Anche la nautica da diporto ha accusato l’impatto del Covid. Ma in che modo? Cosa è cambiato rispetto al 2019 prima che si diffondesse il coronavirus? Un’indagine mostra alcuni dati interessanti, a partire dall’identikit del diportista.
A condurre l’indagine Smart&Green, il centro di ricerca e formazione per la valorizzazione territoriale delle risorse naturali, antropiche e tecnologiche operante presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Genova. In attesa della Bit di Milano, che si svolgerà dal 9 al 14 maggio e nel corso della quale verrà presentato il “XXIV Rapporto sul Turismo Italiano”, ecco qualche dato.
Nello specifico si tratta di un’indagine empirica di tipo quali-quantitativo, basata su un questionario anonimo semi-strutturato distribuito nel mese di febbraio 2021 tramite mailing list di attori della filiera, sebbene nella maggior parte dei casi i rispondenti siano stati raggiunti utilizzando i social media. L’indagine è circoscritta ai possessori di natanti (fino a 10 metri di lunghezza) e di imbarcazioni (dai 10 ai 24 metri di lunghezza).
Ma veniamo ai dati. Nell’esaminare la situazione della nautica da diporto e l’impatto del Covid, l’indagine ha voluto innanzitutto tratteggiare il profilo del diportista. Secondo quanto emerso, la fascia di età predominante è quella che va dai 61 ai 75 anni (natante 38,8%, imbarcazione 40,4%, media 39,6%), seguita dalla fascia 46-60 anni. Il diportista è principalmente uomo (natante 89,8%, imbarcazione 91,2%, media 90,6%) e possiede una laurea (natante 61,2%, imbarcazione 54,4%, media 57,5%).
Per quanto riguarda le imbarcazioni, l’usato la fa da padrone. Anche se c’è una lieve differenza se si parla di natante o imbarcazione. Nel dettaglio, il nuovo nel caso del natante raggiunge il 19,2%, mentre nel caso dell’imbarcazione il 32,5%, con una media del 26,1%; l’usato, invece, nel caso del natante raggiunge l’80,8%, mentre nel caso dell’imbarcazione il 67,5%, con una media del 73,9%. La barca, inoltre, viene tenuta in media permanentemente in acqua (69,6%). Ma nel caso del natante cresce un pochino la percentuale di chi la tiene solo alcuni mesi in acqua (29,5%), rispetto a quanto avviene con l’imbarcazione (14,5%).
Analizzando poi alcuni dati specifici sulla nautica da diporto e il Covid, è emerso che nel 2020 c’è stato un numero minore di uscite giornaliere rispetto al 2019 (media 73,3%) e un numero minore di crociere (media 60,9%). Nel complesso quanti giorni ha trascorso in barca il diportista? In media 52,2 (30,8 uscite giornaliere e 21,4 giorni di crociera). Indiscutibilmente, il diportista ha navigato meno a causa del Covid-19. Nello specifico, in media il 72,7% in meno. Alla domanda “perché il Covid-19 ha limitato il diportista nelle sue uscite?” Gli intervistati per il 59,8% hanno risposto a causa delle difficoltà di mobilità, a seguire sono state menzionate le limitazioni al numero delle persone ospiti (21,4%) e le difficoltà a raggiungere le località meno colpite dalla pandemia (sempre 21,4%).