E’ una fase importante per il Vendée Globe. Si può dire che sia arrivato il momento della Point Nemo challenge. Uno dopo l’altro, gli skipper impegnati in questa incredibile avventura si trovano a passare per il luogo più remoto della Terra, che si trova nel sud dell’Oceano Pacifico. La rotta punta verso Capo Horn.
Ma prima, per i velisti del Vendée Globe, c’è proprio quella che si può definire la Point Nemo challenge. Mercoledì 30 dicembre 2020, l’italiano Giancarlo Pedote si trova a percorrere circa 300 miglia a sud del leggendario Point Nemo. Si tratta del luogo che prende il nome dal famoso capitano del Nautilus, creato da Jules Verne nel celebre romanzo “20.000 leghe sotto i mari”, e che è indicato come il polo oceanico dell’inaccessibilità. L’isolotto più vicino è Ducie Island, un atollo disabitato situato a circa 2.688 chilometri di distanza.
E mentre puntano verso Capo Horn, gli skipper del Vendée Globe 2020 da domani dovranno vedersela con un sistema secondario di bassa pressione destinato a generare forti venti in avvicinamento alla Terra del Fuoco.
Lo skipper di Prysmian Group ha fatto sapere: “Anche se la situazione meteorologica in questo momento è complicata a causa delle numerose raffiche e del mare molto corto e mosso, che richiede un’enorme quantità di concentrazione, il fatto che io sia vicino a Point Nemo fa pensare. E’ un riferimento simbolico per la sua lontananza assoluta e inevitabilmente questo fatto non lascia indifferenti”.
Scoprendo però che questo luogo così remoto è diventato una vera e propria discarica spaziale, Giancarlo Pedote ha fatto una riflessione: “E’ deprimente sapere che l’uomo ha avuto la pessima idea di usare questo punto come cimitero per gli oggetti spaziali. Oggi, con la tecnologia che abbiamo a disposizione, potremmo sicuramente pensare a farli schiantare nel deserto e poi recuperarli piuttosto che lasciarli ad inquinare i fondali”. Si ricorda, infatti, che proprio per la sua lontananza da qualsiasi terra emersa, Point Nemo è stato individuato come il punto dove far precipitare i mezzi spaziali a fine vita. A quanto pare se ne contano tra i 250 e i 300, tra cui la stazione spaziale russa Mir.
Pensando a Capo Horn, che si trova adesso a 1.700 miglia, lo skipper italiano Giancarlo Pedote ha spiegato: “Francamente, non vedo l’ora di fare il giro di Capo Horn e di risalire lungo l’Argentina. Gli uomini sono stanchi e anche le barche. Il ritorno nell’Atlantico sarà sicuramente un viaggio emozionante. Riscopriremo il sole e temperature un pochino più umane, sfuggendo un po’ all’umidità e al freddo. Sarà di certo una spinta per sollevare il morale”.
Intanto, il fine settimana si presenta impegnativo. Si prevedono infatti venti da ovest tra i 35 e i 45 nodi, con raffiche fino a 55 nodi e onde da 6 a 7 metri. In merito, lo skipper ha affermato: “Siamo tutti pronti per essere messi un po’ sotto pressione dalla tempesta, quindi è probabile che sia difficile sfruttare al massimo il momento in cui effettueremo il ‘rounding’, ma in ogni caso so che sarà fantastico”. Pedote, che si muove tra il nono e il decimo posto della classifica del Vendée Globe 2020, prevede di fare il giro del terzo e ultimo capo della sua circumnavigazione del globo tra il 3 e il 4 gennaio, puntando a un’emozionante scalata sull’Atlantico.
Foto: screenshot Tracking Map Vendée Globe 2020