Serve un Ministero del Mare. L’intero comparto marittimo è in prima linea nel richiederlo e crescono gli appelli per una sua istituzione. Qualche giorno fa – prima dell’ufficializzazione della crisi di governo con le dimissioni del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte – la Federazione del Mare ha diffuso una nota chiedendo che venga tenuto in considerazione il ruolo dell’economia del mare per il Paese.
Secondo quanto sottolineato, “il cluster marittimo guarda con grande attenzione all’attuale situazione politica del Paese ed auspica che nell’ambito della riorganizzazione dell’esecutivo venga tenuto in debita considerazione il ruolo dell’economia del mare per il Paese”.
Con una nota diffusa lo scorso 20 gennaio, il presidente della Federazione del Mare e di Confitarma, Mario Mattioli, ha spiegato: “Siamo consapevoli di come possa risultare complesso in questo momento valutare le istanze dei numerosi comparti della nostra economia. Cionondimeno, il mondo del mare ritiene che proprio in momenti di cambiamento come questi possano essere colte importanti opportunità per salvaguardare gli interessi del Paese in un settore d’importanza strategica quale è quello marittimo”.
Quando si parla dei comparti che costituiscono l’economia blu ci si riferisce a trasporti marittimi, cantieristica, pesca, nautica da diporto, porti e terminal industria delle estrazioni, ricerca e tutela del territorio, oltre alle attività connesse dell’indotto, quali assicurazioni, intermediazione, servizi logistici, scuole nautiche nonché attività sportive e ricreative.
E i numeri dell’economia del mare parlano chiaro. Mattioli ha sottolineato che si tratta di “un mondo che annualmente produce beni e servizi per un valore di 34 miliardi di euro (2% del Pil) ed acquista presso le altre branche dell’economia forniture per 20 miliardi di euro, fornendo occupazione a 530.000 persone”.
Il presidente della Federazione del Mare e di Confitarma ha poi concluso: “Pertanto in questa difficile fase di riflessione sull’assetto del Paese, il cluster marittimo chiede con forza che venga costituita un’efficace sede di coordinamento politico‐amministrativo dedicata alle attività marittime: Ministero del Mare o Dipartimento dedicato della Presidenza del Consiglio, comunque una struttura che sappia mettere a sistema la gestione dell’intero cluster marittimo, i cui aspetti sono oggi dispersi tra diverse Amministrazioni, con danni certi per lo sviluppo loro e dell’Italia, leggendo e innovando la passata tradizione del Ministero della Marina mercantile, oggi ridotto ad un’unica direzione ministeriale”.
Lo scorso dicembre, in occasione della prima riunione interministeriale della Cabina di regia sul mare, presieduta da Manlio Di Stefano, sottosegretario al Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale (Maeci), il presidente Mattioli aveva sottolineato: “Il nostro sistema marittimo è vincente ed è per questo che occorre assicurargli una sede politico-amministrativa adeguata con poteri di coordinamento, in modo che una catena di comando ben integrata porti ad una maggior efficacia nell’adozione e nell’attuazione delle decisioni in campo marittimo (tra queste in primis una semplificazione burocratica) e sia in grado di farlo in tempi conformi agli standard europei e internazionali caratteristici di questo mondo”.
Aggiungendo: “Il nostro Paese si trova in una posizione privilegiata, vera piattaforma al centro di un mare come il Mediterraneo ove passa circa il 20% dell’intero traffico marittimo mondiale. Nonostante ciò, il gap logistico-infrastrutturale dell’Italia viene valutato in circa 70 miliardi di euro: cifra allarmante per un Paese importatore, trasformatore ed esportatore, che fonda la sua competitività nel contesto globale sulla capacità ed efficienza del sistema logistico. Per questo, è fondamentale per gli interessi economici e di proiezione internazionale del nostro Paese sostenere politiche volte a promuovere blue economy e attività legate al settore marittimo, alla navigazione, alla pesca, alle tecnologie blu, al turismo costiero e alle energie rinnovabili. Le risorse del Recovery Fund potranno rappresentare importanti opportunità per tutta la nostra economia marittima”.
Con i suoi quasi 8.000 chilometri di coste, con la sua posizione privilegiata nel Mediterraneo, la sua cantieristica, la sua marina e con il suo sistema portuale, non c’è alcun dubbio sul fatto che il mare rappresenti per l’Italia una risorsa importantissima. Sulla quale, però, ancora non sembra esserci la giusta attenzione. Bisogna prendere in considerazione il comparto marittimo e questo potrebbe essere il momento giusto.
A richiedere un Ministero del Mare anche il Propeller Club – l’associazione culturale che promuove l’incontro e le relazioni tra persone che gravitano nei trasporti marittimi, terrestri, aerei -, il cui presidente nazionale, Umberto Masucci, ha spiegato: “L’Italia ha più di 8.000 km di costa al centro del Mediterraneo a fronte di 60 milioni di abitanti, in Cina vivono oltre 1 miliardo e 400 milioni di persone con una costa di 14.000 km: basterebbe questo dato per evidenziare in modo plastico l’importanza del Mare nel nostro Paese. Non può non esserci un dicastero dedicato ad un settore così vitale per il nostro Paese”.
Masucci si è detto convinto del fatto che in un momento storico così complesso, l’Italia possa “ricoprire un ruolo di guida e di riferimento per l’Unione Europea valorizzando le conoscenze e facendo del Mediterraneo un centro per rilanciare trasporto, turismo, risorse sottomarine, pesca, industria, gestione integrata delle coste e degli spazi marittimi. Il Mare deve essere inteso globalmente come rilancio dell’intera economia secondo un approccio culturale diverso, in una visione olistica integrata e sostenibile”.
Il presidente del Propeller Club ha poi sottolineato: “Gli altri Paesi del Mediterraneo ci confermano che vi è una necessità di un ministero dedicato, infatti: Grecia e Cipro hanno un Ministero del Mare; la Francia ha istituito un Segretario del Mare che risponde direttamente al presidente per l’intera strategia marittima; la Spagna ha potenziato le strutture di ‘Puertos del Estado’ e del Ministero de Fomento. Il nostro appello è anche a tutte le Associazioni del Cluster perché si uniscano nella richiesta alla politica di un Ministero del Mare”.