L’edizione numero 36 dell’America’s Cup ha visto il successo dell’imbarcazione Emirates Team New Zealand ai danni del sindacato italiano Luna Rossa Prada Pirelli nella baia neozelandese di Auckland. La franchigia kiwi, battendo 7 gare a 3 il monoscafo portabandiera italiana, si è guadagnata il diritto di organizzare la prossima edizione del trofeo che, stando alle previsioni, dovrebbe tenersi nel 2023.
Eppure, le contrattazioni che da mesi intercorrono tra Emirates Team New Zealand e il governo neozelandese ad oggi sembrano essere arrivate ad un punto morto, con il sindacato campione in carica che avrebbe respinto al mittente tutte le offerte sinora pervenute dalle autorità locali. La prossima edizione dell’America’s Cup potrebbe, dunque, non tenersi in Nuova Zelanda.
Intanto, in Inghilterra intanto il Royal Yacht Squadron Racing, il Challenger of Record della prossima edizione del trofeo sportivo più antico al mondo, con l’imbarcazione Ineos Team UK ha annunciato di essere al lavoro con i tecnici e i meccanici di Mercedes AMG, la scuderia di Brackley che ha dominato l’ultimo decennio in Formula 1 e che ancora quest’anno è la favorita assoluta secondo i migliori siti di scommesse sui motori come Betway per la vittoria del campionato costruttori. Insieme alla squadra e ai meccanici del pilota iridato Lewis Hamilton, lo scafo inglese si sta preparando con largo anticipo per riuscire a gareggiare alla pari nel corso di tutte le regate che precederanno la vera e propria competizione velistica del 2023.
La storia dell’auld mug (“vecchia brocca”, il nomignolo del trofeo che da decenni si assegna al vincitore delle regate finali dell’America’s Cup) ha assistito già a vere e proprie battaglie per l’organizzazione degli eventi. In particolare nelle ultime edizioni della coppa, oltre al prestigio del trofeo, a prendersi la scena sono state le ingenti somme di denaro che circolano intorno alla competizione. Il vincitore della Coppa America di vela, oltre ad intascarsi un montepremi milionario, conquista il diritto di scegliere il formato, la classe della barca e, soprattutto, la location per la prossima edizione.
Sebbene la 36esima dell’America’s Cup sia stata un successo straordinario sia in termini organizzativi, lo stesso non si può dire per tutti gli aspetti economici che hanno visto l’organizzazione quasi in perdita rispetto a quanto messo a bilancio per la predisposizione dell’evento. Ecco perché il governo della Nuova Zelanda, che tanto ha investito sull’imbarcazione kiwi, potrebbe a questo punto decidere di fare un passo indietro in vista del 2023.
In attesa della decisione che prenderà Emirates Team New Zealand, resta alla finestra anche Luna Rossa. Dalla scelta del campo di regata (ma anche dal format e dal tipo di imbarcazione), dipenderà il futuro dell’imbarcazione italiana che a questo punto potrebbe anche decidere di non prendere parte alla prossima edizione del trofeo.
Dove si terrà la prossima edizione dell’America’s Cup? Tutte le ipotesi
Emirates Team New Zealand avvierà adesso le trattative con altri paesi per esaminare le opzioni relative all’organizzazione delle regate della 37esima edizione dell’America’s Cup. In pole position ci sarebbero le acque del mar Mediterraneo al largo di Valencia, in Spagna, proprio lì dove si sono tenute le edizioni del 2007 e del 2010 vinte rispettivamente dagli svizzeri di Alinghi e gli americani di BMW Oracle Racing.
Sul tavolo però ci sono anche le opzioni di Cork in Irlanda, sede dello yacht club più antico del mondo, e di Singapore, senza dimenticare le grandi città del ricco e facoltoso Medio Oriente, protagoniste negli ultimi anni dell’organizzazione dei più grandi eventi sportivi (e non solo), come la Coppa del Mondo di calcio che si terrà in Qatar nel 2022, le finali di Supercoppa Italiana, eventi di pugilato e MMA, fino ad arrivare ad Expo che quest’anno si è tenuto a Dubai.
Tra le sedi interessate all’organizzazione della prossima edizione della Coppa America di vela ci sarebbero proprio Dubai negli Emirati Arabi Uniti (dove l’imbarcazione giocherebbe in casa), Doha in Qatar, Jeddah in Arabia Saudita e Oman, tutti paesi che sul tavolo – oltre alle ingenti risorse finanziarie – potrebbero mettere la sempre più crescente passione per il mondo della vela, diventata ormai un vero e proprio status symbol a queste latitudini.