La prima vita di Tecnomar è iniziata nel 1987. La seconda inizia invece due anni fa, quando Giovanni Costantino rileva l’azienda e ne prende le redini. Da allora è iniziato un profondo cambiamento, che ha coinvolto l’azienda e il prodotto, per seguire le logiche di mercato. Oggi questo percorso si arricchisce grazie all’acquisizione di Admiral, il brand famoso per i suoi mega-yacht. Il numero uno di Tecnomar ci svela quale sarà la rotta del cantiere, che punta a portare la bandiera del made in Italy nel mondo.
Potrei spiegarlo con una semplice frase: per completare il nostro posizionamento sul mercato della nautica italiana con un brand di consolidata notorietà, che non può che dare una forte spinta a questo piano. Per capire fino in fondo il motivo bisogna però fare un passo indietro ripercorrendo la storia di Tecnomar degli ultimi due anni.
Intende dal momento in cui ha acquisito l’intero pacchetto azionario?
Esattamente. Io provengo da mondi diversi da quelli della nautica. Appena arrivato ho subito notato un deficit del settore, ossia l’incapacità di anticipare le mosse di fronte all’incalzare della crisi. Era il 2009 e in generale si pensava che il calo delle vendite non sarebbe durato e soprattutto non sarebbe peggiorato negli anni successivi. Cosa che invece è successa. Così mi sono subito messo all’opera per impostare rapidamente un feroce turnaround: per dare a Tecnomar un approccio veramente industriale.
Qualche esempio pratico?
Abbiamo adottato diversi cambiamenti, dal controllo qualità dei fornitori, ai nuovi sistemi di timing delle commesse, i cui ritardi hanno sempre fatto parte di questo settore. E poi una verifica sistematica dei budget, la formazione aziendale con l’introduzione di attività di team building, e un nuovo approccio al marketing. Secondo me, quel che manca alle imprese della nautica è la presenza dei manager. Ci sono ottimi tecnici, ma per gestire realtà così complesse serve anche il management.
Questo per quanto riguarda il capitolo aziendale, ma sul fronte della flotta?
Serviva un cambiamento a 360 gradi. Così abbiamo ampliato l’offerta, operando un restyling sulla flotta storica e seguendo una nuova progettazione che andasse verso le tendenze del mercato. Abbiamo inserito 19 nuovi modelli distribuiti in sei linee di prodotto, cinque a motore e una a vela con il marchio Tecnosail. Un lavoro enorme. Come ho detto prima mancava però ancora qualcosa per l’upgrade del gruppo Tecnomar. Un brand ben conosciuto nel mondo nautico.
Così avete acquisito Admiral dai cinesi di Nauticstar Marine che se l’erano aggiudicato meno di un anno prima…
La società cinese non è riuscita a pagare la somma fissata, così Admiral è finita all’asta. Da un anno seguivamo le sorti di questo marchio, uno dei più prestigiosi per imbarcazioni con scafi in acciaio fra i 32 e i 44 metri di lunghezza. È stato un investimento da tre milioni di euro che ci consente di entrare nel segmento dei superyacht costruiti in questo materiale.
Perché è cosi importante questo materiale?
Perché il mercato va verso imbarcazioni in l’acciaio e alluminio e tecnologie eco-compatibili. Il trend è diminuire leggermente le prestazioni, ma abbassare notevolmente i consumi.
Le imbarcazioni Admiral saranno realizzate nel vostro cantiere di Massa?
Si, abbiamo acquisito il marchio Admiral e tutti i suoi progetti, ma la produzione sarà realizzata nel nostro cantiere.
Qual è il giro d’affari di Admiral?
Fatturava circa 35 milioni di euro. Nel nostro progetto intendiamo far raggiungere al marchio un respiro veramente globale perché, pur essendo sempre stato considerato sinonimo d’eccellenza, il suo posizionamento era più europeo.
Un progetto ambizioso che però si scontra con una situazione del settore nautico, tuttora in forte crisi. Vi aspettate una ripartenza nel breve termine?
Sicuramente può tornare a rivedere gli antichi splendori, ma con una fondamentale differenza di fondo: la domanda di yacht è scesa, ma sono anche diminuiti i cantieri navali che potrebbero suddividersi in modo più proficuo le richieste del mercato a patto che prestino più attenzione rispetto al passato all’elemento prezzo. Soprattutto perché è inevitabile che si svilupperanno altri player Oltreoceano.
A proposito di estero, il settore nautico italiano si sta orientando in modo deciso sui paesi Bric. È una strategia che state valutando?
Direi che si tratta di un progetto più idoneo a quei cantieri che producono imbarcazioni fino a 20 o 22 metri. I paesi Bric, escludendo la Russia, si stanno affacciando a questo tipo di yacht, mentre non sono ancora così pronti per la fascia di navi dai 30 metri in su, ossia la nostra. Manca ancora un certo know-how oltre che infrastrutture mature con una serie di servizi annessi.
Ci può fare un bilancio del 2011 di Tecnomar?
Chiuderemo questo esercizio fiscale al 31 dicembre con una sostanziale tenuta del fatturato rispetto ai 25 milioni di euro del 2010. Ma prevediamo che nel 2012 i ricavi cresceranno del 35%. Un dato che non prende ancora in considerazione le eventuali commesse di Admiral.
A quella di Admiral potrebbero seguire altre acquisizioni?
Dipenderà dalle opportunità che il settore nautico ci porterà dinnanzi, ma non lo escludo affatto.
Fonte: PambiancoNews