Economia

Tomasoni va all’estero

  «Abbiamo cominciato con cinque dipendenti e un fatturato di 60 milioni di lire, oggi i dipendenti sono 200 e i ricavi si aggirano sugli 80 milioni di euro». Leopoldo Poppi, presidente di Tomasoni Topsail si definisce «un milanese che da 35 anni ha una prima casa bis a Rapallo» e che ha cercato di fondere il buono dei liguri, «la concretezza», con quello dei lombardi, «lo spirito imprenditoriale».


I risultati non sono male, visto che l’azienda, nata come fornitore di attrezzature per barche a vela (ramo che oggi rappresenta il 4% del fatturato) è riuscita a virare sulla crisi, viaggiando con il vento in poppa.

«Trattiamo roba di mare, ma abbiamo seguito la filosofia del passo del montanaro, tutti gli anni allargare un po’ il business, e se nel triennio 2006-2008 i conti sono rimasti stabili, nel 2009 miglioreranno e nel 2010 Tomasoni raggiungerà risultati record», annuncia Poppi.

Un traguardo che si taglierà grazie a strategie inaugurate tre anni fa «inserendo il turbo in fatto di marketing e comunicazione, investendo il 10 per cento del fatturato, l’obiettivo era e resta quello di sviluppare i marchi, i risultati arrivano», ma anche puntando a raddoppiare il fatturato estero, passando dal 15 al 30%.

Dal magazzino supertecnologico di Moconesi, nel Chiavarese, i prodotti Tomasoni, quello di punta è North Sails, seguono Henry Lloid e Outrage, partono per tutto il mondo, e lo sforzo sarà quello di puntare su quelli che Poppi definisce in Europa «i Paesi chiave», ovvero Germania, Spagna, Francia e Olanda, con un occhio di riguardo al Giappone.

Dalla sede di Rapallo, 4.500 metri quadrati di uffici, il management di quarantenni che Poppi, ex dirigente di una finanziaria, ha allevato e di cui va fiero («sono bravissimi») “rema” per rimpolpare la quota del milione e 600 mila pezzi all’anno di abbigliamento sportivo venduti attualmente.

L’approdo sono i 1.100 clienti in Italia e i 400 all’estero, «gente che fa un mestiere difficilissimo, quello del commerciante, ma sanno che con noi non hanno mai perso un euro, non li abbiamo mai forzati in fatto di ordini neppure nei momenti migliori del mercato», sottolinea il presidente di Tomasoni Topsail, «e poi offriamo prodotti buoni, marchi conosciuti e un servizio considerato tra i migliori in Italia».

Del resto la crisi c’è e chi deve vendere la sente. «Ci siamo in mezzo, ne conosciamo i dettagli, ma proprio per il nostro passo del montanaro stiamo raccogliendo mentre gli altri perdono», chiosa Poppi, «col vento in poppa la chiglia è un freno, ma se vai di bolina senza chiglia non sai dove vai, e la nostra grossa chiglia è la credibilità». Un discorso che si collega alla stretta creditizia alle imprese: «Scherzando dico che Tomasoni è una banca che vende magliette, la componente finanziaria è sempre stata alla nostra base, su questo versante non abbiamo mai avuto problemi».

Ventitrè negozi in Italia, show room a Milano e Rapallo, agenti in tutte le regioni, fatti i conti, Poppi calcola che «oltre ai 200 dipendenti diretti diamo lavoro come indotto ad altre 300 persone, è una bella soddisfazione». Ricorda spesso, il manager, che Tomasoni «è un’azienda ligure» e che «i marchi dell’abbigliamento sono coerenti con il concetto di nautica, perchè quando si parla di vele si parla di Tomasoni, anche se ora il settore è in flessione, ma è così per tutti».

La concorrenza ovviamente si sente, «ci dobbiamo confrontare con il mondo», e la produzione è affidata a filiere estere per esempio in Turchia, Portogallo, Thailandia, Corea, ma il prodotto finito passa sotto accurati controlli nel magazzino di Moconesi, da cui si gestisce la logistica in proprio.

L’azienda nata nel ‘72 a Rapallo e che aprì il suo primo negozio in piazza della Vittoria a Genova, rilevata da Poppi nel ‘78, di strada insomma ne ha fatta e, dice convinto il titolare, è destinata a farne ancora.

«Viviamo momenti di crescita», racconta orgoglioso il milanese «che arrivando in Liguria ha assorbito e dato», preparandosi a lanciare nuove sfide a mercati non facili innovando, ma tenendo ben ferma la filosofia aziendale, «il passo del montanaro», ovviamente.

EUGENIO AGOSTI

 

Fonte: Shippingonline.it

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