E’ al Sud, lungo la costa ricoperta di agavi e cactus, che la Sardegna rivela la sua anima africana. Non si rimpiangono le sabbie blasonate della Costa Smeralda a Castiadas, nella piana del Sarrabus. Così una Sardegna antica, punteggiata di stazzu (i ricoveri dei pastori, in pietra) è destinata a trasformarsi, in pochi anni, nella nuova Costa Smeralda o, speriamo di no, in una distesa di villaggi nazional popolari e alveari di seconde case, come è successo alla bellissima Costa Rei. Non sono i camerieri in livrea con i vassoi colmi di cocktail a rendere attraente un luogo di mare, ma le dune, gli uccelli marini, gli asfodeli che spuntano nella sabbia. Almeno secondo il presidente Wwf Italia Fulco Pratesi. Ingredienti di molte spiagge sarde, incastonate in 1843 chilometri di costa, davanti a più di 400 isolotti e piccoli arcipelaghi. Un patrimonio che Lega Ambiente tenta di difendere dalla bulimia speculativa di immobiliaristi di tutto il mondo. Il paradiso non può attendere. In collaborazione con Sailing & Travel