Il 2010 non è certo iniziato sotto i migliori auspici dal punto di vista della ripresa economica e dell’occupazione. Tutt’altro. I dati in possesso della Cna, in tal senso, sono davvero preoccupanti: sono state 34 le richieste, arrivate in un solo giorno, da parte delle imprese artigiane per beneficiare della cassa integrazione in deroga.
LA NAZIONE – Viareggio, 7 gennaio 2010 – Sono così 158 i dipendenti, che dal 1 gennaio al 30 giugno 2010, avranno garantito lo stipendio, se pur lievemente ridotto (l’80%). Ma poi cosa accadrà? Saranno reintegrati o per loro si apre lo spettro del licenziamento? E altrettanto preoccupante il calo del fatturato che nelle ditte artigiane si aggira attorno al meno 30-40%. La ripresa insomma è ancora lontana soprattutto nei settori trainanti dell’economia locale come la nautica e l’edilizia.
Il dato fornito dalla Cna è provinciale, ma la situazione peggiore la si ha nel settore della nautica, il comparto economicamente più importante della città. Metalmeccanica, costruzione e servizi gli altri settori dell’economia attraversati da una grave crisi.
Per la richiesta di cassa integrazione, rispetto agli anni precedenti, si tratta di unn vero e proprio boom. La situazione è stata esaminata nel corso di una riunione plenaria della commissione composta dalla Cna (www.cnalucca.it), Confartigianato, Cgil, Cisl e Uil, per la firma degli accordi per la Cigs in deroga nel settore dell’artigianato della Provincia che la dice lunga sullo stato della crisi, e conferma, il trend negativo dei principali settori provinciali.
Le richieste, come si diceva, sono arrivate dalla nautica, dal settore metalmeccanico, da quello edile, in particolare dagli impiantisti, e dalle aziende di servizi. Ancora in calo i fatturati (con una stima che si aggira sul 30-40%) e l’occupazione che regge proprio grazie alle imprese artigiane (-2%) che stanno “dimostrando – analizza Ugo Da Prato, presidente provinciale della Cna – di credere in una ripresa anche se non sarà veloce come annunciato”.
Lo strumento degli ammortizzatori sociali, e quindi, della cassa integrazione “significa – analizza il numero uno degli artigiani – che la crisi è ancora forte e viva; che le commesse non sono ancora arrivate e che di ripresa, al momento, non c’è nemmeno l’ombra. Dall’altro lato invece stiamo assistendo ad uno sforzo enorme delle imprese nei confronti dell’occupazione; il dato regionale, molto vicino a quello provinciale, significa esattamente questo. Le imprese stanno utilizzando tutti gli strumenti per mantenere la forza lavoro e poter, appena sarà possibile, ripartire. La flessibilità della cassa integrazione ha anche questo compito”.
Le maggiori preoccupazioni arrivano dalla nautica, il comparto che più di altri sembra faticare a riprendersi e che storicamente è un fortissimo serbatoio di occupazione a Viareggio e nelle zone limitrofe. La Cna teme che per cercare una boccata d’ossigeno le aziende possano dare vita a una sorta di ‘battaglia al ribasso’ tanto che si sta facendo concreta la possibilità di un patto tra imprese-cantieri, Regione Toscana, Comune di Viareggio e sindacati, per non scadere nel tranello del ribasso a discapito di qualità e sicurezza.
“E’ un rischio — ammette Da Prato — messo in moto dalla forte concorrenza nel settore con prezzi sempre più al ribasso, e un assottigliamento estremo del margine costi-ricavi. A risentirne non sarebbe solo la qualità degli yacht ma tutto il comparto; vendere al ribasso vuol dire sacrificare la qualità e la sicurezza, e questo non possiamo permetterlo”.
Ma lo scopo del patto è anche quello di tutelare cantieri e imprese di subfornitura che lavorano in qualità e hanno standard di sicurezza eccellenti: “Più la ripresa tarda ad arrivare, più il rischio cresce. Vendere al ribasso porterebbe il marchio viareggino, e la nostra nautica, verso la deriva. In poco perderemmo tutto quello che abbiamo guadagnato, in termini di immagine e qualità delle produzioni, in tutti questi anni”. La crisi delle commesse di yacht stando agli addetti ai lavori potrebbe durare per tutto il 2010. “Il mercato non si è ancora risvegliato – conclude Da Prato – dobbiamo ancora stringere i denti per qualche mese”.
FONTE: LA NAZIONE