Questa è la settimana cruciale, quella che porterà nel weekend alle prime regate della finalissima di Prada Cup tra Luna Rossa e INEOS. Ma in realtà c’è già un po’ di Italia nella Prada America’s Cup 2021. Anche se la finale della PRADA CUP non ha ancora delineato chi sfiderà Emirates Team New Zealand, il nostro Paese è comunque già presente. Sì, perché l’eccellenza del “Made in Italy“ non è solo nelle belle cose, ma anche in quelle tecnologicamente molto avanzate. Soprattutto se legate all’evoluzione e alla sicurezza dell’essere umano.
Correre a 300 chilometri orari su una pista di MotoGP piuttosto che volare sull’acqua a 50 nodi, sono entrambe situazioni che richiedono evoluzione tecnologica, ma anche sicurezza di chi a bordo di una moto o di un AC75 deve essere protetto.
Dainese e la Prada America’s Cup 2021
Un’azienda del vicentino, celebre produttrice di scudi protettivi per motociclisti, da qualche anno è diventata famosa per la produzione della stessa tipologia di prodotto per i membri di equipaggio delle macchine volanti di Coppa America.
E’ il 2016 quando al quartier generale Dainese arriva una telefonata. Si tratta di Max Sirena, Technical Advisor di Emirates Team New Zealand ed ex skipper di Luna Rossa. Max è appassionato di moto e ben conosce lo Speed Demon. Sa che a Vicenza c’è qualcuno che può aiutare lui e i ragazzi neozelandesi a proteggersi.
Così parte la sfida tecnologica, nasce la sinergia e Dainese si fa carico di portare la protezione in un nuovo sport. Qui, nella vela, nessuno – o quasi nessuno – ha ancora sentito il bisogno di muoversi in questa direzione. Ma, con imbarcazioni sempre più performanti, le velocità crescono e con esse i rischi. Ancora una volta, per permettere allo sport di evolversi è necessario un supporto tecnico ai protagonisti, non solo ai mezzi su cui sfidano le leggi della fisica.
Dainese ed Emirates Team New Zealand studiano le soluzioni già in uso dagli atleti di sci e bike, in cerca di
tutto quello che possa rivelarsi una solida base di partenza, da evolvere secondo le necessità specifiche degli atleti in mare. I protettori morbidi sembrano essere la scelta migliore per la loro flessibilità, il loro peso e per gli ingombri contenuti. Rhyolite Safety Jacket, un corpetto protettivo per il downhill, è il prodotto perfetto da cui partire. Leggera, ergonomica e capace di non limitare alcun tipo di movimento. Ne vengono spediti alcuni pezzi direttamente in Nuova Zelanda, subito testati e messi a dura prova per capire cosa già va bene e cosa si può ottimizzare.
Ma la se la protezione da impatto è da sempre uno dei punti su cui Dainese lavora, la prima sfida si incontra sul tema del galleggiamento. Questa è una necessità chiave per l’equipaggio di una barca da regata, mentre è chiaro che non lo sia per un biker. Un lavoro sinergico tra il team neozelandese e il dipartimento R&D di Dainese in Italia porta a una soluzione che prevede di applicare cuscinetti galleggianti sul lato interno del paraschiena e del petto.
La difficoltà più grande si rivela il lavoro per ottenere, dopo questa modifica, una vestibilità e una libertà di movimento ottimali. Sviluppare un protettore performante è relativamente facile; svilupparne uno sicuro, leggero e comodo, richiede uno studio e un utilizzo di tecnologie molto più evoluto. Solo raggiungendo tutti questi obiettivi è possibile far vestire i propri prodotti agli atleti migliori e più esigenti al mondo. I nuovi corpetti per il team sono tutti realizzati su misura e a mano, per fornire un supporto personalizzato e specifico ad ogni atleta. Così nasce Sea-Guard, il primo corpetto protettivo sviluppato per gli atleti della Prada America’s Cup.
La prima versione di Sea-Guard, presenta una gobba protettiva sulla schiena, una soluzione tecnologica ispirata a quella delle tute utilizzate dai piloti in MotoGP. In questo caso, le funzioni principali sono quelle di performance aerodinamica e galleggiamento. Nella gobba viene inoltre ricavato uno spazio che può ospitare il sistema di interfono o una bombola d’ossigeno. Nelle versioni successive, dopo una serie di test in simulazione gara, si decide di cambiare, optando per una soluzione differente.
La gobba viene sostituita da una sacca idrica che consente all’atleta di bere senza interrompere l’attività, mantenendo quindi la concentrazione e l’efficienza fisica al massimo. Per l’equipaggio è fondamentale comunque avere sempre con sé una bombola d’ossigeno e un sistema d’interfono per comunicare con i compagni e con il direttore di gara, oltre a un coltello per tagliare cime e reti in caso d’emergenza. Dopo la rimozione della gobba, per ognuno di questi accessori vengono create nuove tasche apposite, studiando il miglior posizionamento per renderle facilmente raggiungibili, non intralciando i movimenti.
Ovviamente, vinta la sfida neozelandese e tornato in patria per la sfida con Luna Rossa, Max Sirena porta la tecnologia protettiva anche a bordo del suo team, che chiede supporto a Dainese per evolvere il prodotto e proteggere i propri atleti.
Qui l’impegno di Dainese si sdoppia. Da una parte Emirates Team New Zealand, che per l’edizione numero 36 della Coppa vuole un prodotto chiavi in mano finito; dall’altra parte Prada, che da sempre ricerca tessuti per abbigliamento avveniristici, chiede all’azienda vicentina solo il telaio della protezione.
La versione Luna rossa Prada Pirelli
Così la versione Luna Rossa Prada Pirelli è realizzata in tessuto Kinetech, un materiale pregiato, elastico, estremamente leggero e resistente. La protezione sulla schiena si estende fino al coccige, a protezione delle vertebre lombari.
La versione Emirates Team New Zealand
La versione di Emirates Team New Zealand è realizzata in materiale tecnico e presenta caratteristiche di vestibilità differenti. E’ corto ed essenziale, per privilegiare la libertà di movimento. Nella zona posteriore, sul fianco sinistro, è presente la tasca per ospitare la bombola d’ossigeno. L’equipaggiamento protettivo Dainese di Emirates Team New Zealand non si ferma al corpetto Sea-Guard. Il team down under indossa uno speciale casco disegnato da Aldo Drudi, ecco ancora forti legami con gli altri sport e una diffusa contaminazione di tecnologie. Il casco reca l’immancabile Felce argentata, simbolo delle squadre sportive nazionali neozelandesi.