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Caro amico ti scrivo

Una e-mail di Ellison riporta la trattativa in alto mare, ma Bertarelli non ci sta e replica.

 di Roberto Imbastaro
Visto che “Più che l’onor poté il digiuno”, prima di finire come il Conte Ugolino che mangiò i suoi figli o si lasciò morire d’inedia (entrambe le interpretazioni dantesche sono perfettamente calzanti all’attuale situazione dell’America’s Cup) è auspicabile, ma soprattutto logico, che Ernesto Bertarelli e Larry Ellison trovino un accordo. A dir la verità il patron di Alinghi in questi ultimi tempi ce la sta mettendo tutta. Ernesto Bertarelli aveva già sintetizzato un anno fa lo stato dei sui rapporti con Larry Ellison:” Lo chiamo, ma lui non mi risponde”. E dopo la speranza di uno spiraglio positivo, a seguito dell’incontro tra i due avvenuto a fine settembre a San Francisco, la situazione sembra oggi tornata al punto di partenza. Nessun incontro in Europa ad Ottobre, come preventivato, ma una mail di Larry Ellison ha riportato la trattativa, se mai fosse effettivamente partita, al punto di partenza.
La speranza di Alinghi era che Larry Ellison ritirasse la causa legale che tiene bloccata la 33ma America’s Cup per ritornare a regatare già dal prossimo anno. Nei fatti, dopo l’incontro californiano, Alinghi aveva sondato con un buon successo la disponibilità degli altri team a tornare in acqua con regole diverse e condivise da tutti. Una soluzione che, analizzata nel profondo, offriva una via d’uscita dignitosa ad entrambi. Ellison avrebbe potuto presentarsi come il paladino difensore della purezza della Coppa e della sportività calpestata, e Bertarelli avrebbe scongiurato la possibilità che il suo “circus”, faticosamente costruito, fosse definitivamente smontato, oltre ad evitare di infilarsi nel disastro economico di una sfida in multiscafo.
Ma la Coppa America è crocevia di mille interessi, anche inconfessabili, e non a caso oggi Ernesto Bertarelli, nel rispondere a Larry Ellison con una lettera personale e non tramite la SNG o i propri legali, pone per prima cosa l’accento sulle “inutili interferenze” che impediscono loro di incontrasi per uscire passo dopo passo dall’attuale immobilità. Seppur velatamente Bertarelli pone al centro della discussione un problema reale: nel Team Bmw Oracle c’è chi lavora contro un possibile accordo: “Larry, io spero che insieme, tu ed io, si possa promuovere una soluzione sulla falsariga di quanto avevamo concordato a San Francisco – scrive Bertarelli nella sua lettera – Se ritieni che ci si possa incontrare di persona e continuare la nostra discussione senza nessun altro interesse, ma con nel cuore il solo futuro della Coppa America, io accoglierò con favore questa opportunità e ti do la mia piena disponibilità così come ho fatto nel passato”.
Un’ipotesi di accordo quindi era stata abbozzata, così come erano stati concordati ulteriori incontri nel breve periodo. Ora c’è da capire chi rema contro l’accordo, ed è certamente riduttivo pensare che possano bastare (se mai vengano dati) i consigli di un Roussel Coutts “avvelenato” contro Bertarelli. Altra parte interessante della lettera di Ernesto Bertarelli, poi, è quella relativa all’impegno economico che la Coppa richiede. La dichiarazione di Ellison di volere un contenimento dei costi e, nel contempo, un ritorno alle regole della 32ma America’s Cup lascia perplesso Bertarelli. Avere la possibilità di costruire più scafi, e quindi la necessità di avere due equipaggi completi, è un costo inaccettabile se unito a quello di dover continuare a costruire un gigante multiscafo con del personale dedicato. La nostra proposta per la 33ma Coppa America – continua Bertarelli – “è di costruire una sola barca nuova. Limitare i concorrenti ad un unico yacht porterà a notevoli risparmi non solo per le spese di costruzione, ma soprattutto per la riduzione della metà dei costi degli stipendi, perché sarà necessario un minor numero di marinai e di personale di supporto”. Insomma la recessione sta arrivando anche in Coppa America e potrebbe essere proprio lei a mettere d’accordo i due contendenti. Una considerazione: il titolo Oracle al Nasdaq ha perso il 4,42% nella seduta di venerdì e negli ultimi tre mesi il 31,9% scendendo da $23,8 a $16,2. Forse è il caso, anche moralmente, di chiudere questo contenzioso in fretta e in grande silenzio.

Fonte: Italiavela.it

 

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