Un piano in otto azioni, senza ricorso a contributi pubblici, in grado attrarre 3 miliardi di investimenti, creare 15.000 posti di lavoro e recuperare 450 milioni di Iva di gettito per l’erario. È il piano triennale per la nautica proposto al governo da Ucina, l’associazione di categoria, e presentato oggi in apertura del 49/mo Salone Nautico Internazionale ai ministri Altero Matteoli (Infrastrutture) e Michela Brambilla (Turismo). Un salone, quello dell’edizione 2009, apertosi nel segno della crisi ma anche caratterizzato da una grande voglia di riscatto da parte delle imprese del settore come dimostra l’alta partecipazione nonostante le incertezze: 1.450 espositori (37% esteri), con 2.400 barche, di cui 600 novità.
“In quanto settore rappresentativo del made in Italy, abituati ad operare su un mercato globale – ha sottolineato il presidente di Ucina Anton Francesco Albertoni, abbiamo dimostrato grandi capacità di competere, confermando anche quest’anno la nostra leadership europea e a livello di grandi barche – a fronte di un calo di ordini del 30% a livello mondiale -, la nostra industria resta leader assoluto”.
La logica del piano, ha spiegato Albertoni nel corso dell’assemblea generale della nautica anticipata a Genova a rimarcare l’esigenza di un confronto a tutto campo con tutte le istituzioni, è la stessa che ha portato all’adozione del Piano Casa: nessun contributo pubblico per uno strumento in grado di attrarre investimenti. Fra le otto azioni individuate: il rilancio del registro internazionale per il rientro dei super yacht sotto bandiera italiana (soltanto l’1% delle navi da diporto varate dai cantieri italiani si iscrive al registro nazionale), una circolare di equiparazione del regime di locazione (senza equipaggio) e noleggio (con equipaggio), lo sviluppo della locazione delle piccole barche, una nuova legge quadro delle aree marine protette e, soprattutto, il reperimento di nuovi posti barca (nei bacini commerciali esistenti, nei porti di interesse regionale,nelle aree dismesse del demanio militare).
“Servono regole snelle e soprattutto tempi certi per dare attuazione al project financing di seconda generazione varato dal governo” ha affermato Albertoni. Il paragone con il piano casa è piaciuto al ministro Matteoli: “Occorre però anche in questo caso – ha affermato – la condivisione delle Regioni. Se vi sarà si potranno accelerare le procedure per realizzare i porti. C’è un governo amico – ha detto – che vuole darvi una mano per uscire dalla crisi e tornare agli splendori degli anni passati”. Il ministro Brambilla, da parte sua, ha annunciato che la settimana prossima avrà un incontro decisivo col ministro della difesa per valutare la possibilità di destinare alla nautica da diporto strutture portuali militari dismesse. Ha precisato inoltre di aver discusso ieri con il presidente del consiglio le modifiche da apportare al comparto turistico e, in particolare criteri nuovi per regolamentare i canoni demaniali.
Incoraggiamenti anche da parte del viceministro all’economia e finanza Giuseppe Vegas secondo cui una spinta in favore della realizzazione di porti turistici potrà venire dal federalismo demaniale che prevede la gestione, da parte dei comuni, di beni demaniali inseriti nel loro territorio e fra questi quelli marittimi. “È uno strumento – ha affermato – che può fare la differenza rispetto al passato”.
Fonte: La Stampa.it