La seconda giornata del Barcolana Sea Summit ha visto l’intervento del ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Stefano Patuanelli, il quale ha sottolineato: “La sostenibilità poggia sempre su tre gambe egualmente fondamentali: quella economica, quella ambientale, quella sociale”. Ecco le sue parole.
Al Barcolana Sea Summit, il ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha detto: “Dobbiamo mettere in campo politiche e azioni che siano coerenti e non di breve portata. Ciò che facciamo oggi sul fronte della sostenibilità darà i suoi frutti sul lungo periodo, non tra pochi mesi, ma tra anni. Questo si scontra con una politica che vive di consenso immediato, ma le politiche di sostenibilità impongono anche scelte che scontentano. Per guardare a questo tema bisogna sapere che verremo giudicati dalla storia e non dall’attualità.
Ma al contempo se non saremo in grado di equilibrare la tutela del mare e del patrimonio ittico con l’economia del mare ci potremmo trovare tra qualche anno con un ecosistema e una biodiversità finalmente in crescita, ma con nessuno che ne trae economia. Se approcciamo il tema della sostenibilità economica come un burrone le imprese si schiantano. Questo non significa fare un passo indietro rispetto ai necessari percorsi di sostenibilità, ma farlo calibrando le nostre scelte, sapendo che la sostenibilità poggia sempre su tre gambe egualmente fondamentali: quella economica, quella ambientale, quella sociale. Se non facciamo questo rischiamo di sbagliare. Ciò non significa rinunciare a questo percorso o ignorare che il pianeta ha bisogno oggi di risposte, ma se sbagliamo la ricetta il prodotto finale non sarebbe quello che vogliamo.
Io credo che in tutti i sistemi agroalimentari l’innovazione sia l’unica strada da abbracciare per coniugare esigenze di transizione e di sviluppo economico. Con l’innovazione si riesce a uscire dai paradossi: abbiamo sempre meno terra da coltivare, sempre meno risorse dal mare, ma sempre più necessità di cibo. Un paradosso superabile solo con un trasferimento di nuove tecnologie in tutte le filiere possibili. La dimensione aziendale media in Italia è microscopica rispetto alle esigenze che abbiamo, su questo servono investimenti sia pubblici che privati. L’innovazione deve essere garantita a tutti, anche ai più piccoli, attraverso organizzazioni di categoria che mettano a disposizione nuove tecnologie con i servizi condivisi, ma soprattutto con contratti di filiera, per i quali nel Pnrr abbiamo stanziato 1,2 miliardi. Basti pensare che l’agricoltura di precisione consente di risparmiare fino al 60% di acqua usata per l’irrigazione dei campi.
Le risorse economiche ora ci sono, vanno allocate in maniera coerente con gli obiettivi che ci fissiamo, anche con scelte coraggiose. Tenere assieme i fili della società non è semplice, vanno capite le esigenze di tutti e va spiegato loro perché e come vogliamo intraprendere questo percorso di transizione”.
Foto: barcolana.it