La dottoressa Sylvia Earle, oceanografa, esploratrice, docente universitaria e scienziata, ha spiegato che I tempi per intraprendere azioni a favore degli Oceani sono piuttosto stretti. E’ quindi necessario agire rapidamente: “Dove sono state create delle Aree Marine Protette, nel giro di due o tre anni si vedono pesci più grandi e una vita marina più attiva – ha dichiarato la dottoressa – Questo è il momento di prendere coscienza di ciò che possiamo fare. Solo l’1% dei nostri mari e Oceani ha una forma di protezione e solo una piccola frazione di quell’1% rappresenta un habitat sicuro per aragoste e gamberi. Sembra bizzarro ma è così: purtroppo diamo per scontati i nostri Oceani che, guidando il sistema vitale, generano la maggior parte dell’ossigeno e controllano il ciclo del carbonio”.
Jason Hall-Spencer è un biologo marino presso l’Università di Plymouth. Per lui le Aree Marine Protette sono una componente chiave della conservazione dell’oceano: “Abbiamo escursioni subacquee di primaria importanza nel sud-ovest dell’Inghilterra. Abbiamo aree protette ed è raro trovare grandi molluschi in Inghilterra, ma quando capita, li si trova davanti al Plymouth Hoe. Infatti, essendo un’Area Marina Protetta, non è permesso agli yachts l’ancoraggio e gli addetti ai lavori prendono molto sul serio la cosa”.
David Gibson, direttore del National Marine Aquarium di Plymouth, ha sottolineato che è responsabilità di ciascun individuo curare e migliorare la salute degli Oceani: “La cosa che tutti possono fare nella vita di tutti i giorni, è ridurre le emissioni di carbonio – ha spiegato Gibson – Uno dei problemi più grandi per il sistema globale è la mutazione del clima. Si tratta di un fenomeno che può distruggere il plancton e il fitoplancton, che sono tra le principali fonti di ossigeno”.
Craig Thompson, CEO dell’America’s Cup Event Authority, ha spiegato che unire la competizione tesa alla conquista del più antico trofeo della storia sportiva alla salute degli Oceani è cosa naturale: “Con l’America’s Cup abbiamo un’opportunità unica, che gli altri non hanno. Il nostro sport si svolge sul mare, gli atleti lo amano e le barche sono spinte dal vento. E’ per questo che dobbiamo fare quanto possibile per salvaguardare l’ambiente marino”.