei molto prima dei 50 anni.
E’ estremamente stimolante perché ti impegna a risolvere sempre diversi problemi, sei sempre immerso nella natura e ne benefici con una visione sempre a 360 gradi e inoltre fa bene al fisico, mi sento sempre cullato come in un abbraccio materno. Partire con la tua barca-casa poi è straordinario, dovunque arrivi anche fosse dall’altra parte del mondo sei a casa con le tue cose. Certo, è tutto ridotto ma anche questo è molto bello perché riporta all’essenziale e le scelte sono molto più chiare e consapevoli. Lo consiglio davvero a tutti.” Nato con l’amore per la musica, figlio della prima tromba dell’orchestra di Santa Cecilia di Roma, Soldatini decide di voler diventare direttore d’orchestra a cinque anni. Durante un concerto alla Basilica di Massenzio rimane affascinato dalle note della “sinfonia del nuovo mondo” di Dvorak ma soprattutto dall’energia dalla capacità di convogliare tutte le energie del direttore d’orchestra. E così segue quella strada che lo porta ad una brillante carriera. A 50 anni però la decisione. E’ arrivato il momento di cambiare: molla la carriera e vende la sua casa di Roma ad una vedova inglese, che ironia della sorte, si innamora della casa e vende un Moody44.
Così arriva Denecia nella sua vita e la barca, diventa nuova dimora e strumento con il quale scoprire nuove rotte. Da allora Soldatini diventa anche scrittore, grafomane come lui stesso dice e ad oggi ha scritto 5 libri sul rapporto con il mare, sui viaggi, sulla libertà della vita, e anche una autobiografia della barca, (scritta “da lei stessa”) che si intitola “Denecia, autobiografia di una barca” e che racconta anche di come una barca vede il mondo, a partire dai comportamenti contraddittori di chi dice di amare il mare e poi usa sempre e solo piatti di plastica. A Maggio uscirà un libro sulla sua ultima esperienza di vita a Venezia, durante la pandemia dal titolo “Cà Denecia” (edito da Mursia) che racconta di una Venezia inedita, esclusiva, per una volta senza turisti, restituita ai veneziani durante la pandemia. “Le avventure in mare non si contano ovviamente e sono tanti i momenti da ricordare di questi 10 anni in mare – racconta Soldatini – sicuramente la prima traversata in solitaria da Marsiglia e l’arrivo ad Istanbul fatta quando ho preso la barca è stata un’emozione unica, lì ho sentito che avevo coronato un sogno, ero ancora inesperto ma ce l’avevo fatta. Poi una volta nell’Egeo quando ho attraversato una tempesta con 65 nodi di vento, arrivando in porto con tutta la gente in piedi che guardava all’orizzonte quel puntino di barca se ce l’avrebbe fatta, ho capito che forse avevo superato qualche mio limite e nemmeno me ne ero accorto per la tensione che avevo di fronteggiare mare e vento. E poi certo non posso dimenticare nemmeno quando mi sono sentito un pifferaio magico e mentre suonavo al tramonto al largo di un’isola della Croazia è arrivato un branco di delfini e hanno cominciato a fare salti altissimi attorno a Denecia, io ero così emozionato che ho continuato a suonare quel brano diverse volte senza smettere, ennesima testimonianza che gli animali amano la musica.”
Oggi Denecia è ormeggiata al porto di Trani, e Roberto Soldatini insegna al conservatorio di Bari in attesa di salpare con il suo compagno Michele Gallucci (he disegna le copertine dei suoi libri), verso nuove avventure. “Non potrei chiedere di più alla vita oggi- aggiunge Soldatini – ho realizzato diversi sogni nella mia vita ma sempre avendo il coraggio di intraprendere certe scelte. Ringrazio mio padre che mi ha sempre incoraggiato a seguire i miei sogni e oggi cerco di fare altrettanto con i miei lettori attraverso i libri che scrivo che raccontano le esperienze che sto vivendo e invitano al viaggio e ad avere coraggio per realizzare ciò in cui si crede veramente e che si desidera. Perché anche se a costo di certe scelte drastiche, cambiare rotta si può.”