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COPPA AMERICA: E’ TUTT’ORO QUELLO CHE LUCCICA?

  Se ci dovessimo fermare ai dati provenienti da Valencia la 33ima edizione (dovrebbe svolgersi nel 2010) della Coppa America sarà ricordata solo per i record a carattere economico.
Si sono infatti iscritti ben 19 consorzi, di cui ben sei italiani. Non era mai successo una cosa simile nella storia di questa competizione. La singolarità di questo evento è nel fatto che stiamo entrando in uno dei periodi più recessivi nella storia dell’economia mondiale.
Dalla F.1, WRC e MotoGp stanno ritirandosi marche del calibro di Honda, Suzuki, Subaru e la lista è destinata ad allungarsi. Invece nella vela sembra che ci sia una corsa all’oro.
Poi però analizzando bene la situazione delle iscrizioni della prossima Coppa America si scopre che l’importo richiesto per potersi fregiare del titolo di challenger era appena di 45 mila euro. Una cifra che anche un gruppo di amici potrebbero mettere insieme e coronare il sogno di una iscrizione all’America’s Cup. Adesso però bisognerà vedere chi troverà sul mercato almeno 20-30 mln di euro. Sul mercato non ci sono 500/600 mln di euro dirottabili su questo evento, almeno alla luce dell’attuale crisi. E allora qual è la logica seguita da chi si è iscritto? Sicuramente da parte di alcuni (e lo si capirà subito quando serviranno i soldi veri per proseguire in questa impresa) c’è una ricerca di pubblicità a titolo personale. Alla fine cosa sono 45 mila euro per poter vantare una iscrizione al più importante trofeo velico al mondo? Assolutamente una cifra risibile. Agli stessi però ricordiamo che se non proseguiranno faranno la fine di Toscana Challenge, che si è "bruciata" come spedizione ancor prima di nascere. Forse è più coerente la posizione di Fuxia Challenge, che ha capito subito che non era assolutamente facile proseguire entro il 2010. Troppo limitato il tempo per cercare 40-50 mln di euro. Il sindacato italo-croato ha preferito passare la mano, almeno per adesso. Di sicuro però non farà la fine di "Toscana Challenge". Per giocare a poker ci vogliono i soldi, altrimenti si esce subito al primo giro.
Siamo comunque curiosi di capire cosa succederà nei prossimi mesi e se questa nostra tesi (come Sailbiz.it) risponde al vero o meno. In caso contrario faremo mea culpa, ma pensiamo che la scommessa sia già vinta in partenza.

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