Altri Mondi ISAF/FIV News Notizie

CATERINA BANTI: SAPETE UNA COSA? MOLLO TUTTO E TORNO A STUDIARE

Dopo aver vinto la sua seconda medaglia d’oro consecutiva alle Olimpiadi di Parigi, Caterina Banti, a 37 anni, ha deciso di fare un passo indietro dalla vela competitiva. Questa scelta è stata ben ponderata; Caterina sente di essere attratta da nuove avventure nella vita, al di là del vento e delle onde.

Visita il nostro sito per leggere l’articolo completo, in cui Caterina racconta il suo percorso per diventare un’atleta olimpica, la sua adolescenza, gli studi, il persistente pregiudizio di genere nel mondo della vela e i suoi obiettivi e aspirazioni per il futuro.

Ecco alcuni estratti dell’articolo adattati e tradotti da La Repubblica:

Più di una semplice atleta

Caterina Banti è unica, non solo per il suo incredibile talento, ma anche per il percorso che ha intrapreso per arrivare dove è ora. Diversamente dalla maggior parte dei velisti professionisti, non ha iniziato a competere fino all’età di 23 anni. Prima della vela, si è concentrata sugli studi, conseguendo lauree in Storia dell’Oriente e del Mediterraneo e imparando diverse lingue, tra cui l’arabo e il turco. Questo background accademico le ha dato una prospettiva più ampia, che, secondo lei, l’ha aiutata a pensare in modo indipendente e a sfidare alcune delle norme tradizionali della vela competitiva.

Il percorso fisico

Crescendo, Caterina ha dovuto affrontare prese in giro per il suo peso, spesso derisa durante l’adolescenza, il che l’ha portata a una breve lotta con la bulimia.

Riflettendo sul suo percorso, Caterina riconosce le sfide che ha affrontato durante la crescita. “Da bambina ero paffutella, e mi chiamavano ‘bantenottera’. Ho lottato contro la bulimia, e ciò mi ha costretta a confrontarmi con il mio corpo durante l’adolescenza. Imparare ad accettarmi e a superare i miei limiti è diventata la mia prima vera competizione. Una medaglia non si conquista senza affrontare sfide personali. Nessuno è perfetto; il successo riguarda la crescita e l’abbraccio della diversità, non solo i successi individuali. C’è sempre qualcosa da imparare dagli altri, e non dobbiamo mai vergognarci di chiedere: ‘Come hai fatto?’. Il mondo sta cambiando, e dobbiamo andare oltre gli stereotipi.”

Pregiudizi di genere nel mondo della vela

Caterina ha anche provato rabbia e delusione riguardo alle dinamiche di genere nella vela. Crede che questo sport sia ancora pensato principalmente per gli uomini, con “iniziative” per le donne che spesso sembrano più gesti simbolici che veri progressi. Anche se il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) promuove le Olimpiadi di Parigi 2024 come le prime in assoluto con parità di genere, con il 50% di partecipanti maschi e il 50% di femmine, Caterina è rimasta sorpresa di non vedere il suo nome nella categoria femminile del premio World Sailor of the Year. Questo è stato inaspettato, dato che lei e il suo compagno di squadra maschile, Ruggero Tita, avevano vinto ogni titolo insieme, inclusi i Campionati Mondiali, i Campionati Europei e due ori olimpici. Pur essendo felice per la nomination di Tita, le è sembrato strano che, in un momento in cui il CIO, le federazioni nazionali e i Comitati Olimpici Nazionali come il CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) stiano lavorando per una maggiore uguaglianza di genere – specialmente con due classi olimpiche miste – lei sia stata ignorata

Related Posts