Economia

La nautica italiana deve guardare alla Cina

Osservatorio Nautica & Finanza 2011:  la nautica italiana guardi alla Cina. Nell’ambito della collaborazione tra Pentar e Borsa Italiana viene presentato oggi a Piazza Affari lo studio sulla Nautica, giunto alla sua V edizione. I dati che emergono sono lo specchio della situazione economica contingente, negativi ma di stimolo per guardare a mercati emergenti.  Maurizio Romiti, Amministratore Delegato di Pentar, ha presentato oggi in Borsa i nuovi dati dell’Osservatorio Nautica & Finanza che offre annualmente una panoramica sull’andamento del mercato e delle transazioni del settore della nautica da diporto. Anche quest’anno l’Osservatorio comprende, oltre all’analisi di un campione di 53 cantieri nautici,  anche lo studio di 31 società di accessoristica nautica, segmento che rappresenta un complemento importante del settore. Per la prima volta però dall’inizio della sua pubblicazione, l’Osservatorio 2011 è costretto a ridurre il numero di cantieri nautici analizzati, a causa di alcune chiusure avvenute nel corso dell’anno e dell’elevato numero di società che hanno adito procedure concorsuali.

Il quadro che emerge dai dati raccolti è fortemente negativo.
Sul mercato internazionale la produzione dei megayacht è diminuita del 27%, scendendo a 9 miliardi di euro. Si conferma la ripartizione del mercato tra imbarcazioni a motore e a vela ed il primato dei cantieri italiani in questo comparto; tuttavia per la prima volta dopo oltre 10 anni, la quota di mercato dei cantieri italiani si assottiglia: pur mantenendo la leadership assoluta si contrae di 0,8 punti percentuali dal 51,0% al 50,2%.
Il valore della produzione italiana diminuisce del 28,7% considerando tutti i comparti del settore e del 24.8% con riferimento alla sola produzione di imbarcazioni. Anche in questo caso è la prima volta, dopo moltissimi anni, che la tendenza si inverte. La produzione italiana è tornata ai livelli del 2005, avendo eroso nel 2009 circa 800 milioni di valore. Resta stabile in Italia la ripartizione tra motore e vela, con il primo che mantiene una quota mercato di gran lunga superiore.
Merita particolare attenzione la distribuzione tra vendite interne e vendite all’estero. I consumi interni sono diminuiti del 33.9% e tale contrazione si compone di cadute rispettivamente del 30% e del 48,4% della produzione italiana per il mercato nazionale e delle importazioni dall’estero. Molto diverso è il dato delle esportazioni, la cui riduzione è “solo” del 20,5%. Per il secondo anno consecutivo l’andamento delle esportazioni, beneficiando di dati meno negativi delle vendite interne, aiuta il comparto a contenere la caduta.

Tra i cantieri, 33 su 53 hanno messo a segno un risultato negativo. I ricavi delle società che compongono il campione sono diminuiti di oltre un terzo e per la prima volta l’ebitda è negativo, avendo perso da un anno all’altro oltre 9 punti percentuali. Ancora maggiore è l’effetto che si manifesta sul risultato dell’esercizio: è negativo per il 12.1% contro un dato negativo dell’anno precedente del 3.7%. Lo stato patrimoniale aggregato conferma le indicazioni fornite dal conto economico: il patrimonio netto cresce del 7% rispetto all’anno prima. I debiti finanziari crescono ancora dell’11% ed ammontano a circa due volte e mezzo il patrimonio netto.
Per quanto attiene alle società degli accessori, si registra una forte contrazione dei ricavi (circa il 38%), così come di tutti i margini: ebit e risultato dell’esercizio sono negativi con peggioramenti rispettivamente di 8.8 e di 11.5 punti percentuali. Lo stato patrimoniale aggregato mostra però, la diversa solidità di queste società rispetto ai cantieri: il patrimonio netto non diminuisce e i debiti addirittura diminuiscono di oltre il 15%. Il rapporto tra patrimonio netto e indebitamento finanziario netto si conferma superiore a 3.

Malgrado i dati negativi emersi dall’Osservatorio 2011, la nautica italiana presenta alcuni indicatori positivi che inducono alla constatazione che il settore poggia su basi solide da cui deve ripartire. “Dobbiamo guardare al futuro – ha sottolineato durante il suo intervento Maurizio Romiti, Amministratore Delegato di Pentar –  poggiando i piedi su quanto di buono nel settore ancora c’è e può esser fatto valere in campo internazionale. Il nostro Paese è leader nel mondo in questo settore e deve essere consapevole delle sue capacità e soprattutto dei punti di forza rispetto ai concorrenti. Sappiamo bene che il mercato internazionale è meno debole del mercato interno e le nostre imprese su quel mercato si sono difese bene. E’ proprio da qui che si deve ripartire per riprendere a far crescere i  propri numeri. In questo periodo si stanno inoltre verificando alcune tendenze, capaci di portare grandi novità e offrire prospettive di crescita molto interessanti. Nuovi mercati stanno mostrando il loro interesse per la nautica. Come la Cina che ha scoperto l’interesse per il mare e le barche. Quello cinese è un mercato con grandi potenzialità, capace di dare spinta propulsiva al settore, ma che richiede di essere affrontato con professionalità e coraggio. I nostri cantieri debbono saper raccogliere la sfida e soprattutto debbono saperla vincere.”

Maurizio Romiti nel corso del suo intervento ha infine puntato il dito contro l’atteggiamento del mondo del credito nei confronti del settore, colpevole di aver contribuito negli anni di crescita a ‘drogare’ il mercato con operazioni che hanno provocato un andamento anomalo e volumi non in linea con le effettive possibilità del mercato. Ed ora resta totalmente insensibile alle richieste di credito che le aziende del comparto nautico richiedono per uscire più rapidamente dall’impasse della crisi.

Alessandro Santini, Direttore Generale di Pentar,  ha chiuso la tavola rotonda affrontando il tema dell’altalenante rapporto tra settore nautico e fondi di investimento: “Per uscire dalla crisi e affrontare il mercato è necessario che le aziende del comparto siano solide e industrialmente strutturate. L’aggregazione tra aziende permette massa critica, sinergie produttive e soprattutto distributive. Solo attraverso le aggregazioni si possono attrarre investitori come i private equity disponibili ad apportare risorse finanziarie e management con logiche industriali e di lungo di periodo. Le banche d’affari possono essere acceleratori di questa aggregazione con il loro know-how tecnico, la conoscenza del settore e delle aziende che lo compongono. Se non vogliamo che anche nella nautica si assista alla perdita dell’italianità, con l’avvento di operatori esteri come sta avvenendo per altri settori, questo processo dovrà  essere accelerato proponendo agli imprenditori valide alternative e soluzioni per garantire continuità e crescita futura.”

Ricco il panel di relatori intervenuti alla tavola rotonda, dopo la presentazione dei dati 2011 da parte di Maurizio Romiti, si sono confrontati Luca Peyrano, Head of Continental Europe, Primary Markets Borsa Italiana – London Stock Exchange Group; Paolo Lombardi, Presidente Fiera di Genova; Aurelio Lonoce, Direttore Generale Raffaelli Costruzioni Nautiche; Massimo Bernazzi Presidente MPS Leasing & Factoring Gruppo Monte Paschi e Alessandro Santini, Direttore Generale Pentar.

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