Cantieri

Roma, crac gruppo Privilege yard: arrestati due imprenditori

Crisi nel mondo dei #GigaYacht oppure semplice truffa? Arrestati i faccendieri titolari del cantiere alle porte di Civitavecchia. Il cantiere negli anni è stato finanziato da tutto il comparto bancario nazionale, a partire da Banca Etruria. – I finanzieri del Comando provinciale di Roma, hanno arrestato Mario La Via(classe 1940) e Antonio Battista (classe 1963), imprenditori operanti nel settore della nautica, in relazione al fallimento, dichiarato nel mese di giugno 2015, della Privilege yard spa, società specializzata nella progettazione e realizzazione di yacht di lusso. Gli interessati, finiti agli arresti domiciliari, sono accusati a vario titolo per i reati di “bancarotta fraudolenta documentale e patrimoniale, reati tributari, nonché della violazione di specifica fattispecie contemplata dalla normativa antimafia”. L’operazione, eseguita dal Nucleo polizia tributaria di Roma sotto la direzione della procura della Repubblica di Civitavecchia, ha portato anche al sequestro dell’intero patrimonio immobiliare di tre società romane legate a La Via, per un valore complessivo di circa 25 milioni di euro, nonché le somme giacenti sui conti correnti bancari dell’arrestato per un valore di oltre 500 mila euro. (LaPresse).

Le indagini, grazie alle intercettazioni e ai rilevamenti contabili e complesse indagini bancarie, hanno dimostrato i presunti illeciti perpetrati dagli amministratori di fatto e di diritto della società, i quali hanno posto in essere, scrivono gli inquirenti “atti distrattivi e dissipativi del patrimonio della società in danno dei creditori per oltre 87 milioni di euro”.

Roma, 28 lug. (LaPresse) – Tali condotte hanno portato ad aggravare lo stato di dissesto della società fallita, determinando un passivo fallimentare di oltre 180 milioni di euro costituito, prevalentemente, dai debiti nei confronti delle banche e dei fornitori con i quali sono stati sottoscritti contratti per la realizzazione di un primo natante di lusso di circa 130 metri, del valore di mercato di oltre 340 milioni di euro, apparentemente commissionato da soggetti non identificati attraverso un trust con sede nell’Isola di Man. In tale ambito, “sono state delineate ulteriori condotte penalmente rilevanti – sottolinea chi indaga – concernenti l’omesso versamento di ritenute operate per complessivi 569.624,97 euro”. Le indagini hanno consentito di appurare una serie di condotte gestionali scellerate, finalizzate all’indebito arricchimento degli indagati a danno della fallita. 

In particolare è emerso che i progetti relativi ai mega yacht, rinvenuti negli uffici della società fallita, si sono rivelati privi di valore economico, palesando così che il costo sostenuto di circa 80 milioni di euro, fatturato e pagato interamente ad una società con sede nelle Isole Vergini, è risultato del tutto fraudolento; accertati anche costi relativi a consulenze, noleggio autovetture di lusso, locazioni di immobili, spese di rappresentanza, erogazioni ad enti caritatevoli con sede in Paesi esteri, che si sono rivelati privi di valide ragioni economiche. Inoltre sono state poste in essere movimentazioni di ingenti capitali da e verso Paesi a fiscalità privilegiata, soprattutto attraverso la figura di La Via, risultato praticamente sconosciuto al fisco italiano.

 

Mario La Via è risultato titolare di fatto di tre società intestate a presunti prestanome, proprietarie di un ingente patrimonio immobiliare sul territorio nazionale, costituito prevalentemente da immobili di pregio. E secondo chi indaga “malgrado il conclamato stato di dissesto, sono state effettuate delle erogazioni liberali a favore di diversi soggetti, apparentemente non giustificate”.

Inoltre, nel contesto investigativo emerso, sono state delineate ulteriori condotte illecite in materia fallimentare, concernenti il ricorso al credito, in due specifiche circostanze, dissimulando lo stato d’insolvenza dell’impresa, in occasione della concessione di un finanziamento per euro 100 milioni, da parte di un pool di istituti di credito la cui capofila era la Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio.

 

Analoga condotta è stata perpetrata anche in relazione ad un’ulteriore richiesta di finanziamento per euro 90 milioni. Infine, l’autorità giudiziaria inquirente, alla luce delle risultanze investigative, ha ravvisato la sussistenza di un’attribuzione fittizia di somme ed immobili che La Via ha operato a favore di terzi, al fine di agevolare la commissione, da parte di questi ultimi, dei delitti di ricettazione e riciclaggio di denaro provento, tra l’altro, dei reati oggetto di contestazione.

 

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